Il Mulino, a firma di Paolo Pombeni, ha pubblicato il seguente articolo sul Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella
Mattarella ha scelto di misurarsi con una riflessione di notevole spessore storiografico. Un confronto con la storia e con un futuro che ci si para innanzi in termini di transizione storica epocale
La lectio magistralis che il presidente Mattarella ha tenuto a Marsiglia in occasione della laurea honoris causa che gli è stata conferita dall’ateneo della città francese ha trovato, con rare eccezioni, sulla stampa e in Tv solo quella considerazione più o meno “dovuta” per l’intervento di un inquilino del Quirinale. Se ne sono in genere sottolineati solo i passaggi più importanti e non sono mancate le solite interpretazioni interessate per attribuire a certe frasi un significato cripto-polemico verso momenti della politica italiana: così il riferimento all’importanza degli organismi internazionali è stata quasi ridotta a una valorizzazione della Corte penale internazionale con cui il governo ha un attrito, oppure la messa in guardia contro il rischio di essere “schiacciati fra oligarchie e autocrazie”, finendo in un ruolo di “vassallaggio felice”, è stato assunto come un rimando al ruolo di Giorgia Meloni nel rapporto con Trump.
Se si legge il testo, si vedrà che sorgono molte domande che sarebbe bene tenere nella dovuta considerazione. Ovviamente non è possibile, né avrebbe senso fare una esegesi minuta di quanto pronunciato dal nostro presidente: il testo è disponibile e una lettura diretta è altamente raccomandabile. A me sia il testo sia la natura del discorso hanno suscitato riflessioni che mi permetto di condividere coi nostri lettori.
Innanzitutto, non possiamo non chiederci il perché della scelta operata da Mattarella. Non si trattava certo di dare un “indirizzo politico”, come avviene nei discorsi di varia natura che l’inquilino del Quirinale pronuncia nell’ambito delle sue funzioni istituzionali. Una lectio magistralis per una laurea honoris causa invita a riflessioni di tipo “scientifico”, sia pure di ampia portata, tanto più essendo fatta da una personalità che ha rivestito il ruolo di docente universitario e di studioso di diritto. Mattarella ha scelto di misurarsi con una riflessione di notevole spessore storiografico, un confronto con una storia che in gran parte ha vissuto e con un futuro che gli si para innanzi ogni giorno in termini che oso definire di transizione storica epocale.
Non si può pensare che un testo così impegnativo sia stato elaborato senza un confronto approfondito con dei referenti, a partire dai suoi consiglieri più stretti, consapevoli che si sarebbe trattato di un intervento destinato a lasciare una traccia dentro la congerie di interpretazioni e confronti che, non solo in Italia, si vanno costruendo davanti alle angosce del presente. Del resto, non a caso Mattarella ha invitato i giovani a costruire “una nuova narrativa”.
Mi pare si tratti di una specie di testamento precoce per trasmettere, a chi lo vorrà conoscere, il senso della storia e del suo peso, e i motivi che hanno portato il presidente a impegnarsi nel suo delicato ruolo in questo confuso decennio. Per la lettura completa dell’articolo CLICCA QUI