Due elementi mi hanno deciso a stare serenamente in Insieme, completando per così dire la condivisione di tesi e proposte. Il primo è il forte senso di riconoscimento ascoltando le molti voci degli intervenuti in assemblea, o leggendo gli interventi sul sito. Alcune opinioni possono differire, ma parliamo la stessa lingua e diamo importanza alle stesse cose.
Il secondo è la convinzione che sia doveroso rendere disponibile tra le proposte politiche, tra le quali possano scegliere gli italiani, anche quella da cui muoviamo e che vogliamo ulteriormente elaborare. Una offerta che da molto tempo nel ‘mercato della politica’ (brutta espressione) è mancata.
Viene anche a me spontaneo utilizzare la parola ricomposizione, ma non di elettorati, di gruppi, di fazioni, ma di una posizione politica che è una posizione umana. E’ lo sviluppo umano integrale, cioè la possibilità per l’uomo di vivere una vita integra. Questa posizione deve trovare una corrispondenza agibile sulla scena politica.
Trovo più facile dirlo guardando lontano. Nel dibattito elettorale degli USA ascoltiamo che se uno è per l’accoglienza della vita (dei nascituri, cioè ‘antiabortista’) è di destra, se uno è per l’accoglienza della vita (dei poveri, degli immigrati…) è di sinistra. E se uno è per per entrambi diventa astensionista? è fuori del mondo? se la vede nel foro interiore senza disturbare gli altri?
È una posizione umana, cioè politica, che deve essere riconoscibile e disponibile. Poi se desterà l’attenzione di pochi o di molti, emergeranno scenari diversi. Saranno diverse le sorti e i ruoli del partito che si prende carico di questa posizione. Ora, questa posizione deve avere una sua distintività su un solo problema, su due o tre, su quelli annunciati nella agenda politica di giornata (ahi, quanto misera), su quelli eticamente sensibili, su quelli più presenti nella dottrina sociale della Chiesa (e sarebbero già molti)? E basta? Oppure il suo stress test dovrebbe essere di verificarne la fecondità, l’attitudine a sostenere la generazione di soluzioni proponibili (adeguate, fattibili, condivisibili) sui tanti problemi di una società?
Vorrei fare solo qualche esempio, non in ordine di importanza, né di precedenza nell’affrontarli, di alcuni problemi su cui esercitarci.
Sulla vitalità del paese – la natalità – deve, può fare qualcosa la politica?
Qual è la fisionomia attuale, efficace, sostenibile di una politica del diritto allo studio?
Continuiamo a favorire l’impresa come soluzione rifugio senza formare sui fondamentali gli aspiranti imprenditori, e senza promuovere la crescita delle imprese?
C’è in gestazione qualche idea utile per il Mezzogiorno (la critica delle idee inutili sembrerebbe svolta in modo esauriente)?
Come guardiamo agli anziani (nozione ormai inadeguata a rendere conto delle tante condizioni diverse alle quali si applica) e forse soprattutto come i cosiddetti anziani guardano alla vita?
Verso quali obiettivi devono evolvere le città?
Una parola buona a nulla e capace di tutto come sembra essere ormai ‘sussidiarietà, come farla funzionare? Come uscire dalla trappola della gestione emergenziale?
Non so fino a dove possa o debba spingersi questo inventario. Talora le più grandi questioni sociali del Paese sembrano dei “cold cases”( casi insoluti ), abbandonati senza soluzione.
Perciò sono convinto che ognuno di noi debba fare quanto gli è possibile per mettere a fuoco le cose da fare, in un campo vasto, mutevole, proteiforme, come la nostra vita oggi. Qualche cosa, se mi sarà possibile, proverò ad accennarla anche io. Insomma la politica che si occupa dei problemi degli uomini e non degli uomini addetti al problema della politica.
Vincenzo Mannino

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