Il Manifesto per un nuovo soggetto politico d’ispirazione cristiana ( CLICCA QUI )ha l’ambizione di tracciare un progetto di rinascita, non soltanto di riforma, dell’Italia e dell’Europa. Questa è la novità più feconda che caratterizza la nascita del nuovo partito d’ispirazione cristiana, a partire dalla constatazione che l’Europa vive una condizione di decadenza. È per questo che va rifondata, non soltanto riformata.

Purtroppo l’Europa, che pur elenca nelle sue Costituzioni ricchi cataloghi di principi e valori, nella prassi dà prova di essere soprattutto una comunità d’interessi particolari, non omogenei, che configgono tra loro, in un coacervo di egocentrismi individuali, nazionali, internazionali. Questo succede perchè i princìpi che incarna non derivano tanto da una comunanza di cultura, quanto piuttosto dalla semina di valori, accumulati dalla storia, senza possibili gerarchie e senza fini.

Tutto si è composto in un unico scenario di riferimento che, limitandosi a proporre formule razionali di efficienza e di utilità economica, dimentica di dover dare risposte anche allo stato d’insoddisfazione perenne tipico dell’uomo contemporaneo. É per questo che il processo di proliferazione afona delle libertà, pur se nuove e crescenti, non ha la capacità di riscaldare il cuore degli uomini.

Heideggger, interrogandosi sull’essenza dell’umanità si domandava se fosse irrinunciabile l’abbandono dell’uomo alla furia del pensiero economicistico, utilitaristico, calcolante. Ammoniva che, a seconda della risposta che si dà a questa domanda, si decide che ne sarà della terra e dell’esistenza dell’uomo sulla terra.

Chi intende dare vita a un nuovo soggetto politico d’ispirazione cristiana è tra coloro che ritengono che ogni ipotesi di futuro non può prescindere dalla riconsiderazione critica dei presupposti basilari su cui si regge il mondo contemporaneo. L’Europa cristiana non esiste più. Ma l’Europa post cristiana non s’intravede. Quello che si percepisce appare privo di scopo e carente di senso rispetto alla natura dell’uomo che, invece, è ancora, come sempre, alla ricerca della verità, non soltanto utilitaristica, laica o religiosa che sia.

L’Occidente illuminato ha elaborato le proprie ragioni esistenziali dentro cornici di concretezza immanente ed ha elaborato le proprie dottrine politiche, economiche e sociali dentro canoni giuridici che non tengono conto della sfera trascendente o semplicemente irrazionale del genere umano. La costituzione americana e la dichiarazione francese del 1789, hanno tentato d’individuare tra i fini dello Stato, accanto alla libertà e all’uguaglianza, anche la ricerca della felicità. Il tentativo è banalmente fallito nel concreto, di fronte all’impossibilità, filosofica e giuridica, di esplicitare le aspirazioni non immanenti della convivenza civile, nell’ambiguità degli scopi.

Nella prospettiva rivoluzionaria Robespierre aveva teorizzato che il patriottismo è connaturato alla fratellanza. Da qui il motto: liberté, égalité, fraternité. Tuttavia l’ottocento e il novecento, che pure hanno tentato d’inseguire, in successione storica, sia la libertà che l’uguaglianza, hanno completamente trascurato il valore della fraternità.

Libertà e uguaglianza non sono facilmente raggiungibili senza una comunanza di pulsioni sorrette dal senso di appartenenza. La fraternità è molto di più della solidarietà. Non è confinabile nei puri gesti individuali (unilaterali) della generosità. È impensabile in un contesto privo di capacità relazionali con gli altri, con il prossimo. Per questo l’art. 4 della dichiarazione francese definisce la fratellanza con il motto «Non fate agli altri ciò che non vorreste fosse fatto a voi».

Perchè non includere anche nell’ortodossia del linguaggio politico corrente il valore della fratellanza? Non riveste soltanto un significato etico. Può estendere i propri benefici effetti anche alla sfera civile. La decadenza dell’Occidente, rispetto ai connotati della cultura orientale, è in gran parte effetto della decadenza del senso di comunità.

Non si tratta di svalutare i valori della libertà e dell’uguaglianza. Si deve soltanto prendere coscienza che la fraternità esprime reciprocità e che la reciprocità coinvolge tanto la libertà che l’uguaglianza. Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te, è la “regola d’oro” pronunciata da Gesù (Luca 6:31 e Matteo 7:12). Andrebbe riscoperta anche per ridare senso al linguaggio della politica.

Guido Guidi

 

 

Immagine utilizzata: Pixabay

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