Pubblichiamo a firma di Alfonso Barbarisi, che ha coordinato i lavori, la seconda parte del documento che contiene le proposte del gruppo di studio di Politica Insieme su Scuola, Università, Ricerca scientifica. Dopo l’intervento dedicato alla Scuola ( CLICCA QUI ), è ora la volta dell’Università. 

Università

E’ bene definire, in premessa, la mission dell’Istruzione superiore, cioè, tutto ciò che è offerto, dopo la scuola secondaria, ai giovani, e meno giovani. Per questo giova ricorrere alla storia, considerando che l’Università è una delle Istituzione più antiche e più rappresentative della Società. Nelle società occidentali, essa si è sviluppata su tre direttrici sempre presenti, pur articolate tra loro e a seconda del periodo storico, privilegiando ora l’una ora l’altra:
• La ricerca scientifica, quale avanzamento del sapere e delle conoscenze in ogni
ambito, umanistico, naturalistico, tecnologico.
• La formazione della classe dirigente (intellettuale-politica/tecnico-professionale)
attraverso la trasmissione di appropriate, avanzate conoscenze.
• Una azione sul territorio che, nella sua identificazione autonoma, può sembrare di
Recente acquisizione, ma che, invece, è sempre stata presente fin dal Medio Evo.

Keywords: Autonomia, Identità, Semplificazione, Valutazione, Orientamento, Post-Laurea-IV Livello

Autonomia: L’autonomia è sempre stata, in qualsiasi Paese, un punto fermo dell’Istituzione universitaria per espletare al meglio la sua leadership sociale e questa è stata ben riaffermata nell’ Italia repubblicana. Tuttavia, questo baluardo di libertà democratica può permettere atteggiamenti di autorefenzialità. A fronte dell’estrema dinamicità e complessità della attuale situazione sociale e scientifica e alla forte istanza di istruzione e di impegno nella ricerca, l’Università italiana, specie quella statale, che ne rappresenta la stragrande maggioranza, si è irrigidita, invece di dinamizzarsi e di rispondere con duttilità alla complessità.

La sostanziale omogeneità dell’offerta formativa, presente nel Paese, non sembra essere una risposta adeguata ai tempi, può essere apprezzata per la buona qualità “diffusa” del sistema, ma la omogeneità non stimola le singole Università e i singoli docenti a concentrare il proprio potenziale su solo alcuni aspetti dell’alta formazione raggiungendo così alti livelli didattici e di ricerca. Anche per le giovani generazioni non rappresenta affatto un particolare vantaggio e stimolo alla conoscenza ed a una buona formazione, che, invece, può comportare lo scegliere, in rapporto alle proprie vocazioni, sedi universitarie diverse dalla propria residenza, dando luogo anche a rimescolamento sociale. Tuttavia l’assenza, quasi totale, di accoglienza degli studenti da parte delle Università italiane è il vero ostacolo, da rimuovere, alla delocalizzazione del popolo studentesco.

In alcuni Paesi si è avuta una differenziazione delle Università, ciascuna ha orientato i propri interessi solo verso una parte dei saperi e/o dei tre filoni della missione, creando un sistema cooperativo e non competizione. In altri casi ed in situazioni favorevoli, alcuni Atenei sono diventati delle mega strutture, che riescono a gestire una serie di realtà minori, altamente specializzate. Hanno creato così una rete di grande valore aggiunto e capace di competere con le più grosse sfide e su vari fronti. Proposta: Iniziare un percorso di differenziazione delle varie Università nel Paese, ascoltando le esigenze del territorio, ma non disprezzando vocazioni per discipline di nicchia. Una particolare attenzione va posta su un particolare vulnus delle Università italiane: l’assenza delle Discipline Teologiche . Apprezzare la collaborazione delle Università private e private telematiche, che possono portare la loro
precipua duttilità e dinamicità, favorendo consorzi pubblico-privato, anche solo in alcuni ambiti, con finanziamenti di azionariato simili alle “Public Company”. L’abolizione del valore legale della laurea può essere un momento di forte discontinuità e dinamicità, spostando così il valore formativo non sull’aspetto formale del titolo conseguito, ma intrinsecamente sul soggetto che l’ha conseguito e all’Università, che ha formato il laureato.

