Sembra che il polpo, costretto ad avere  a che fare con la murena, finisca per offrire al suo cacciatore per eccellenza uno dei suoi otto tentacoli pur di aver salva la vita. E’ un po’ l’immagine che sollecita l’Associazione Nazionale Magistrati con la decisione di espellere dai propri ranghi di Luca Palamara e dare così in pasto all’opinione pubblica il colpevole per antonomasia.

Palamara è stato una vera e propria meteora nel panorama giudiziario della Giustizia italiana. Il più giovane presidente dell’Associazione dei magistrati, il primo ad esserne cacciato a soli 51 anni di età.

Quello che colpisce è la sua insistenza a sostenere che il problema non sono i suoi comportamenti, bensì un intero sistema. Giunge a dire che proprio chi l’ha espulso dall’ANM era in combutta con lui. Se questo è vero ci troviamo di fronte ai componenti dell’importante associazione dei magistrati che fanno come il polpo. Si perde un tentacolo con la speranza che la murena si accontenti.

Noi possiamo accontentarci? Certamente no ed è l’ora che siano per primi i magistrati ad intervenire radicalmente per modificare un andazzo che pone enormi interrogativi sulle loro relazioni con la politica e con gli interessi economici.

Siamo davvero nella condizione di dovere appurare le responsabilità personali di Luca Palamara, ma soprattutto è evidente la necessità di porre mano ad un sistema pervaso dalla mentalità e dall’attitudine alla corruzione e alla manipolazione delle carriere. Questo è davvero inconcepibile per un paese moderno. Porta anche un grave danno ai tanti magistrati, certamente la maggioranza della categoria, che mettono quotidianamente impegno, serietà e competenza a disposizione di tutti i cittadini.

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