“L’imprenditore non fa, non lascia fare, ma fa fare”; “L’imprenditore deve lavorare per obiettivi e non per adempimenti”; “Tutto quello che non è controllato è non fatto”.

La prima domanda: qual’è il progetto di modernizzazione che si intende proporre all’Italia e alle sue forze produttive, tenendo conto delle tante faglie che la attraversano: Nord\Sud, coste\entroterra, giovani\anziani, istruiti\non istruiti, produttori\non produttori, inclusi\esclusi, più o meno danneggiati dalla pandemia, cattolici\laici?

Perseguire sviluppo vuol dire, ad avviso di chi scrive, adoperarsi per far diventare il territorio interessato attraente per gli investimenti esogeni, fertile per gli investimenti endogeni:

Proviamo a indicare chi dovrebbe fare cosa per realizzare questo possibile progetto di modernizzazione:

  • il legislatore dovrà porre le regole generali in termini di Bene Comune e curarne l’iter fino all’applicazione;
  • le Pubbliche Amministrazioni e gli Enti, ancorchè formalmente privatizzati, acquirenti di beni e servizi attraverso procedure ad evidenza pubblica, dovrebbero agire con corretta terzietà, provvedere al pagamento puntuale delle somme dovute entro i termini di legge, ovvero pattuiti, onde non aggravare ulteriormente la situazione delle imprese strette dalla morsa diminuzione delle commesse – aumento dei costi.
  • la burocrazia, preparata e snella, consapevole delle indispensabili attualizzazione dei propri modus operandi, operosa dovrà applicare le regole con terzietà e profonda conoscenza dei problemi e delle molteplici ipotesi di soluzione tra le quali scegliere;
  • le imprese, competitive al maggior grado possibile, innovative ed attente al mercato ed alle sue dinamiche, attente al miglioramento della produttività, dovranno realizzare valore aggiunto e ricchezza; ricchezza che solo dopo essere stata prodotta potrà essere distribuita; il metodo migliore consiste nello sviluppo di produzioni più competitive o più ricercate dai mercati; conoscere i dati e mettere i conti in ordine; innovare prodotti, innovare processi, inventare nuovi servizi, cercare nuovi mercati, eliminare al proprio interno inefficienze e sprechi; ecco ciò che il tempo presente pretende che faccia l’imprenditore che voglia vivere la sua vicenda da protagonista positivo;
  • i lavoratori dovranno incrementare la loro produttività nell’interesse proprio e delle imprese; dovranno impegnarsi a rendere al loro datore di lavoro una preziosa prestazione a fronte della corresponsione di stipendi e salari adeguati; le loro rappresentanze dovranno agevolarli nel conseguimento di quanto sopra;

Il ruolo dell’impresa e degli imprenditori: l’impresa è il luogo dove si accumulano conoscenza, disciplina, mezzi economici e finanziari; è uno dei luoghi della nostra società, oggi, dove la serietà, la professionalità, l’onestà, l’impegno occupano ancora spazi molto importanti.

Il primato dell’intelligenza e la tenacia della volontà come facoltà fondamentali della spiritualità nell’impresa e per l’impresa. L’imprenditore non fa, non lascia fare, ma fa fare. L’imprenditore deve far lavorare per obiettivi e non per adempimenti.

Governare l’impresa è governare la cellula che  produce valore all’interno della società. L’imprenditore può creare un’impresa di successo solo se vi incarna e trasfonde i suoi sentimenti profondi, i suoi sogni ed i suoi ideali; l’impresa è l’ombra lunga di un uomo.

Le imprese o trovano la mano d’opera dove vogliono ubicare i loro impianti, o utilizzano massicciamente gli immigrati extra comunitari, o affidano una fase di lavorazione ad imprese di altri territori,  oppure acquistano una linea di componenti da imprese estere attive dove la mano d’opera ha costi concorrenziali, o alcune volte vanno ad ubicare i loro impianti e le loro nuove grandi iniziative nel Mezzogiorno, ove la mano d’opera sembra essere disponibile ma c’è un deficit di stock infrastrutturale,

