Saranno quasi cinquecento le iniziative attraverso cui si articola il Festival dello Sviluppo Sostenibile in ogni parte d’Italia e con il coinvolgimento di scuole, università, imprese, associazioni, istituzioni e singoli cittadini.  In particolare l’edizione 2019, oltre ai tre eventi organizzati dal Segretariato dell’ASviS (Roma, 21 maggio – Milano, 28 maggio – Roma, 6 giugno), prevede anche 17 eventi nazionali di alto livello, dedicati ai temi chiave dello sviluppo sostenibile e ai diversi Obiettivi dell’Agenda 2030, organizzati dagli aderenti dell’Alleanza, con il contributo dei Gruppi di lavoro dell’ASviS e di collaboratori esterni. Napoli, Udine, Roma, Torino e Genova sono le città italiane che ospiteranno queste iniziative.

Il fattore tempo diventa determinante per accogliere e vincere le sfide dell’Agenda globale delle Nazioni Unite per il 2030, poiché da quando questa Agenda è stata approvata, era il 25 settembre del 2015, con un orizzonte relativo ai 15 anni a venire, è già trascorso quasi un terzo del tempo nel quale tale Agenda si dovrebbe concretizzare.

Per questo bisogna predisporsi a sfruttare il decennio che ancora ci rimane da qui al 2030 per contribuire al lavoro di portare il mondo su un sentiero di sviluppo sostenibile.

Ciò vuol dire che anche l’Italia deve impegnarsi a definire una propria strategia di sviluppo sostenibile che consenta di raggiungere gli obiettivi Onu. L’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile costituisce  un necessario e urgente richiamo universale per un deciso cambiamento di paradigma nei confronti del tema dello sviluppo. Non si tratta di una sorta di adempimento burocratico ma di un impegno politico capace di arrecare molti benefici al nostro Paese sotto tanti punti di vista.

Dal 2016 l’ASviS, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, opera per far crescere nella società italiana, nei soggetti economici e nelle istituzioni la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e per mobilitarli allo scopo di realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

L’Alleanza riunisce attualmente oltre 200 tra le più importanti istituzioni e reti della società civile, quali associazioni rappresentative delle parti sociali (associazioni imprenditoriali, sindacali e del Terzo Settore); reti di associazioni della società civile che riguardano specifici Obiettivi (salute, benessere economico, educazione, lavoro, qualità dell’ambiente, uguaglianza di genere, ecc.); associazioni di enti territoriali; università e centri di ricerca pubblici e privati, e le relative reti; associazioni di soggetti attivi nei mondi della cultura e dell’informazione; fondazioni e reti di fondazioni; soggetti italiani appartenenti ad associazioni e reti internazionali attive sui temi dello sviluppo sostenibile. L’Asvis pubblica ogni anno un rapporto annuale sullo stato di avanzamento dell’Agenda 2030.

Per cogliere la dimensione sociale e politica della sostenibilità occorre domandarsi a che punto è lo stato di attuazione dell’Agenda 2030 a tutti i livelli istituzionali.

Quando nel 2015 le Nazioni Unite approvarono l’Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile ( CLICCA QUI )e i relativi 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile da raggiungere entro il 2030, fu espresso un chiaro giudizio sull’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo, non solo sul piano ambientale, ma anche su quello economico e sociale. In questo consiste il carattere fortemente innovativo dell’Agenda 2030: è stata definitivamente superata l’idea che la sostenibilità sia unicamente una questione ambientale e si afferma invece una visione integrata delle diverse dimensioni dello sviluppo.

Tutti i Paesi sono chiamati a contribuire allo sforzo di portare il mondo su un sentiero sostenibile, senza più distinzione tra Paesi sviluppati, emergenti e in via di sviluppo, anche se evidentemente le problematiche possono essere diverse a seconda del livello di sviluppo conseguito.

Ciò vuol dire che ogni Paese deve impegnarsi a definire una propria strategia di sviluppo sostenibile che consenta di raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, rendicontando sui risultati conseguiti all’interno di un processo coordinato dall’ONU. Ovviamente, data la sua ampiezza e il suo carattere “trasformativo”, l’attuazione dell’Agenda 2030 richiede un forte coinvolgimento di tutte le componenti della società, dalle imprese al settore pubblico, dalla società civile alle istituzioni, dalle università e centri di ricerca agli operatori dell’informazione e della cultura.

 

Il processo di cambiamento del modello di sviluppo viene monitorato attraverso un complesso sistema basato su 17 Obiettivi, 169 Target e oltre 240 indicatori. È rispetto a tali parametri che ciascun Paese viene valutato periodicamente in sede ONU, attraverso l’attività dell’High-level Political Forum (HLPF) e dalle opinioni pubbliche nazionali e internazionali. L’ultima verifica sullo stato di attuazione deglli Obiettivi (l’High-level Political Forum) si è tenuta lo scorso luglio a New York. È interessante il fatto che l’Italia figura fra i 47 Paesi che hanno presentato di propria iniziativa le valutazioni sull’attuazione dell’Agenda (le loro Voluntary national reviews) nell’incontro dello scorso anno.

 

Per descrivere l’andamento dell’Italia rispetto ai 17 Obiettivi dello sviluppo sostenibile, ASviS e Istat hanno elaborato degli appositi indicatori in base ai quali risulta che tra il 2010 e il 2016 l’Italia mostra segni di miglioramento in otto aree: alimentazione e agricoltura sostenibile, salute, educazione, uguaglianza di genere, innovazione, modelli sostenibili di produzione e di consumo, lotta al cambiamento climatico, cooperazione internazionale.

Per cinque aree, invece, la situazione peggiora sensibilmente e fra queste vi sono il goal 1 (povertà), il goal 8 (Incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva e un lavoro dignitoso per tutti) e il goal 10 (Ridurre l’ineguaglianza all’interno di e fra le Nazioni).

Vi sono, dunque, luci e ombre sulla strada della attuazione della sostenibilità. Ma si tratta di una sfida che è alla portata della politica. L’importante è crederci e coordinare in modo armonico, sussidiario, democratico e costante gli interventi.

Gianni Bottalico

Immagine utilizzata: Shutterstock

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