Identità La crisi dell’Università italiana non è solo dell’Istituzione, ma anche di chi fa parte della sua identità. Tuttavia mai, come in questa Istituzione, l’elemento umano di chi la professa, pur centrale, non ne è l’anima esclusiva. L’università è intrinsecamente una comunità Docenti-Discenti (studenti/giovani ricercatori), tesi-antitesi-sintesi, un unicum intellettuale. La mancata risposta alle complessità delle sfide di oggi, innanzitutto dei Docenti, ancor prima della politica, ha incrinato questa comunione e portato, i Docenti, ad una profonda crisi di identità professionale. Alcuni docenti la vivono con dolore dilacerante, altri la negano, ma tutti soffrono della loro scarsa credibilità sociale e scientifica: quest’ultima subisce un trascinamento dalla prima, spesso immeritato. D’altra parte i Discenti e la società in generale si rivolgono all’Università, come fonte di ispirazione e discernimento delle sfide
della post-modernità e trovano spesso fiacchezza e modestia di soluzioni, rimanendo amaramente delusi. Proposta: Revisione della governance universitaria, basata sull’esercizio virtuoso e responsabile dell’autonomia. Rimodellare il reclutamento universitario su base contrattuale e, contemporaneamente, affrontare la rigidità dello Stato giuridico dei Docenti ed adattarlo alle dinamicità della realtà attuale, almeno con revisioni periodiche. Semplificare e favorire l’accesso dei giovani, con una adeguata retribuzione, privilegiando i PhDs, quale primo ed unico livello della piramide accademica.

Semplificazione: Una Istituzione, come l’Università, per quanto pubblica, ha bisogno di dinamicità amministrativa strutturale; non si può chiedere dinamicità di azione, quando essa è gravata da un voluminoso fardello burocratico, umano e normativo, e costoso e, a volte, contraddittorio. L’autonomia deve essere estesa anche all’amministrazione, salvo che lo Stato erogatore mantenga ed eserciti puntualmente le funzioni di indirizzo, un agile
monitoraggio ed un puntuale e rigoroso controllo ex-post. Una doverosa semplificazione, inoltre, è quella di ridurre i tempi di abilitazione per i laureati alla professione, che richiede in genere un anno in pastoie burocratiche e di tirocini poco validi.  Proposte: Favorire sempre di più l’esternalizzazione delle funzioni amministrative e di supporto con l’utilizzo di Facilities moderne, dinamiche ed efficienti, iniziando, se necessario, con un sistema ibrido. Es. Trasformazioni in Fondazioni, esternazioni degli Uffici per brevetti, per progetti europei ecc.
Per quanto riguarda le lauree vanno rese direttamente abilitanti

Valutazione: Bisogna chiarire che questo concetto va applicato su tutte le espressioni della vita universitaria, espletate in autonomia e con personale responsabilità (Rettori, Capi Dipartimento, Dirigenti amministrativi, Docenti, ecc). Tuttavia la inscindibilità delle tre missioni, rivendicata dall’Università e sostenuta, anche dai pronunciamenti dei più alti gradi della Magistratura, si dimostra, nella realtà, un fardello insostenibile per la vita
dell’Universitario. Oggi la triplice missione (per i Medici c’è anche l’assistenza) non può essere assolta al meglio nella sua totalità e pone l’Universitario in un grosso affanno. La differenziazione, lo spacchettamento dei compiti, la preferenzialità verso un aspetto dei compiti accademici, con una equilibrata, possibile, osmosi tra essi, darebbe quella necessaria agilità all’Universitario per esprimersi al meglio ed in modo chiaro ed univoco, in una logica di complementarietà con gli alti Colleghi. Solo così si può avere una equanime valutazione, compiuta e ben accettata. Proposta: Creare funzioni di carriera differenziate a seconda che il Docente manifesti la volontà, ed il talento, di essere un ricercatore produttore d’innovazione o un buon docente od ancora un gestore creativo della governance di
strutture, risorse e sviluppo accademico, del terzo settore. La valutazione sarà fatta in base alle sue scelte e renderà più agevole l’azione dell’ANVUR. Punto essenziale è la trasparenza dei risultati. In questo ambito si iscrive anche la necessità di una verifica elettiva e democratica anche del mandato dei Rettori discontinuando in 2 tronconi 3+3,i mandati continui di 6 anni.