Le imprese dotate di tecnologia, reputazione, forza di mercato, normalmente, adoperano questi elementi non price per attrarre clienti, mentre le altre devono ricorrere alla forma di attrazione per esse più penalizzante, la riduzione del prezzo; la concorrenza tra territori si presenta simile: le armi meno qualificate saranno costituite dal livello dei salari e da quello della tassazione. Ma non saranno le uniche armi disponibili: salari elevati ed alta incidenza della tassazione non scoraggeranno le imprese dall’ubicare attività in territori nei quali ravvisino occasioni proficue di generare profitti, determinate da fattori qualitativi, tra i quali qualità del capitale umano, struttura del tessuto produttivo, livello dei servizi alle imprese, dotazioni di infrastrutture, qualità della Pubblica Amministrazione, qualità della vita; i posti di lavoro relativi ad imprese e territori che non dispongano di elementi competitivi non price o saranno schiacciati a livelli salariali molto bassi o scompariranno.

Il sistema produttivo chiede un contesto favorevole all’intrapresa: il che vuol dire snellezza amministrativa, certezza e rapidità del diritto; incrementi di produttività correlati ad incrementi delle retribuzioni nette, riduzione del cuneo fiscale, soprattutto nelle aree gravate da deficit infrastrutturali (provvedimento in corso di attuazione), un sistema sanitario di avanguardia diffuso sul territorio, la selezione meritocratica, una rete di trasporti e di comunicazioni adeguate alle esigenze di un Paese moderno, un welfare sostenibile ed efficiente, la vittoria nella lotta a povertà ed ingiustizie.

Strategicamente, il mercato del lavoro dovrebbe tendere a modernizzarsi senza diventare una giungla, coniugando sviluppo e solidarietà, puntando sulla formazione e sul lavoro di qualità.

Le capacità innovative di tanti imprenditori devono superare remore costituite, tra l’altro, dalle carenze del sistema di istruzione\formazione, dalle insufficienze degli stanziamenti a favore della ricerca, dalle difficoltà frapposte dalla Pubblica Amministrazione e dal suo soffocante sistema di permessi.

Il problema numero uno, oggi, per le imprese, con particolare riferimento alle Piccole e Medie Imprese, è un semplice problema di costi: rapporti con le burocrazie farraginose, tasse, oneri sociali, prezzi e tariffe, ritardi dei pagamenti da parte delle Pubbliche Amministrazioni e conseguenti oneri finanziari, split payement: tutti elementi rispetto ai quali i margini di manovra da parte degli imprenditori sono quasi inesistenti.

La questione territoriale è la questione chiave dello sviluppo economico italiano.

Se è vero, come probabilmente è vero, che la attuale marginalità del Mezzogiorno prima ancora di essere un fatto geografico è un fatto economico, determinato dalla circostanza che i nuovi processi di produzione ed intermediazione si sono localizzati nell’Europa continentale, il Mezzogiorno e la Sicilia, se vorranno inserirsi come polo di attrazione negli attuali equilibri territoriali, dovranno proporre con forza, sul piano della competizione, il loro potenziale.

Il forte squilibrio non giova alle aree deboli, ma può divenire troppo oneroso anche per le aree forti, accrescendone i costi di congestione, aumentandone gli squilibri interni, diminuendone la Qualità della Vita. Deve essere chiaro che l’incompleto utilizzo della risorsa lavoro del Mezzogiorno è il più rilevante elemento di squilibrio economico del Paese e determina una realtà socialmente ed economicamente inaccettabile

Obiettivo da perseguire, e sul raggiungimento del quale la dirigenza politica e le elites dovrebbe chiedere di essere valutate non può che essere l’unificazione delle disomogenee aree d’Italia sul solido e misurabile terreno del reddito pro capite, del Welfare, dei servizi, della sicurezza, delle infrastrutture, delle potenzialità, del ripristino della funzionalità dell’ascensore sociale, della compressione delle ingiustizie e della povertà, in sintesi, della Qualità della vita.

