La progressiva perdita di intensità dell’epidemia di Covid-19 e la fine del lockdown, i cui tempi coincidono praticamente con la conclusione dell’anno scolastico, insieme alla crescente nostalgia per la scuola pre-Covid, intervenuta dopo i diffusi ma fugaci entusiasmi per la DaD, e ancora – last but not least – l’irresolutezza dei decisori politici sul da farsi a settembre, fanno temere che ci si avvicini alla scadenza dell’inizio del nuovo anno scolastico senza che sia intervenuta la consapevolezza della drammaticità di tale evento.
Colpisce il richiamo di Ranieri Guerra, direttore aggiunto dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms): “I giovani che si sentono inattaccabili. Situazioni di convivialità senza regole. Poi resta l’incognita della scuola. Con le scuole dobbiamo stare attenti. Il tema è di importanza vitale, ma i dati sono contraddittori. E un contagio lì rischia di diventare una bomba. Non possiamo permetterci sbagli”, ha detto in un’intervista a ‘La Repubblica’. “Dobbiamo mantenere mascherine e distanze. La Spagnola ha ucciso di più nella seconda ondata. È importante non superare una soglia limite, oltre la quale diventa difficile tenere l’epidemia sotto controllo”, dice ancora Guerra. “A Bergamo abbiamo il 57 per cento di sieropositivi. Al Sud sono quasi tutti suscettibili. Lì l’epidemia è pronta a scoppiare. E una volta entrato, questo virus non te lo togli più”.
Del resto secondo Luca Ricolfi, presidente della Fondazione Hume e Professore di Analisi dei Dati all’Università di Torino, “i segnali delle ultime due settimane non sono per niente rassicuranti. Sono una quindicina le province in cui la curva epidemica, anziché continuare a scendere, ha invertito la sua corsa e ha iniziato a risalire”.
Preoccupazioni alle quali sembrano meno sensibili altri paesi. In Germania si tornerà a scuola a pieno ritmo e – dove e se possibile – senza più distanze. I ministri dell’Istruzione dei Laender, aspirano a “un’attività scolastica regolare, secondo l’orario ordinario”. Le Regioni tedesche sono concordi sul fatto che “la regola della distanza di 1,5 metri debba decadere, laddove lo sviluppo dell’epidemia lo permetta”. Decisione peraltro contestata dai sindacati tedeschi: “si gioca col fuoco” e senza distanziamento la fascia di docenti più anziani, e dunque un 10-20%, è a rischio. In Italia il 40% dei docenti è over 55.
E mentre in Brasile gli istituti di istruzione superiore sono stati autorizzati dal Governo a estendere le lezioni a distanza fino al 31 dicembre 2020, in Francia le norme di distanziamento fisico verranno abolite nelle scuole materne della Francia a partire dal 22 giugno. Per il ministro francese dell’Istruzione, Jean-Michel Blanquer, nelle scuole elementari, si tenterà di “far rispettare un metro” tra gli studenti ma in certe classi “saremo obbligati di avere poco meno di un metro”, ha precisato. Quanto alle medie, se la distanza di un metro non è possibile, allora l’uso della mascherina sarà “obbligatorio per gli studenti”.
In Italia il Comitato Tecnico Scientifico – che ha sottolineato che in Germania, Francia, Israele, Giappone e Sud Corea si sono richiuse le scuole dopo averle aperte – ha invece suggerito come principi cardine per la riapertura: il distanziamento fisico (non meno di 1 metro nelle aule e scaglionamento degli orari di ingresso di entrata e di uscita); l’utilizzo della mascherina (chirurgica per il personale, di comunità per gli studenti); l’igiene degli ambienti e delle persone.
Se poi tali criteri siano compatibili con l’organizzazione del sistema scolastico, e quali costi comporterebbe conformarsi, non spetta al Comitato valutarlo. Ma le linee guida del Governo tardano ad arrivare, mentre il tempo passa.
Insomma si va avanti alla rinfusa, senza una strategia globale per quello che è un virus globale.
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