Orientamento: I programmi di orientamento universitario sono, attualmente, spesso, pochi, poco efficaci o negletti, orientati più come attrazione alla specifica Università. Vanno organizzati con grande attenzione, in più riprese e precocemente, già dai primi anni della Scuola secondaria e devono prevedere anche esperienze dirette rispetto alle varie scelte, che possono diventare crediti per l’accesso a Facoltà a numero chiuso. È necessario, quindi,
una forte connessione fra Scuola secondaria e l’Istruzione superiore. Il goal è di far maturare scelte professionali consapevoli, già ad un anno dalla licenza. Un impegno in tal senso ridurrà la pressione sulle Facoltà a numero chiuso e contribuirà ad evitare gli abbandoni/cambi di corsi universitari con sprechi di energie umane e di fondi pubblici.

Post-Laurea, IV livello: L’Università italiana assorbe la gran parte dell’Istruzione di quarto livello, post-degree, che nella realtà attuale è di estrema importanza. Va riconosciuto che il sistema di Specializzazioni, Masters, Phd programs, ecc., molto spesso, non è affatto sufficiente nè capace a dare luogo a una Lifelong learnig adeguata e dinamica. Questa avviene con asimmetrie, confusione, grandi inefficienze. I più la “conquistano” con sacrifici
personali e in modo informale. Il mondo del lavoro, cangiante ed esigente, richiede una continua qualificazione di alto valore culturale, scientifico, tecnico-professionale sia per coloro, che sono nel mondo del lavoro, sia per coloro, che si inseriscono in ambiti lavorativi nuovi. Il mondo del lavoro è insoddisfatto di una Università che non riesce ad avere quella necessaria sintonia con esso. Pertanto l’Università deve superare le sue rigide posizioni e mettersi in discussione e saper gestire, in modo paritetico, le crescenti connessioni col sistema produttivo e la società civile. Proposta La gemmazione di agili e duttili strutture para universitarie create per rispondere a specifiche esigenze di una cooperazione, stretta e, particolarmente dinamica, tra mondo produttivo ed intellighenzia universitaria può essere una adeguata risposta. Un ripensamento, in particolare, dell’attuale sistema dellespecializzazioni mediche è urgente.

Proponiamo per il comparto Università
Tre provvedimenti, immediatamente fattibili: la modifica delle Lauree in Lauree abilitanti per tutte le professioni, omogeneizzazione in tutte le Università del mandato del Rettore a 3+3 anni, revisione strutturale dello Stato Giuridico dei Docenti, a medio tempo, riconoscimento europeo dei Titoli Universitari e, in prospettiva strategica di forte dinamicità e discontinuità, l’abolizione del Valore Legale delle Lauree spostando così la valenza formativa sulla Persona e non su un atto formale e la reintroduzione delle Discipline Teologiche. Infine una proposta di fondo per un equilibrio funzionale dell’Università, che passa dalla sua precipua prerogativa di autonomia e che porti a una valorizzazione e revisione della Policy universitaria. La revisione si sviluppata su 3 direttrici: chiarezza degli obiettivi,
catena di responsabilità, funzionali e personali nelle scelte e verifica dei risultati. Tale proposta non può prescindere da un rimodellamento del reclutamento dei Docenti e da una concreta attrattività all’ accesso dei giovani. Per quanto riguarda i Docenti il reclutamento va fatto, sicuramente in base al conseguimento della ASN, con una valutazione e
contrattazione per obbiettivi. La scelta deve avvenire in sede locale, perché sarà in base al target prefissato e identificato dalle esigenze specifiche del Dipartimento e su cui saranno valutati i risultati. La mobilità dei Docenti, cioè il fatto che abbiano acquisito esperienze accademiche in diverse sedi universitarie nazionali ed internazionali, è un elemento apprezzabile per la formazione del Docente e va valorizzato. Mentre va eliminato decisamente nei reclutamenti il condizionamento prodotto dal diverso impegno di “decimali di budget” per chiamate interne o meno. Va semplificato, poi, l’accesso dei giovani, con una adeguata retribuzione, va ridotto il precariato agli anni del Dottorato e favorendo i PhDs, quale primo ed unico livello della piramide della carriera accademica; per questi, inoltre, vanno considerate verifiche ANVUR e, eventuali, collocazioni alternative. La Terza Missione, che sta rilevando sempre più necessaria e centrale per il ruolo sociale dell’Accademia, va considerata con adeguato peso sia negli obbiettivi, che nei risultati della carriera universitaria e di ciascun Dipartimento ed Università. ( SEGUE )

Alfonso Barbarisi

Immagine utilizzata: Pixabay

About Author