Non sono solo i tanti abusati tre gradi di giudizio a dover fare da riferimento per i politici, soprattutto quelli di governo, quando incappato nelle maglie della Giustizia. E per di più per fatti gravi che mettono in discussione la loro capacità di ottemperare adeguatamente agli impegni solennemente assunti nella gestione della cosa pubblica.

Il vero riferimento è fissato dall’articolo 54 della nostra Costituzione: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”. E la cosa dovrebbe avere anche una sua retroattività e, magari, senza distinzione tra sbagli e reati commessi nell’adempimento delle proprie funzioni o meno.

Questo a maggior ragione dovrebbe essere richiesto a chi nel corso della drammatica stagione della “mani pulite” organizzava i lanci delle monetine a Craxi, si distinsero in questo, i coetanei compagni del Msi di Giorgia Meloni, o esponeva il cappio in Parlamento, come nel caso dei leghisti. Adesso, tutti diventati “garantisti” per mettersi al riparo da quel “giustizialismo” che oggi va loro un po’ strettino. Lo stesso praticato allegramente e, continuamente sempre da loro, dai banchi dell’opposizione. E in ciò si è sempre distinta una certa Daniela Santanchè pronta a chiedere persino la fucilazione per uno del governo degli altri che, magari, si era scordato di pagare una multa.

Nel caso della Ministra del Turismo e del Sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove, abbiamo ascoltato dichiarazioni che stanno tra il surreale e il patetico. Così deprimenti che non vale la pena neppure di indugiarci sopra.

C’è però da riflettere sui motivi politici che hanno portato all’ennesimo tradimento della propria storia e il fare strame di tante dichiarazioni sul “buongoverno” chiesto agli altri nel corso non di qualche mese, bensì di decenni e decenni.

La Meloni non vuole toccare gli equilibri del proprio Esecutivo?  Ha il timore che si potrebbe aprire un “vaso di Pandora”? E’ così fragile? Quelli che la circondano saprebbero rispondere ai quesiti.

Noi possiamo solo prendere atto che il comportamento tenuto con il Ministro Sangiuliano, sia pure dopo una bella resistenza, è stato diverso. L’ex Ministro alla Cultura finì per dimettersi per molto meno. Possiamo definire un peccato veniale tutto ciò che è emerso nel caso che lo ha visto contrapposto alla ex collaboratrice Boccia? Vogliamo forse paragonare la presunta accusa di aver frodato l’Inps o la divulgazione di carte riservate del Ministero della Giustizia con quel che ha combinato Sangiuliano? Bisogna davvero dire che, alla fine, dell’articolo 54 il giornalista ex Direttore del Tg2 traslocato alla Cultura, si è ricordato anche senza alcuna condanna ed alcun rinvio a giudizio.

E qui viene fuori una sua grande, “ahilui”, differenza con Daniela Santanchè  e Andrea Delmastro. Loro sanno e sanno e fanno parte del circolo ristretto che iniziò la traversata nel deserto dopo aver mal digerito le acque di Fiuggi. Sono pienamente coinvolti nei giochi interni dei Fratelli e delle Sorelle d’Italia. Per loro, dunque, la si può buttare in caciara … poi a tempo debito si vedrà.

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