Formare futuri cittadini, pronti ad affrontare le sfide delle imprese e delle intraprese sociali nel futuro che li attende, sul territorio locale o nazionale in cui si troveranno a vivere e operare, è compito complesso, plurale e trasversale che richiede la costruzione del senso civico.
Come ha sottolineato Papa Francesco, occorre insegnare alle nuove generazioni a trovare non solo il perché delle cose, ma il “per chi”, perché questo confluisce nella percezione del senso della vita. Le sole famiglie non possono e non riescono a provvedervi, per incompletezza di competenze, per assenza di tempo, per il ruolo genitoriale disatteso, tra impegni ed aspettative personali incompiute.
Bisogna pensare ad una trasversalità dell’educazione se vogliamo futuri giovani intraprendenti, un compito cui ci chiama anche la UE con le Raccomandazioni del 22 maggio 2018 e la precedente del 18 dicembre 2006 sulle “hard” e “soft skills” da conseguire: di fatto tra di esse si annovera anche lo sviluppo dello spirito di iniziativa che si declina nelle imprese ed intraprese. Di recente il D.M. n.35 del 22 giugno 2020, ha posto in capo a tutte le componenti sociali la costruzione del senso civico: famiglia, scuola, volontariato, enti, sono tutti potenziali “stakeholders” o portatori di interessi rispetto al target. Si riconosce in pratica che la partecipazione al tessuto politico, economico e sociale del Paese passa attraverso il riconoscimento di diritti, doveri, comportamenti personali, e il legislatore individua a partire dalla minore età lo studio della Costituzione, che è a fondamento dei principi richiamati.
C’è, insomma, bisogno di sinergie per promuovere una cittadinanza consapevole che sia in grado a sua volta di promuovere l’intrapresa, e ciò è possibile se si è capaci di far propri diritti e doveri e le regole di convivenza in cui il reciproco rispetto possa intendersi come il passepartout con cui aprire le porte delle relazioni umane, ma anche quelle del territorio, inteso come contesto di appartenenza con il quale interagire ed integrarsi, un contesto che può presentarsi con maggiori o minori opportunità, con vincoli, da cogliere e superare in un rapporto attivo e organico.
Con il territorio interagisce la scuola, che possiede la mission e il genius loci per attivare le competenze trasversali con cui far fronte alla rinnovata sfida educativa, che è quella di formare persone in grado di pensare ed agire in modo autonomo e responsabile all’interno della società. Formarle nella loro interezza soggettiva, cognitiva, relazionale, professionale, ma anche spirituale. Tutte le discipline concorrono allo scopo sulla base del curricolo in base alla nuova norma, superando il vincolo della disciplinarietà e con approccio pluriprospettico, allargando a tutti i docenti, nella loro professionalità e umanità, la contitolarità dell’azione educativa sull’educazione civica e la responsabilità dello sviluppo delle competenze attese, di cui è previsto anche un momento valutativo periodico e finale.
Le scuole, nella facoltà prevista dal PtOF (Piano territoriale per l’offerta formativa), possono e devono cogliere sinergie per costituire reti, anche pluriennali per avviare progetti anche extra-scolastici per la costruzione del senso civico e dello spirito imprenditoriale.. Le macrotematiche, individuate dal succitato D.M., su cui la scuola può innestare la propria progettualità, sono la Costituzione, lo Sviluppo sostenibile e la Cittadinanza digitale. Soggetti istituzionali altri, quali il mondo del volontariato e del Terzo settore, Comuni, enti e università possono intervenire per proporre una progettualità che inneschi la partecipazione attiva e fattiva del giovane cittadino, che si tratti della conoscenza degli apparati e organi amministrativi locali, o dell’individuazione e fruizione di spazi verdi o culturali in cui i giovani possano ritrovarsi e di cui prendersi cura.
Costruire le basi del vivere civile, conoscere il proprio territorio significa fornire ai giovani gli strumenti per il futuro agire. Rientrano nell’ambito dell’insegnamento trasversale dell’educazione civica anche l’educazione stradale, l’educazione alla salute e al benessere, l’educazione al volontariato. E’ questo il momento nella vita del cittadino, dunque, perché la capacità futura all’intrapresa possa attecchire e come primo step sia inteso come progetto di costruzione delle coscienze, della consapevolezza di come esercitare i diritti, ma soprattutto dei doveri verso l’altro.
Tra le metodologie up-to-date ben si presta il “service learning” o apprendimento in servizio. Si tratta di una metodologia didattica utile all’obiettivo della costruzione del senso civico, perché sposta il focus sullo scaffolding del sé: mentre si sostanzia di esperienze solo apparentemente in contesto di volontariato, essa individua negli studenti non solo i destinatari di un servizio scolastico, ma li rende parte in causa, del proprio progetto di vita e gli insegna ad intervenire per migliorare il contesto di appartenenza.
Vi sono ambiti progettuali dove sono più sentiti il senso di responsabilità e la disponibilità da mettere in campo: penso alle interrelazioni con gli istituti penitenziari, con le RSA quando in periodi futuri di non Covid si potranno avviare progetti di interrelazione, da pensare a partire dalle scuole primarie, magari con visite periodiche agli anziani con gli insegnanti, coinvolgendo le famiglie, con visite atte a creare empatia, affetto, creare sentimenti di attesa reciproca per le successive visite. Mi ritorna spesso in mente un episodio occorsomi qualche anno fa nella ridente cittadina inglese di Brighton, dove su un autobus di città cedetti il posto ad una anziana signora. La signora si accomodò, mi ringraziò e mi disse:” in Italia siete fortunati perché ancora i giovani si prendono cura dei vecchi. Qui non c’è più questa forma di rispetto e nessun ragazzo si sognerebbe di alzarsi per cedere il posto ad un anziano”. Da allora sono passati alcuni anni e le volte in cui salgo su un autobus, faccio attenzione alle dinamiche delle forme di cortesia e di rispetto dei giovani verso i meno giovani. Purtroppo, devo dire che sempre meno frequentemente si cede il posto, anche nel nostro Paese. E si cede sempre meno il posto in tutto il vivere civile.
C’è meno riconoscimento dell’altro? Si è troppo presi dai social? Non scatta l’immedesimazione alle problematiche connesse alle diverse età? Non è facile dirlo. In ogni caso la conoscenza, lo studio, le esperienze concrete di cittadinanza attiva possono essere foriere di un cambio di prospettiva. Indispensabile perché le generazioni future sappiano fare impresa ed intrapresa.
Sonia Caputo