Tante “sardine”, migliaia di sardine che si radunano improvvisamente in una piazza, dove stanno?

Stanno in un altro posto lontano, dove si scruta all’orizzonte, dove si dice “io non sto qui, non ci sto da molto”. Improvvisamente qualcuno chiama all’adunata coloro che non ci sono, ma è un incontrarsi ancora indistinto, senza un preciso messaggio, senza precisa scelta, senza una figura di riferimento, senza un leader, senza grandi contenuti.

Sono certamente dove non sono altri ed ora, forse questo è il messaggio, di una diversa aspettativa. È un’esplosione di giovani attratti dai social da questo fenomeno di una chiamata in una piazza, solo per esserci, per dimostrare che si può chiamare chi non c’è o non c’era da tempo. È un’attrazione verso un’espressività di una sola presenza momentanea, in un posto, dove le parole dette non nascono che da pochi, non se ne conosceva quasi il linguaggio.

Un esperimento di comunicazione, quasi una scommessa, che evidenzia quanto poco possano contare i contenuti, ma solo una protesta, la protesta della vecchia assenza, la protesta dell’assenteismo passato, il desiderio di essere altrove, da qualche parte dove va la massa. Perché a ben ascoltare nelle varie piazze, forse da un lato un linguaggio moderato, dall’altro, in un altro luogo, un messaggio aggressivo, ma conta poco se mi riconosco in una proposta, mi riconosco nel fare massa attorno ad un’incognita, ma che si è mossa di sorpresa.

La sorpresa quindi che diventa contenuto silenzioso.

Ma dove stanno i “marinai”, con la loro esperienza di conoscenza del mare, dei suoi movimenti, dei pesci, non solo delle sardine, che valutano il colore, l’età e la qualità del pescato, che sanno capire le correnti, sanno raccogliere per sfamare le proprie famiglie, dietro ad un progetto economico, o sociale chiaro?

Ed hanno ragione gli studiosi di questi fenomeni di comunicazione, perché dimostrano la potenza dei social, anche la capacità di condizionare masse con proposte senza contenuti ancora valutabili. Questo è il grande problema della nostra società. Una volta erano pecore ed ora sono sardine, ma almeno contengono l’omega3.

Mi spaventa, ma sono un nostalgico, non capisco, sono un illuso anziano. Ma mi spaventa che masse si muovano senza il tempo della cultura, senza il tempo del ragionamento, senza una partecipazione a contenuti meditati. Mi spaventa che esistano masse che sollevano cartelli, oggi cartelli, domani, come in altre piazze, anche braccia che si agitano ed agitano non solo il pensiero, ma il movimento.

Stiamo a vedere, con la speranza che a guardare nel “vuoto” alla fine non si veda nulla e si inizi a guardare in sé stessi, a chiedersi, dove sono, dove sto, con coscienza di chi sono e qual è il mio reale ruolo e la mia reale responsabilità.

Almeno io la vedo così, ma qualcuno può anche spiegarmi che sbaglio, ma in quel momento inizia forse ad esprimere, non più a guardare verso un orizzonte ancora lontano.

Alberto Berger

Presidente Sezione UCID della Provincia di Bolzano

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