Siamo tutti in ansia per ciò che può accadere in Ucraina. Personalmente mi riconosco nella preghiera e negli appelli alla Pace di Papa Francesco. La Pace è bene supremo e prezioso. Ciò non esime però nessuno dalla responsabilità di dare un giudizio su ciò che sta accadendo, senza nascondersi dietro una sorta di pavida neutralità.

Il bene della Pace – come Francesco ed i suoi predecessori hanno più volte affermato – non vive in contrasto con quello della Giustizia. Lo vediamo in tante situazioni di conflitto nel Mondo. Lo vediamo anche in Ucraina.
Certo, la questione è molto complessa. Non tutto è semplicemente “o bianco o nero”, come sempre nei quadranti di “confine”, dove il difficile intreccio delle identità ed il portato della storia faticano ad essere riassunti in modo inequivoco nelle categorie degli Stati Nazione. Ma un punto sembra essere fuori discussione: un Paese sovrano non è oggi libero di decidere il suo futuro perché la “potenza” vicina lo considera appartenente alla sua pretesa “sfera di influenza”.
La memoria – oggi purtroppo affievolita e spesso messa da parte per ragioni di comodo – ci offre svariati esempi di tale limitazione della libertà. È successo con la Cecoslovacchia ai tempi della “Primavera di Praga”, stroncata nella violenza dai carri armati dell’Unione Sovietica. È successo nel Cile di Salvador Allende, travolto da un golpe militare ispirato ed organizzato dagli Stati Uniti. Succede peraltro ancora in tanti paesi del Sud del Mondo, dove i regimi militari si alternano – o, spesso, stroncano nascenti forme di democrazia – per servire gli interessi politico-economici della Potenza globale o regionale di turno.
Il dramma nel dramma è che oggi, tutto ciò, non ha neppure la parvenza di quella giustificazione (per così dire) “ideologica” che derivava dal conflitto tra Comunismo e Occidente subito dopo la seconda Guerra Mondiale. Allora, le forzature anche violente erano ammantate di ideologia. Oggi, sono palesemente e solamente espressione di una volontà di dominio geo-politico e – in ultima analisi- economico/energetico, oppure dalla ricerca di risorse alimentari, come nel caso della strategia cinese in Africa oppure ancora di accaparramento di terre rare.
Tutto ciò accade nella stagione storica di maggiore debolezza delle Democrazie di stampo occidentale. Esse stanno perdendo capacità di leadership globale e di radicamento popolare al proprio interno. In tutti i paesi occidentali il “carisma della Democrazia” è in crisi. È messo in discussione dalla crescita delle disuguaglianze, dai problemi di “efficienza” del sistema, dalla pervasività dei nuovi strumenti di comunicazione sociale che tendono a cancellare il valore della “mediazione comunitaria” e dunque, alla fine, anche quello delle Istituzioni Democratiche Rappresentative. La “simpatia” che anche in Europa – ed in Italia – riscuotono i leader autoritari (come Putin) ne è la prova documentale. E ciò riguarda sia parti importanti della pubblica opinione, sia settori non secondari delle leadership politiche, soprattutto a destra.
Dietro il crescente conflitto in Ucraina – dunque – non vi è solo un problema di temuta “espansione della NATO ad est” (questione che può essere dipanata sul piano diplomatico); vi è un conflitto tra Democrazia e Democratura.
Intendendo per “Democratura” un sistema apparentemente democratico, ma in realtà autoritario. Quel sistema che, nel Mondo, ed anche forse in una parte di Europa, si sta piano piano diffondendo difronte alla incapacità delle Democrazie di dare risposte credibili ed autorevoli alle sfide del nostro tempo.
L’allarme rosso dovrebbe essere evidente a tutti. All’Unione Europea – che si muove ancora in ordine sparso nel campo della politica estera e di difesa – in primo luogo.
Lorenzo Dellai

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