Medici, infermieri, operatori sanitari e sociali che operano ad ogni livello negli ospedali, nelle residenze per anziani, sul territorio; forze dell’ordine e militari; lavoratori delle filiere produttive, logistiche e commerciali che sono necessariamente attive; volontari : c’è una vasta platea di italiani impegnati ed esposti ad un grave ed incombente rischio personale per garantire che la vita continui e, quanto più possibile, in condizioni di sicurezza. Gli altri italiani resistono in casa.
Resistono e soffrono soprattutto i bambini e con loro gli adolescenti, privati della possibilità di esprimere a pieno quella vitalità prorompente che rappresenta la cifra insopprimibile delle loro età. C’è apprezzamento, stima, ammirazione, e riconoscenza soprattutto nei confronti delle categorie che sopportano il peso più grave dello sconvolgente dramma sociale da cui siamo squassati. Questo sentimento di reciproca fiducia, di solidarietà anche tra categorie professionali diverse eppure convergenti al comune obiettivo di salvare la vita di tante persone sta creando un nuovo clima che potremmo chiamare di “amicizia civile”.
Viene fuori la vera indole di fondo del popolo italiano che non è fatto di santi e di eroi come recitava la retorica bolsa del ventennio fascista, ma di gente perbene, di persone umili che curano, ciascuna, le cose di casa propria, eppure capaci di essere sempre attente al bisogno che toccano con mano, vicino alla loro esperienza diretta. Non si spiegherebbe altrimenti una diffusione del volontariato, in ogni sua forma, tanto ampia da non trovare riscontro in altri paesi.
E’ evidentemente l’espressione di una attitudine di fondo che dobbiamo valorizzare e fa a pugni con quel livore scostante e rabbioso che veniva suggerito a fronte del dramma dei migranti. E poi c’è un’altra fetta di italiani che sono pure in prima linea, eppure nessuno ringrazia ed, anzi, qualcuno sbeffeggia.
Sono i politici e gli amministratori locali che forse meritano, al contrario, a loro volta, un po’ di simpatia o, meglio, una volta tanto, di giustizia. Anche la loro è prima linea. E’ forse meno coinvolgente l’esposizione personale al rischio biologico, ma, mai come in questa fase, è evidente quale sia l’onere grave della loro responsabilità.
Ed almeno questo va onestamente riconosciuto da tutti, anche da coloro che troppo spesso tranciano, sulla politica e sui politici, giudizi taglienti, senza aver mai provato a stare dall’altra parte, quindi senza esperienza e consapevolezza di cosa significhi farsi carico di decisioni che si sa capaci di incidere, spesso pesantemente, sulla vita di vaste platee di cittadini.
La responsabilità “politica” si mostra per quello che effettivamente è e si squaderna nelle sue componenti tecniche, sociali, civili e soprattutto morali. Certo, politici ed amministratori non sono automi, né macchine che si esauriscono nella gratuita passione del potere, come troppi credono, e neppure robot umanoidi, privi di sensibilità e di sentimenti.
Fortunatamente, come la generalità della popolazione, hanno i loro tratti caratteriali, le loro paranoie e inevitabilmente le riversano anche nelle loro elaborazioni politiche. Guai se non fosse così, se rappresentassero una presunta umanità algida ed alternativa. Eppure quando si ascoltano certi discorsi pregiudizialmente sprezzanti, parrebbe che molti ne siano convinti. Ed anche oggi, in tempo di pandemia, è così: Governo e Regioni, nei rispettivi compiti, fanno bene a riferirsi alla competenza dei comitati tecnico-scientifici, ma ciò non toglie che al momento del dunque la responsabilità di decidere – nella consapevolezza che ne va addirittura della vita di tante persone – ricade su di loro ai vari livelli, politici ed amministratori.
E’ vero, c’è chi non resiste all’adolescenziale frenesia di tornar presto a menar le mani pur di farsi notare, né chi non sa sottrarsi al demone della propaganda, anche per servile omaggio nei confronti dei rispettivi leaders, eppure – e so che molti non condivideranno – penso che i nostri politici ed amministratori non stiamo affatto sfigurando, anzi, almeno in questa occasione meritino considerazione, la nostra stima e la nostra gratitudine.
Domenico Galbiati

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