Aldo Moro, un visionario della politica, quando il termine visionario non era così diffuso. La visione era l’essenza della sua pratica politica e in parte-a posteriori-ne determinò l’assassinio da parte delle Brigate Rosse. L’idea di una convergenza di culture politiche diverse per rafforzare la democrazia aveva bisogno di tempo, ma soprattutto di elaborazione dentro il partito di Moro, la Dc. Una forza da decenni alla guida del Paese era incapace di immaginare un orizzonte complesso dove le tecnologie avrebbero sconvolto gli assetti sociali, dove il “creato” sarebbe stato aggredito e sfruttato al punto da essere distrutto dalla forza dell’uomo. Uno sconvolgimento totale inimmaginabile. La Dc, in quanto partito-somma aritmetica di correnti, non era nelle condizioni di scrutare i nuovi orizzonti. Moro scavò in profondità prima di sostanziare l’apertura politica a nuove culture politiche. Il Pci era il punto di arrivo della sua visione, partito di grandi masse e radicati valori, per la verità non del tutto preparato a dare sostanza e vita al nuovo corso ispirato da un leader antagonista. E Moro visionario, forse fu capito meglio dalle forze che ne decretarono la fine fisica piuttosto che dai soggetti politici con i quali dialogava. Un capitolo tuttora aperto e che ci portiamo dietro dagli anni giovanili.
Il progetto di una democrazia compiuta che guardava avanti, a mutamenti in arrivo nell’industria, nelle campagne, nella scuola richiedeva avanzate analisi ad ampio raggio. Il Pci con Enrico Berlinguer alla fine non deluse e l’abbrivio ci fu. Sono stati gli anni successivi, purtroppo, ad avere confinato quella ricerca di cultura politica in un cantone del presente. La necessità di rimuovere i blocchi di un dialogo tra identità diverse, per una sorta di autodeterminazione, sta riemergendo davanti al fallimento di forze politiche al governo inadeguate ai cambiamenti.Sono i paradossi della storia in cui le nuove povertà, l’economia,il cambiamento climatico, le migrazioni, il welfare in crisi, ricevono risposte da formazioni conservatrici. Il clima che cambia e gli impoverimenti globali sono il dramma del nostro tempo con soluzioni precarie.
Le recenti iniziative nel nostro Parse intorno all’impegno dei cattolici in politica, valgono il richiamo alle idealità del ‘900, da studiare tutte intere per scomporle nei mille frammenti della società di oggi. Un dibattito recentissimo al circolo Pd di Pomigliano d’Arco cui ho assistito, ha stimolato queste riflessioni laddove si è discusso di Aldo Moro e di Vittorio Bachelet , della loro eredità ideale, con Franco Miano, docente di Filosofia alla Federico II e Marco Iasevoli, giornalista di Avvenire. Il dibattito è stato introdotto e stimolato da Aniello Cimitile, esponente del Pd , già rettore dell’Università del Sannio. Ricordando le due figure, entrambe vittime delle Brigate Rosse, la discussione ha riconosciuto la necessità di stare dentro il mondo che cambia con idee e proposte che aggreghino e sappiano agire. L’Italia della tradizione democratica della Dc, del Pci, del Psi, dei laici, può rinascere ? Il bisogno è prima di tutto conseguenza di una disaffezione dalla politica. Territori con caratteristiche sociali ed economiche come quelle di Pomigliano-storico avamposto industriale del Mezzogiorno- devono ambire a creare le condizioni per percorsi nuovi, intese all’altezza di cambiamenti epocali, è l’idea di Cimitile. È evidente che l’affermazione delle destre in Italia e in altri Paesi ha riproposto alla sinistra l’antica questione delle alleanze. Ripartire, dunque, fuori da schematismi e prevenzioni. Il fenomeno dell’astensionismo alle elezioni è il regalo inatteso a formazioni politiche che peggio interpretano fenomeni complessi. Le soluzioni in campo, sempre più spesso, prescindono dall’ascolto delle persone e per per questo vanno ripensati anche i criteri della rappresentanza democratica. Il bipolarismo sorto in Italia ha mortificato molte identità, sebbene abbia permesso ad una larga coalizione -l’Ulivo- di battere le destre con leader ricco e abile. Evidentemente non basta, come si è visto negli ultimi anni. Nè si costruisce qualcosa senza una buona cultura politica. Il Pd prova a rimettere sul tavolo i valori della solidarietà e della partecipazione, ripensando agli anni senza Internet, l’intelligenza artificiale. In questo senso la lezione visionaria di Aldo Moro è trasformata oggi in un’agenda del fare. Si è percepita chiara nella serata del Pd di Pomigliano d’Arco. Un’agenda su cui devono scrivere i più interessati a rafforzare la democrazia.
Nunzio Ingiusto