Entro metà ottobre il governo dovrà presentare a Bruxelles i progetti di investimenti e di riforme necessari per accedere ai fondi del Next Generation (EU), noto da tempo come Recovery Fund.

Il presidente del consiglio ha assicurato che i loro dicasteri sono al lavoro, come di certo lo saranno anche gli uffici studi di banche, associazioni di categoria, agenzie internazionali e altri assetti economici e finanziari che contano più del Parlamento.

Deputati e senatori sono in vacanza e i partiti, che dovrebbero rappresentare in modo permanente e organizzato le istanze e le opinioni del popolo sovrano, non ne parlano né avanzano proposte, idee, sollecitazioni. Ancora una volta tra i segretari, i leader e i portavoce prevalgono gli argomenti relativi ai rapporti dentro la maggioranza e dentro le minoranze e naturalmente quelli inerenti la annoiata campagna elettorale in corso. Ormai da tempo i partiti hanno perso la loro “funzione di autentica e dinamica capacità rappresentativa del popolo” come li immaginava Aldo Moro, con buona pace della teoria gramsciana che li voleva addirittura interpreti della egemonia culturale della società.

Purtroppo dobbiamo constatare che tra i cambiamenti del nostro tempo assistiamo anche alla eclissi delle forze politiche che si sono ridotte ad essere solo forze parlamentari.

La cronaca di questi giorni, tralasciando le consuete schermaglie su che cosa sia il PD e su che cosa cambia nel centro-destra, registra solo lo stimolante Meeting di Comunione e Liberazione di Rimini, straordinariamente ricco di contenuti, che registra un nuovo intervento di ampio respiro di Mario Draghi che ancora una volta invita a riflettere sui nodi strutturali che dalla metà degli anni novanta bloccano la crescita.

E’ apparso anche il ministro dell’economia Gualtieri che in merito ai lavori preparatori per accedere ai fondi europei ha dato notizia che sono “già pronti 534 progetti per utilizzare le risorse UE”.

Una notizia forse suggerita dai suoi tecnici ma che lascia sbigottiti. Scontato che i problemi strutturali da affrontare con la robusta risorsa finanziaria europea sono quelli del lavoro, del capitale umano, delle tecnologie complementari, delle infrastrutture materiali e immateriali, della sanità, della giustizia, è dentro questi aspetti cruciali che si attendono indicazioni su   priorità e i contenuti che il governo intende proporre.  Non basta enunciare investimenti strutturali ma è ormai tempo di dire quali, come non basta pronunciare l’esigenza di riforme organiche ma adesso è necessario indicare concretamente quali e come farle. A che serve annunciare oltre cinquecento interventi che fanno inevitabilmente  pensare al solito libro dei sogni?

Senza considerare che è il Parlamento che dovrà alla fine approvare  entro metà ottobre i progetti e senza una sintesi concreta discutere centinaia di progetti  richiederà mesi e non certo settimane. Tanto più che ad ottobre si inizia a lavorare anche sulla legge finanziaria  (o di bilancio come viene definita oggi) con tutto quanto consegue in termini di assalto alla diligenza. Prevedere sin da ora un rischio di ingorgo è inevitabile. Senza tener conto che ci attendono al varco non solo la Commissione Europea ma anche i mercati, le agenzie di rating, il mondo della produzione e della finanza, le emergenze della sanità e della scuola. Anche un governo forte sarebbe messo a dura prova, figuriamoci questo sempre sospeso tra stato di necessità e minoranze riottose alla porte. A meno che si pensi di approvare tutto con i soliti decreti legge, naturalmente “salvo intese”.

Aveva ragione il banchiere Bini Smaghi quando lo scorso giugno suggerì di anticipare l’esame della legge finanziaria, come pure l’onorevole Brunetta quando propose che il Parlamento rinunciasse alla sospensione feriale per lavorare, tanto più dopo il tempo perso per il lock-down. Tornano alla mente in questa situazione i versi del poeta:

“Perché tanta inerzia nel Senato?

 E perché i senatori siedono e non fanno leggi?

Oggi arrivano i barbari e quando verranno le faranno loro”

( Konstantinos Kavafis: Aspettando i barbari)

Guido Puccio

Immagine utilizzata: Pixabay

 

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