La diffusione dei Servizi per le dipendenze a partire dalla fine degli anni 1980, l’utilizzo massiccio del metadone come sostanza sostitutiva, la diffusione dell’epidemia da HIV, hanno drasticamente limitato il fenomeno dell’eroinomania e mutato il teatro del consumo. Ma il mercato dei narcotrafficanti, globalizzatosi, ha rimpiazzato questa perdita: dalla fine degli anni 1980 e per tutti gli anni 1990 il cosiddetto fenomeno Ibiza, partito dalla Spagna con irradiazione in tutta Europa, ha diffuso l’utilizzo massiccio delle cosiddette designer drugs, o sostanze ricreazionali, a base di amfetamine, da assumere in discoteca nella “palla” della musica “techno”, a 200-300 battute al minuto.
La svolta di questa ulteriore generazione di tossicomani che non si riconoscono dipendenti veri e propri, si compie quando la ricerca dell’esperienza dello sballo viene condotta con il ricorso al mix di sostanze, e quindi ci si svincola dalla situazionalità che richiedeva l’uso di sostanze cosiddette empatogene o entactogene. La figura attuale del tossicomane è quella del poliabusatore, con un cervello che sfugge ad ogni tentativo di localizzare il punto di attacco e l’effetto neuropsichico e comportamentale delle singole sostanze. I politossicomani, con l’esito tragico dei loro stili di consumo (tossicomania e psicosi) sembrerebbero confermare che l’essere umano non più vivere una libertà senza limiti: oggi il mondo dell’addicition è estremamente differenziato, se alle tossicomanie classiche si sono aggiunte quelle da sostanze sintetiche e ricreazionali [1].
Nei primi giorni di dicembre il Dipartimento per le Politiche antidroga della Presidenza del Consiglio, organismo istituzionalmente dedicato alla prevenzione e al monitoraggio delle tossicodipendenze, ha diffuso la sua annuale Relazione al Parlamento sullo stato delle varie dipendenze in Italia [2]. Tra i tanti dati emersi vorrei sottolineare il fenomeno in ascesa delle droghe sintetiche e delle Nuove Sostanze psicoattive (NPS).
Queste droghe sono per la maggior parte di origine sintetica; la loro struttura chimica di base è in continua modifica in laboratorio da parte di esperti affiliati delle organizzazioni criminali, che in tal modo ne evitano l’inserimento nella tabella delle sostanze proibite.
I consumatori di droghe sintetiche appartengono per il 26,17% alla fascia di età superiore ai 40 anni, il 17,62% a quella compresa tra i 30 e i 34 anni e il 16,58% a quella compresa tra i 25 e i 29 anni. I più giovani rappresentano il 3,89% del totale dei denunciati. La regione Lazio, con un totale di 5.536 soggetti coinvolti nel traffico di stupefacenti, emerge come valore assoluto rispetto alle altre, seguita dalla Lombardia, Sicilia, Campania, Emilia Romagna, Puglia, Piemonte e Toscana. I valori più bassi si riscontrano in Valle d’Aosta, Molise e Basilicata.
Incide sul trend dei consumi anche il narcotraffico sul web, che avviene su due differenti teatri virtuali: l’open web, internet indicizzato dai più comuni motori di ricerca utilizzato per un 4%, e il deep web, la rete anonima raggiungibile solo attraverso determinati software per il restante 96%. La maggior parte dei siti rilevati si trova in server allocati in Olanda, Cina e Stati Uniti, prevalentemente gestiti, specialmente nei Paesi Bassi, dai cosiddetti smart shop[3].
Il crescente utilizzo della rete telematica per l’e-commerce ha di fatto creato le condizioni per la crescita di una nuova forma di imprenditorialità criminale “fai da te”, anche nell’ambito del traffico di droga, favorendo il mercato illecito dei diversi tipi di stupefacenti. La commercializzazione illegale delle droghe sulle reti elettroniche è, per le sue intrinseche caratteristiche, una modalità di diffusione delle sostanze particolarmente insidiosa e difficile da contrastare. Consente infatti l’accesso al mercato clandestino di un numero potenzialmente indefinito di clienti, tra cui ragazzi in età scolare, non richiede particolari investimenti da parte dei fornitori (che riescono a gestire le proprie operazioni in modo rapido e semplice), sembra garantire l’impunità e offre la possibilità ai consumatori, soprattutto ai più giovani, di acquistare le sostanze direttamente da casa, senza entrare in contatto con lo spacciatore, ricevendole a domicilio in confezioni, spedite per posta aerea, così assicurando la riservatezza del contenuto.