Che la realizzazione delle grandi infrastrutture di impatto europeo costituisca una importante leva per lo sviluppo del Mezzogiorno e l’abbassamento del tasso di disoccupazione nell’area lo ha ripetuto spesso anche il precedente Governatore della BCE, Mario Draghi

La sfida è rendere tutto il Mezzogiorno competitivo, agendo sui quattro versanti  di sicurezza (lotta alla grande ed alla micro criminalità), infrastrutture (pesanti e “pensanti” da realizzare anche attraverso l’uso ottimale del Recovery Fund e di tutti gli altri Fondi resi disponibili da’Unione Europea), flessibilità e riduzione strutturale del costo del lavoro (trasferendo gradualmente sulla fiscalità generale gli oneri indiretti che gravano sulle imprese) e fisco (attraverso la graduale rimodulazione\equiparazione rispetto alla concorrenza europea del carico gravante sulle imprese italiane in genere, ubicate nel Mezzogiorno in specie ).

Gli imprenditori, e non da poco tempo, ma con una certa insistenza, sostengono la necessità che siano avviati a soluzione, prioritariamente, per contribuire a risolvere i gravi problemi posti dall’emergenza pandemica, temi quali  la gestione oculata del mercato del lavoro, la fiscalità che non riesce ancora a premiare le imprese che davvero abbiano di nuovo voglia di investire, anche se da questo punto di vista qualcosa si è fatto (interessante l’opzione di ridurre le imposte nel Mezzogiorno al fine di aumentare il reddito delle imprese che le pagano), ma l’entità delle riduzioni prevista è ancora modesta, la drastica deregulation correlata alla semplificazione delle procedure ed al miglior funzionamento delle Pubbliche Amministrazioni, l’agibilità del territorio mediante il miglioramento delle infrastrutture materiali ed immateriali, ancora troppo carenti, la lotta alla criminalità sempre troppo poco aggressiva. Il tutto inquadrato nella cornice della certezza del diritto e di imprescindibile coordinamento con le politiche dell’Unione Europea.

La vera sfida che attende la Dirigenza Politico\Amministrativa e le aggregazioni imprenditoriali e sindacali è su quali basi costruire la crescita e lo sviluppo sostenibili partendo dalle imprese e con quali criteri utilizzarla e distribuirne i benefici effetti; poiché non tutte le crescite sono egualmente sostenibili nel tempo e non tutte sono gestibili e distribuibili allo stesso modo. Nel momento presente la sfida è l’elaborazione di Visione, Piano, Progetti, impegni corrispondenti in tema di Execution da inviare entro il 15 Ottobre 2020 all’Unione Europea in termini coerenti con le Direttive della Commissione Europea, nell’ambito del processo di attivazione delle somme del EU New Generation, Recovery Fund.

Due grandi meridionalisti, Giustino Fortunato e Francesco De Sanctis che si esprimevano intorno alla fine del 19° secolo sostenevano che “non c’è sviluppo senza coesione, non c’è coesione senza mobilità, non c’è mobilità senza infrastrutture”. (Giovanni Mollica, In Se è così….6\8\2020)

Obiettivo di una politica europea della mobilità sostenibile è predisporre sistemi di trasporto che rispondano alle esigenze economiche, sociali ed ambientali della società, che siano efficaci, efficienti, economici, capaci di proteggere l’ambiente, di dare equilibrio e quindi ragionevole certezza all’occupazione; ponendo essa politica comunitaria della mobilità al centro della strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione.

Sapendo che una grande quantità di risorse finanziarie affluirà verso il nostro Paese, la più stringente delle necessità è elaborare a livello governativo e di Classe Dirigente un grande Progetto di Visione e di Scopo per il futuro che non si rassegni a somigliare al presente o peggio al passato; chi scrive ritiene che questo Progetto dovrebbe prevedere che le risorse vengano usate contestualmente sia per contribuire davvero a risolvere i problemi dell’emergenza sia per affrontare i costi delle iniziative\prospettive che si devono individuare. Obiettivo strategico di questa Visione: ottenere che chiunque, in Italia, abbia voglia e capacità di lavorare possa incontrare una offerta di lavoro compatibile con il proprio percorso di educazion\istruzione\formazione\specializzazione\selezione, possibilmente senza dovere emigrare rispetto alla propria regione di appartenenza; strumento strategico: l’esigenza prioritaria ed ineludibile di tendere ad eliminare le disparità tra Nord e Sud del Paese.

