Giorgia Meloni sarà pure una “influencer”, come sostiene Matteo Renzi, ma sicuramente non è una che vende panettoni o colombe pasquali. Al contrario, ha un preciso progetto politico, dotato di una coerenza intrinseca che va compresa perché lo si possa combattere. Si tratta di unire con un tratto di penna i puntini delle posizioni sue e della sua maggioranza perché il disegno appaia nella sua evidenza.
L’attacco alla Costituzione, condotto attraverso il “premierato”; l’ autonomia differenziata che la Meloni, a questo punto, rivendica come parte del suo programma, per quanto in palese contraddizione con il suo postulato “nazionalista”; L’attacco alla magistratura; l’attacco al sindacato “tossico”; la cultura – chiamiamola così- che sorregge il “decreto sicurezza”; le insidie alla libera informazione sono un tutt’ uno, diretto ad orientare verso un “principio d’ autorità” un’Italia che la Legge Fondamentale dello Stato, al contrario, ho incardinato su un “principio liberale, popolare e democratico”.
Una Costituzione che la destra deve, per forza di cose, riconoscere – salvo sgomitare dove può- ma che non ama e della quale, soprattutto, non riesce a digerire il processo di genesi storica, fondato sulla lotta popolare di liberazione dal nazi-fascismo. Quasi fosse alla ricerca di una rivalsa nei confronti di una Repubblica nata dalla Resistenza, in contrapposizione, al fascismo e tale da decretare, di quest’ultimo, la definitiva condanna della storia.
La dittatura fascista è stata, anzitutto, la manifestazione, pertinente al suo tempo, in cui prende forma una concezione dello Stato, espressamente avversa ai valori di libertà e democrazia, secondo una postura etica, che voleva “rifare” gli italiani ed ha mandato l’ Italia in rovina. Peraltro, la tentazione “autoritaria” – secondo varie declinazioni, dalia dittatura, alle “autocrazie”, fino alle cosiddette “democrature” illiberali che irrompono nel teatro della storia – rappresenta una costante, tale per cui sono piuttosto gli ordinamenti democratici ad apparire creazioni estemporanee. E si tratta di una inclinazione che oggi ricompare e si rafforza, addirittura come fenomeno trans-nazionale che sembra disegnare una impalcatura geo-politica in cui le affinità ideologiche prevalgono sulle stesse contiguità territoriali tra un paese e l’altro.
Ed è, in qualche modo, ciò che succede tra le due sponde dell’ Atlantico, tra la dottrina populista “trumpiana” e le forze sovraniste e, perfino, filo putiniane che, in Europa, coltivano una relazione speciale con il nuovo indirizzo della politica americana.
Giorgia Meloni, a sua volta, è di fronte ad un tale bivio, tra l’ Europa e le affinità elettive con Trump, del quale sembra, però, aver fortunatamente compreso quanto sia inaffidabile, imprevedibile e pericoloso per chi lo accosti, in particolare per gli scarti infantili dell’ umore cui va facilmente soggetto.
Domenico Galbiati