Noi di “Politica insieme” ci siamo spesi con discreta generosità e malcelato entusiasmo, offrendo nell'”annus horribils” appena trascorso le nostre riflessioni, opinioni e valutazioni o suggerimenti sui più disparati aspetti, filosofici, politici e giuridici, ovvero sotto il profilo morale, psicologico, sociale e comportamentale.
Ora che siamo, ahimé, ripiombati nel dramma e nell’angoscia, non che nella speranza prossima del vaccino, non possiamo dimenticare le belle e benauguranti frasi, ispirate religiosamente o laicamente a restituire una prospettiva, a rafforzare le nostre, umane debolezze, a vedere paradigmaticamente il cosiddetto bicchiere mezzo pieno, piuttosto che quello mezzo vuoto. E così ci siamo dette o urlate o cantate affermazioni, quali: “ce la faremo”, “andrà tutto bene” (diventata poi lo slogan del MIBACT, campagna di comunicazione governativa), “io resto a casa” (pronunciata da VIP), “orgogliosi di voi! Grazie” (ospedale di Conegliano), “…medici e infermieri, eroi veri” (osp. Manzoni di Lecco).
I fantasiosi messaggi della primavera-Covid ’19 hanno assolutamente un punto in comune tra loro, la finalità – forse non voluta ma istintuale – di desiderare intensamente e diffusamente tutti la medesima cosa, in buona sostanza l’uscita dal tunnel, quindi la salute, la libertà, il ritorno alla “normalità” cioè alla vita lavorativa, scolastica o
universitaria, da pensionato, ai rapporti affettivi “primordiali” e “fisici” (contatto umano tanto sentito da noi latini /mediterranei). In ultima analisi, noi che siamo un popolo che ha scarso senso dello Stato e dell’appartenenza alla comunità nazionale, l’abbiamo (ri)scoperto grazie e/o a causa di una situazione imprevista ed emergenziale.
Che dire? E’ una sorta di schema, mentale o psico-sentimentale, tipico dell’italiano medio che si esalta davanti allo “straordinario”; schema che si rispecchia, inevitabilmente, sul funzionamento del sistema-paese: l’organizzazione ordinaria arranca alquanto o procede operativamente “a macchia di leopardo”, come avviene – notizia dell’ultima ora – che la Lombardia, notoriamente tra le prime per qualità dei servizi sanitari, è ritardataria nelle vaccinazioni, mentre il Lazio, mai decantato, si fa apprezzare per rapidità ed efficienza, particolarmente lo Spallanzani.
Si notava, poc’anzi, in merito alla risposta positiva come innumerevoli manifestazioni di solidarietà e di vicinanza morale, dettate da fattori contingenti per via dell’eccezionalità del virus pandemico: analoga situazione, aggregante e rigenerante, paradossalmente, sotto l’aspetto comunitario o sociale, si verifica in occasione di eventi naturali come
il terremoto che colpiscono aree vaste con effetti rilevanti.
Breve parentesi “istituzionale”: chi, come il sottoscritto, ha avuto il privilegio di poter contribuire ad iniziative volte ad avvicinare il cittadino alle Istituzioni della Repubblica, come ad esempio con l’apertura dei Palazzi romani alle visite organizzate o guidate, oppure rafforzando l’immagine dell’autorità governativa attraverso l’introduzione nel
Cerimoniale del Picchetto d’onore a Palazzo Chigi (cambio della Guardia tra il presidente Ciampi e l’entrante Berlusconi), si rende conto che lo spirito di “italianità” stenta generalmente, ma emerge nella straordinarietà per ritornare comunque alle caratteristiche proprie dell’individualismo, del campanilismo, regionalismo, settentrionalismo e meridionalismo, ecc.
Non resta che chiedersi, dunque: “ne usciremo abbastanza peggio?” Più di qualche perplessità, se non veri e propri dubbi, sorgono sulla capacità di riorganizzare nel giro di pochi mesi le PP. AA., la scuola, il sistema universitario e della ricerca scientifica, peggio ancora la resilienza idrogeologica del territorio. ciò è inevitabile alla luce, peraltro fioca in questo momento, di un Piano del “recovery fund” che sembra poco organico, tutt’altro che lungimirante e programmaticamente coeso, oltre che avaro nei confronti della priorità assoluta, la sanità, con le innumerevoli esigenze di ristrutturazione, ammodernamento e omogeneizzazione delle strutture ospedaliere e il rilancio della
“medicina di base” su tutto il territorio nazionale attraverso una reale e sanzionabile azione di responsabilizzazione delle regioni (i cui Presidenti non sono “Governatori” come ci raccontano i media, magari lo fossero quanto al principio dell’autofinanziamento e della conseguente assunzione di responsabilità diretta!).
Altri dubbi sugli sviluppi dell’attuale situazione sorgono in vista delle paventate crisi di governo o traballamenti della maggioranza parlamentare, dello sciocco chiacchiericcio su un eventuale rimpasto” o ventilata “entrata in campo” di Draghi a mò di salvatore della patria; tanto più che i nostri, beneamati ed encomiabili, saggi mentori Papa
Francesco e Presidente Mattarella hanno tentato, a modo loro, di illuminare le menti e indirizzare favorevolmente i comportamenti per superare questa fase critica della nazione, sia rivolgendosi ai politici, sia ai cittadini italiani.
Purtroppo, fiato sprecato! Dopo 48 ore si ricomincia a scherzare con il fuoco… “l’un contro l’altro armati”. E dobbiamo altresì registrare che la scelleratezza e la violenza si alimentano e rilanciano specialmente all’interno delle abitazioni (percentuale di reati in netto aumento!), mentre tendono a diminuire, ancora, le nascite in uno dei Paesi più vecchi del continente e del mondo.
Nonostante tutto, però, la “missione” di chi si è impegnato con passione civica nel dare il proprio contributo culturale e civico è quella di non mollare, tenere duro proprio adesso che “la lotta si fa dura” tra negazionisti e demagoghi, indisciplinati e comunicatori da strapazzo, guardando in positivo e con ammirazione all’esempio donatoci, quotidianamente, dagli operatori sanitari, dai volontari, da operai, braccianti, dipendenti della distribuzione commerciale e dell’agroalimentare che si stanno dedicando da un anno al bene comune, senza mai risparmiarsi e spesso eroicamente.
Michele Marino