Giallo finale al Senato alla fine della conta. Due senatori sono stati riammessi al voto a giochi conclusi, forse perché distratti. Cambia poco.  Cose che capitano in tutti i parlamenti, fatti come noi di donne e di uomini del tutto normali.

Non muta, soprattutto, il dato politico, largamente atteso. Il Conte 2 al Senato, a differenza della Camera, dov’è andato al di là della soglia della maggioranza assoluta, si deve accontentare di quella relativa. 156 sì restano abbastanza lontani da quei 161 necessari ad assicurare una certa qual tranquillità all’Esecutivo. Un dettaglio: se non ricordo male è lo stesso risultato raggiunto al momento del voto sul Mes. C’è una continuità politica, oltre che numerica?

Altro elemento non secondario: è stata la non partecipazione al voto di Matteo Renzi e dei “suoi” a impedire che il Governo non ricevesse la fiducia e, quindi,  costretto ad ammainare le vele. L’astensione annunciata da Italia Viva, per il Regolamento del Senato, si è dovuta tradurre nell’uscita dall’aula. Se i “renziani” fossero rimasti ai loro scanni e, formalmente, si fossero astenuti, come già fatto dai loro colleghi della Camera, il loro voto sarebbe stato conteggiato come contrario. Si può dunque dire che Renzi e i suoi hanno salvato il Governo.

Difficile da comprendere per chi, come noi, crede nella necessità che la Politica ritrovi una sua razionalità e linearità. Cosa altamente problematica da attendersi nel Paese dove l’arte della Politica ha per prima ricevuto pieno riconoscimento della propria importanza ed assurta a livello di scienza da studiare, con il Machiavelli e il Guicciardini. Al tempo stesso, il nostro è il paese in cui il “machiavellismo” del primo e la cura del “particulare” del secondo sono stati ridotti, e sono tuttora spacciati, come un distillato di cinismo e di opportunismo che impoveriscono e riducono a mezzucci la gestione della cosa pubblica.

C’è da chiedersi, invece, se quanto accaduto ieri sera al Senato non sia lo specchio di qualcosa di più complesso che agita anche l’intera Italia. Il vecchio è superato e il nuovo non è ancora pronto. Entrambi stretti come sono da una complessità che percuote la società, il sistema politico, i gruppi parlamentari.

Conte non ha sfondato con i “costruttori”. Renzi, per non perdere pezzi della sua pattuglia parlamentare, l’unica cosa che ancora di rilievo gli resta, ha dovuto ripiegare su una posizione più prudente. Ciò è frutto di che cosa? Del fatto che il tramonto di una stagione, quella del “bipolarismo”, non sta ancora sfociando nel domani.

E’ certo che adesso la crisi entra in una fase nuova. Si dilaterà nel tempo, prima, con la discussione sulla fine che potrà fare un governo minoritario e, poi, con le inevitabili trattative destinate, d’ora in poi, ad essere condotte su provvedimento per provvedimento.

Altra riflessione ancora, prima di giungere alla conclusione di questa prima sommaria valutazione sullo stato della situazione governativa e parlamentare, è quella che riguarda l’ipotesi di cui si è parlato nelle ultime ore per la supposta nascita del Partito di Conte. Non è tanto importante precisare ancora una volta che esso non ha niente a che fare con il nostro Insieme, bensì che, molto difficilmente, il composito raggruppamento di deputati e senatori raccolto nel giro di pochi giorni a sostegno del Presidente del consiglio possa dar vita ad un qualcosa di organico e degno della denominazione “partito” che merita ben altra condivisioni di ideali e di principi, oltre che di una organizzazione territoriale che questi “responsabili” o “costruttori” non sono in grado non solo di organizzare, ma persino di pensare.

Le conclusioni: questo non è il primo esecutivo a ritrovarsi con la sola maggioranza relativa. In tutti i casi precedenti, però, hanno avuto breve durata. Forse dietro la posizione di Renzi c’era un disegno che, però, non si è potuto dispiegare pienamente. La stessa valutazione riguarda il tentativo di Conte di dare al proprio Governo una base più solida. Non c’è riuscito ieri. O, almeno, i risultati raggiunti non sono stati all’altezza delle aspirazioni. Si tratta di vedere se alcuni silenzi, mezze affermazioni non ci potranno smentire tra qualche tempo. Alcuni sono giunti a dire: oggi no, ma domani… chissà!

Inoltre, non è detto che da una situazione d’incertezza non possano venire elementi costruttivi e di crescita. Conte dovrà ascoltare di più e, quindi, coinvolgere maggiormente il più possibile persino alcune aree dell’opposizione, sperando che un tale necessario lavorio avvenga alla luce del sole e sui problemi concreti. Renzi potrebbe utilizzare la sua “utilità marginale” per costruire, visto che deve smentire l’impressione di essere diventato più bravo a scompaginare i giochi degli altri piuttosto che costruire i suoi.

Giancarlo Infante

 

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