Con l’irruenza un tantino barricadera che ne ispira il nuovo corso dopo il cambio di direttore, “La Repubblica” parla di cattolici italiani costretti, d’ora innanzi, a scegliere tra due possibilità. La prima è il Papa, la seconda Salvini.
Verrebbe da dire: valeva davvero la pena di diventare Francesco per poter ambire ad essere equiparato a Matteo.
Il fatto è che “La Repubblica” ha ragione e torto al tempo stesso (non è la prima volta che le capita: combatte di solito ottime battaglie giungendo altrettanto spesso alla soluzione sbagliata).
Ha ragione perché Matteo Salvini a questo punta, a separare il gregge dal pastore, come avvenne in un paesino veneto nei giorni in cui Albino Luciani non era ancora Giovanni Paolo I. Finì che il gregge – somma arroganza mascherata da umiltà – abbandonò la Chiesa Cattolica aderendo in massa a alla confessione ortodossa.
Lo scisma di Montaner, si badi, non è mai stato ricomposto. Come vorrebbe succedesse anche adesso, sul problema dei migranti, qualche leghista e qualche Antonio Socci in giro per l’Italia.
Ma c’è anche una forte componente di torto, perché se Salvini vuole prolungare all’infinito la distinzione tra cattolici della morale e quelli del sociale, è chiaro come il sole che la distinzione non regge, perché è contronatura quanto un gatto che abbaia.
Il fatto è, semmai, che questa cosa contronatura ci è stata imposta come naturale nel corso degli ultimi decenni. Senza stare a pensare il perché e il percome, o a chi dare la colpa, ragioniamo allora su un paio di punti immaginando una via d’uscita.
Primo punto: la suddetta divisione va superata. Meglio: ignorata in quanto mai esistita. ” Null and void”, si dice ancora adesso nei tribunali anglosassoni. Se a Socci continua a piacere, ci scriva pure sopra un paio di libri e buon pro gli faccia.

È piuttosto il secondo punto che ci interessa per davvero. Come uscire da un equivoco che, sfiorando questioni di carattere teologico e antropologico, politico è e resta nell’origine e nell’essenza? Se Socci è un appassionato della teologia fai da te, Salvini è un politico puro, e la sua azione ha finalità politiche.
Ergo: politicamente va contrastata. Con uno strumento politico. E se il suo scopo è quello di dividere in politica, è chiaro che l’unità in politica è la risposta, e che uno strumento partitico il più possibile unitario di azione e pensiero politico è l’unico modo per contrastare chi ci vuole divisi, ininfluenti e magari … scismatici.

Strider

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