La condizione che i Paesi Europei si sarebbero esplicitamente scambiata, convinti che negli anni a venire la possibilità di creare prosperità dipenderà dalla qualità degli investimenti (Mauro Magatti), è che questi fondi vengano destinati in modo puntuale ad investimenti, vengano utilizzati sintonicamente con i Progetti presentati nel rispetto delle indicazioni ricevute dalla Commissione Europea e  dei tempi previsti, producano in via di fatto i risultati previsti in sede progettuale. Entro il 15 Ottobre 2020 bisognerà presentare una breve e dettagliata progettazione, modelli di opere da realizzare, conformi a criteri (Green, Innovazione, Infrastrutture, Sanità, Giovani) che la Commissione Europea ha specificato.

Cosa necessita per perseguire questa Visione?

Servirebbe dare vera centralità all’istruzione in funzione dell’occupazione; servirebbe un approccio tecnico\emotivo diffuso; servirebbero Consulenti del Lavoro, Professionisti preparati capaci di intercettare le necessità delle imprese in stretto rapporto con gli Amministratori locali competenti, trasparenti, capaci, per conoscenze e competenze,  di indirizzare i giovani disoccupati verso i contratti di apprendistato (utilizzando quanto più possibile il Progetto Europeo Garanzia Giovani, ulteriormente recentemente rifinanziato e suggerito dalla Commissione) più idonei in relazione alle proprie caratteristiche, che siano conoscenti dei mercati del lavoro dei singoli territori; servirebbero professionisti provenienti dal contesto delle agenzie private con esperienze specifiche acquisite sul campo e motivati in termini di risultati.

Eccesso di regolamentazione, complessità delle procedure, inefficienza delle Pubbliche Amministrazioni sono nemici sottili ed invisibili, ma non per questo meno dannosi; le troppe leggi e la loro pessima applicazione costituiscono un peso insopportabile per le imprese e per lo stesso sistema economico; la stratificazione di leggi e regolamenti sta ancora continuando; liberare le imprese ed i cittadini da queste remore attraverso la semplificazione e la deregolazione è compito essenziale per accompagnare la crescita del nostro sistema economico.

Adesso che il Governo sembra annunciare scelte serie per attrarre investimenti verso il Mezzogiorno serve puntare su strutture snelle, capaci di sostenere, con buoni servizi, le attività imprenditoriali che sarà possibile mantenere in vita dopo la crisi pandemica e quelle che sarà possibile ubicare in territori non saturati

Esaminando il problema in termini di interesse, si può affermare che il Mezzogiorno presenta grandi potenzialità di crescita per la presenza di ampie risorse inutilizzate di capitale umano. Ma queste risorse, fino a quando non saranno adeguate alle esigenze espresse dal mercato, ben difficilmente potranno costituire un fattore reale di sviluppo per il prodotto interno:

I giovani hanno imparato molto dalla recente storia del nostro Paese ed in buona parte, rivelano ambizioni nuove: sono d’accordo per la mobilità, ma come esportatori di professionalità, e non di lavoro comunque in condizioni di precarietà, almeno per quel che riguarda la Qualità della Vita.

Ed è questo un buon motivo per insistere sulla Scuola e sulla Formazione finalizzata, sul rapporto tra Scuola, Università ed Imprese, intese come capaci di realizzare risultati utili ai destinatari e non solo ai formatori.

Questi soggetti dovrebbero tentare di soddisfare le esigenze delle imprese di dotarsi di addetti al commercio elettronico, al cross data marketing, al marketing strategico, periti informatici dedicati all’informatizzazione dei processi e dei prodotti, ingegneri esperti in Internet delle Cose (IOT), chimici capaci di utilizzare i nuovi materiali, fisici e matematici, conduttori di impianti, tecnici delle produzioni e tecnici delle telecomunicazioni, esperti dei problemi tecnico\giuridici\gestionali intrinseci alla Mobilità, alla internazionalizzazione ed inoltre un numero enorme di nuovi medici.  I nuovi lavori saranno delle persone che continueranno a formarsi; non è e non sarà sufficiente avere studiato e studiare all’Università per disporre delle competenze indispensabili ad eccellere per il resto della propria vita lavorativa; i nuovi lavori saranno basati sulla capacità di interfacciarsi con l’Intelligenza Artificiale, con i dati Biometrici, con i Big Data, con gli algoritmi, la Blockchain e la Realtà Virtuale ed aggiornarsi lungo tutto il corso della propria vita lavorativa.