Le transazioni di sostanze stupefacenti avvengono sia nell’open web, rete accessibile attraverso le connessioni in chiaro, dove sono attivi numerosi siti web dediti a tali illecite attività (molti di questi ubicati in server situati in Olanda, nel Nord Europa o nell’Europa dell’Est), ma soprattutto nella c.d. darknet, cui si accede attraverso più complessi sistemi di connessione anonima e criptata, in uso a soggetti con profili criminali, che richiedono capacità e conoscenze più approfondite. Le transazioni si concludono con carta di credito o attraverso cripto-monete, queste ultime utilizzate soprattutto nelle transazioni più complesse effettuate nella darknet. A queste nuove sfide la DCSA-Direzione Centrale Servizi Antidroga ha risposto, sin dal 2012, con l’istituzione della Sezione Drug@online, composta da personale qualificato proveniente dalle tre Forze di Polizia, dedicata espressamente, sulla base dei compiti assegnati dal Capo della Polizia a studiare, analizzare e monitorare la rete in funzione di prevenzione e coordinamento delle relative attività di repressione da svolgere, in ambito territoriale, attraverso l’approfondimento investigativo delle informazioni acquisite. Allo stato attuale gli Uffici/Reparti investigativi delle Forze di Polizia nazionali e gli organismi di polizia esteri stanno conducendo numerose attività di approfondimento investigativo promosse, supportate e coordinate dalla predetta Sezione Drug@online, la cui piena attività operativa è stata raggiunta nel 2015.
Com’è possibile che sostanze così pericolose si acquistino sul web? E’ che su 850 molecole sintetiche identificate, soltanto una parte è “tabellata” e qualificata “illegale”. Le altre invece sono, a tutti gli effetti, legali. Il sistema di controllo è strutturato in tre fasi: scoperta delle sostanze tramite un sistema di allerta precoce, valutazione dei rischi, misure di controllo. Un processo ancora troppo lento rispetto alla rapidità con cui nuove molecole vengono messe sul mercato.
A oggi, circa la metà di tutti i consumatori sono giovani di età compresa tra 16 e 24 anni. Il 45% ha tra 25 e 55 anni. C’è poi un 3% di giovanissimi di 14-15 anni e persino alcuni casi di bambini con meno di 10 anni.
Dati così drammatici rendono ancora più urgente il momento educativo e della prevenzione. Negli anni le risorse destinate al sistema di prevenzione, cura e riabilitazione si sono progressivamente ridotte, rispetto agli ampi interventi inizialmente previsti dalla l. 45/99, al punto da divenire oggi insufficienti. Emblematica in tal senso è la vicenda dell’azzeramento del fondo previsto dalla l. 45/99 all’art.127 , interamente confluito nel Fondo indistinto delle Politiche Sociali a seguito dell’approvazione della l. 328/2000. Il rifinanziamento di quel fondo, che negli anni ha garantito percorsi di prevenzione e inserimento socio-lavorativo, e ha consentito sperimentazioni importanti nel campo della cura e della riabilitazione, oggi divenute prassi operative, rappresenta in questo momento una necessità riconosciuta da tutti gli attori del sistema per un reale rilancio della sfida alle dipendenze.
Daniele Onori
[1] G. Di Petta, D. Tittarelli, Psicosi e tossicomania: il ruolo della psicopatologia fenomenologica per la comprensione e la cura dei “nuovi feriti della mente” in www.nuovarassegnastudipsichiatrici.it
[2] vedi https://www.centrostudilivatino.it/i-dati-della-relazione-sulla-droga-in-italia-soddisfatti-di-ridurre-danni-che-aumentano
[3] vedi Analisi nella Relazione 2020 della direzione centrale per i Servizi antidroga su www.interno.gov.it
Pubblicato su Centro Studi Rosario Livatino ( CLICCA QUI )