“Ogni pasticciere ( ogni artigiano, in senso lato) faccia il suo mestiere”. E’ un antico proverbio milanese che invita ognuno a desistere dall’impicciarsi in un lavoro che non sia in grado di fare o non gli competa.
E’ una regola adatta ai nostri giorni, come in guerra. Al fronte e nelle retrovie. Gli strateghi militari, infatti, insegnano che la guerra si vince sotto il fuoco della prima linea, ma anche sul fronte interno. Senonché oggi la trincea è ovunque, attraversa il quartiere, il condominio, ogni casa, serpeggia addirittura tra un membro e l’altro della stessa famiglia.
E l’Italia è messa alla prova.
L’Italia e gli italiani, la nostra storia, il nostro carattere morale.
L’Italia degli spaghetti, della pizza e del mandolino.
L’Italia un po’ furba ed un po’ farlocca.
L’Italia di De Gasperi e di Togliatti.
Di Bartali e di Coppi.
Di Rivera e di Mazzola.
L’Italia che perde con la Corea e strapazza il Brasile. L’Italia dell’Atzeca.
L’ Italia di Roma repubblicana ed imperiale, dei Comuni e delle Repubbliche Marinare, dei castelli e dei borghi.
L’Italia che abbiamo imparato ad amare sul “sussidiario” di terza elementare: l’Italia di Cesare Battisti e di Nazario Sauro, di Enrico Toti e del General Cantore.
L’Italia di Cavour e di Mazzini. L’Italia di Teano, dei Savoia e dei Borboni, degli spagnoli a Milano e dei Normanni in Sicilia.
Degli alpini e dei bersaglieri.
Di Caporetto e del Piave.
Del Monte Grappa e di El Alamein.
L’Italia di Via Fani e di Vermicino.
L’ Italia del Belice e dell’Irpinia, del Friuli, dell’Aquila e di Amatrice.
L’Italia ferita e l’Italia risorta.
L’Italia di Sanremo, di “Lascia o raddoppia?”, del maestro Manzi.
L’Italia di Giotto e di Raffaello, di Michelangelo e del Brunelleschi.
L’Italia della retorica e del sentimento, del melodramma e della grande musica.
L’Italia della “Cavallina storna” e dei cipressi che vanno a Bolgheri “in duplice filar”.
L’Italia di Marzabotto, delle Ardeatine e delle foibe, di Giorgio Perlasca e di quelli come lui.
L’Italia di Matteotti e di Don Minzoni e di Salvo D’acquisto.
L’Italia di Dante e di Petrarca, dell’Innominato e di fra’ Cristoforo.
L’Italia dei Grandi Papi, pastori e guerrieri.
L’Italia di Galileo, di Volta, di Marconi e dei ragazzi di Via Panisperna.
L’Italia d’Oltremare di Sacco e di Vanzetti, di Meucci e di Enrico Fermi.
L’Italia del Subasio e di Assisi.
L’Italia di Tommaso d’Aquino, di Benedetto da Norcia, di Francesco e di Chiara e dei suoi santi.
L’Italia immensa dell’arte, dei monumenti, dei centri storici e della cultura.
L’Italia del popolo, l’Italia di tutti i giorni, delle officine, delle botteghe e dei campi.
E’ tutto questo e non si finirebbe più di dirlo il Paese messo alla prova. Il Paese di Machiavelli e di Guicciardini, dei guelfi e dei ghibellini, delle Signorie e dei Ducati, dei contrasti e delle armonie, dei mille colori e delle sfumature infinite. Un Paese che non ci sta nella tenaglia ottusa del sovranismo; un Paese accogliente e di migranti che va ben oltre i suoi confini e che il nazionalismo ridicolo degli epigoni di una stagione infelice e drammatica non riuscirà ad umiliare.
Tocca a noi, alle nostre generazioni la responsabilità di reggere il peso di tanta storia e di farcela una volta ancora.
E poi ripartire.
Domenico Galbiati

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