I nativi di questi ultimi anni, quando avranno superato l’Esame di Maturità, (ancora un rito di passaggio oppure soltanto una banale formalità?)  dovranno essere preparati e formati per affrontare lavori oggi ancora non esistenti.

Investimenti in tema di Educazione, istruzione, formazione, specializzazione, selezione in base ai meriti acquisiti, delle risorse umane sono il perno dello sviluppo.

Questo presuppone che l’agenda di un Governo sensibile al tema metta, più che in passato, al centro una revisione del sistema educativo\formativo nella direzione che fin qui si è cercato di descrivere, per preparare le giovani generazioni a nuove competenze e maggiore flessibilità e si confronti con il sistema produttivo\industriale\manifatturiero;  l’obiettivo sarà preparare i giovani  lavoratori ad affrontare cambiamenti di funzione e di attività necessari, volta per volta, per i nuovi lavori richiesti da mercati del lavoro in continua evoluzione.

Poi, bisogna lavorare sul tema della sostenibilità, con i suoi tre elementi chiave, per farne punti fermi dei progetti formativi: una grande, convinta attenzione all’impatto ambientale delle proprie scelte, una coscienza sociale che tuteli e non sfrutti i lavoratori, una governance che si fondi su trasparenza e tracciabilità dei flussi finanziari e codice etico cogente.

Un recente contributo dello studioso Andrea Nastasi in “La questione Meridionale: Costituzione della Macroregione e le infrastrutture”, individua quale grande opportunità, per tentare di arginare il declino del Mezzogiorno in generale e della Sicilia in particolare: la costituzione della Macroregione, organismo riconosciuto dall’Unione Europea ed idoneo ad essere utilizzato nell’ambito di grandi progetti condivisi quali l’incremento di collegamenti stabili tra l’Europa, la Sicilia, l’Africa  dando corpo alle suggestioni sturziane, favorite anche dall’ampliamento del Canale di Suez e finché durerà, dall’incremento della presenza della Cina.

Serve, però, tenere presente che le terapie di cui infra si è scritto dovrebbe essere recepite da un’area che, malgrado sia più debole rispetto al Nord del Paese, si è comunque evoluta e non è più quel pezzo del Paese, arretrato, al quale ci ha abituato la retorica del passato.

Le èlite, le Classi Dirigenti, la cittadinanza consapevole, la Buona Politica devono ritenere superate le categorie consuete e divisive, modificare parametri e remore, contribuire a consentire alla Sicilia ed alla Calabria, quale parte essenziale della comunità nazionale, di realizzare il ruolo di crocevia e snodo tra Oriente ed Occidente, tra Europa ed Africa che la geologia e la geografia e la geopolitica, le nuove opportunità tecnologiche assegnano loro nel ventunesimo secolo, come già tante altre volte nella Storia, ottenendo la realizzazione del Ponte del Mediterraneo che da solo impegnerebbe 50.000 nuovi addetti alla realizzazione, per ciascuno degli anni necessari al completamento dell’Opera, materiali e professionalità e competenze di provenienza da tutto il mondo e la completa realizzazione del Corridoio Europeo 8 Augusta\Mazzara del Vallo – Rotterdam\Berlino che intercetti i traffici provenienti da Suez e percorrenti il Mediterraneo dall’Oriente a Gibilterra utilizzando anche la perimetrale Siciliana dell’Alta Velocità\Capacità. Progetto e realizzazione che rispondono ad esigenze Europee, Italiane e solo alla fine deille comunità del Mezzogiorno.

La priorità, in questo momento, consiste nel creare nuovi posti di lavoro, anche a costo di un nuovo intervento statale oppure utilizzando Project Financing e Venture Capital, su pochi e mirati grandi progetti ed opere, pubbliche e private, purché di elevato valore infrastrutturale; opportunamente ripartiti tra i vari territori in funzione anche di obiettivi di perequazione e coesione: al momento opportuno grande attenzione ad infrastrutture funzionali all’incremento dell’appetibilità di quei territori fin qui in deficit infrastrutturale come pure ad un piano di manutenzioni che hanno il vantaggio della veloce utilizzazione degli stanziamenti disponibili; bisognerebbe ragionare non basandosi solo sulla situazione attuale dei conti, ma pensando anche ai grandi benefici che è possibile stimare che deriverebbero dall’attuazione di questa strategia; senza un po’ di ossigeno alle imprese, un volano ai consumi e la diminuzione dei senza lavoro, l’economia non potrà ripartire e le sofferenze della collettività non potranno essere lenite.

