Altro che “uomo forte”, con tutto il potere. L’esplosione del movimento detto delle sardine ci dice che sono in tanti a pensarla diversamente, alla faccia delle battute da bar che trovano udienza anche nei salotti buoni.
Il sempre puntuale Massimo Cacciari lo ha definito un “fenomeno carsico” con potente metafora che prende il nome da “kar”, la roccia, con i suoi corsi d’acqua sotterranei che sciolgono i sassi e sono in grado di modificare il paesaggio.
E’ presto per dire come finirà perché i movimenti spontanei difficilmente durano molto. Ma certo si è aperto un varco e i frutti avvelenati della forsennata campagna sulla “casta” cominciano a decomporsi e con loro tutto il rumore dei social media, dei giornali di parte e degli insopportabili talk shows televisivi che hanno prodotto solo populismi e sovranismi.
Fanno bene i ragazzi che riempiono le piazze a non schierarsi e a dire no ai partiti-movimento, al partito-azienda e al partito del capo, consorterie che si dichiarano rispettose delle istituzioni ma vorrebbero snaturarle e che non hanno nemmeno regole di democrazia interna. Fanno bene a stare alla larga da quella sub cultura politica della contrapposizione, del rifiuto, del “vaffa”, della campagna elettorale permanente, dell’interesse di parte che viene nei fatti anteposto agli interessi generali, della arroganza che li porta a ritenere che le loro convenienze siano quelle del Paese.
Sino ad oggi le sardine sembrano chiedere che la politica torni ad essere un confronto civile, come lo è stato per decenni pur tra contese anche dure, ma non certo con le sembianze di oggi, quelle una infinita lite condominiale nel migliore dei casi .Un progetto ancora non si vede e si limitano a dirsi “né di destra, né di sinistra”. Tanto meno si intravedono riferimenti alle ideologie, con il rischio di finire a loro volta nella dimensione solo personale che sempre porta a divisioni, ma un profilo è già chiaro: si sentono fortemente europei e questo oggi è già confortante.
Non è un caso che in presenza di questa prima rottura nei confronti dei sovranismi sia uscito allo scoperto anche Maurizio Landini, un interlocutore duro ma leale verso le istituzioni repubblicane, con la proposta di un patto sociale tra governo, imprese e mondo del lavoro “per ricostruire la fiducia nel Paese”.
Se il movimento detto delle sardine ci dice che la politica non è solo la baruffa indotta dai populismi, e l’iniziativa del segretario della CGIL supera le vecchie tentazioni corporative nella convinzione che occorre produrre insieme la ricchezza prima di pensare a ridistribuirla a debito (come è avvenuto con la cosidetta lotta alla povertà) potremmo cogliere almeno un segnale incoraggiante.
E se un confronto civile finalmente si riapre, ecco che si ripropone di strepitosa attualità il tempo dell’Appello ai liberi e ai forti “che in questa grave ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini superiori della Patria.
Guido Puccio