Referendum sul numero dei Parlamentari, elezioni regionali, stabilità del Governo: troveremo il tempo, fra tanti ingorghi, per cercare e trovare la via italiana allo sviluppo, mentre si scelgono le regole del gioco e poi l’arbitro della partita per i prossimi anni?  Il problema più grave, sembra ad alcuni osservatori, il deficit di modernizzazione del Paese a livello di Amministrazioni Centrali; grave problema di cultura della dirigenza, in particolare della dirigenza pubblica: sembra che ci sia il problema di far emergere una Classe Dirigente che abbia come obiettivo  coesione e convergenza delle varie faglie del Paese e  la capacità di interpretare gli interessi del Paese: lo sviluppo e crescita  del Mezzogiorno, tramite politiche idonee, in ottica di sussidiarietà, entro il 2025, utilizzando in modo sapiente e funzionale all’obiettivo tutte le risorse disponibili, nessuna (MES) esclusa e le sue ricadute sulla prosperità dell’intero Paese costituiscono la sfida che la Dirigenza Politica, in sintonia con le elites culturali e la cittadinanza consapevole e le sue aggregazioni sociali, deve raccogliere e vincere.

Affinché non sia scoraggiata la propensione ad investire di migliaia di dinamici imprenditori sono urgenti Visione opportuna del Futuro,  decisioni ed atti concreti, scelte ed execution.

E questi sono di competenza del Governo.

Il grande nemico da sconfiggere è la cultura dell’attesa: ci sarà qualcun altro che risolverà il problema.

L’invito da fare alla Dirigenza Politica: “Tra il dire ed il fare c’è di mezzo soltanto il decidere”.

Il premio per i comportamenti virtuosi dei Governanti che si impegnassero nel raggiungimento di questi traguardi di corretta infrastrutturazione, utilizzando il parametro del 34% nella distribuzione delle risorse nell’area Mezzogiorno, dovrebbe consistere in un utilizzo completo della Sicilia, quale piattaforma logistica frontaliera al Canale di Suez, nel tasso più basso di disoccupazione generale, giovanile e femminile di mani d’opera e menti d’opera del Mezzogiorno, rispetto al tasso medio europeo ed in un tasso più elevato di produttività generale per ora lavorata, con conseguente miglioramento del Prodotto Interno Lordo dell’area per gli anni delle realizzazioni, con tutti i positivi effetti che ne conseguono per le collettività in termini di Qualità della vita e di Bene Comune.

Piacerebbe agli Imprenditori ed alla cittadinanza consapevole di buona volontà e retto  sentire pensare al Mezzogiorno nel 2025 come uno dei centri di un’Europa aperta verso il mondo, come nell’Europa di Federico II°, dei filosofi, dei mercanti e dei banchieri, capace di espandere la propria cultura ed accrescere la propria prosperità, eticamente realizzata, confrontandosi con spirito tollerante e mentalità vincente con mercati e culture diverse.

Ci si potrebbe attendere che i Parlamentari nazionali e regionali,  provenienti elettoralmente dalle aree del Mezzogiorno, in qualunque schieramento militino, si impegnassero convintamente e con azioni aventi carattere di ufficialità politica, a contribuire alla realizzazione di opere infrastrutturali di rilievo ed interesse nell’area, in misura rispettosa del vincolo del 34% e di tale interesse europeo da potere essere realizzate con i fondi di Next EU Generation, Recovery Fund.

A questi Ideali, Visioni, Progetti, Scopi e Realizzazioni un Partito cristianamente orientato dovrebbe ispirare la propria azione futura nell’ottica del raggiungimento del Bene Comune in tutte le sue declinazioni e su queste basi progettuali e valoriali proporsi quale aggregatore di consenso.

Ricordare sempre che Cristianesimo è decisione. La Preghiera dell’Imprenditore: “Signore, dammi la capacità di cambiare ciò che é possibile cambiare, dammi la forza di sopportare ciò che non é possibile cambiare e dammi l’intelligenza per capire la differenza”.

Massimo Maniscalco

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