Un paese che vede almeno metà degli elettori disertare le urne e, cioè, rinunciare al primo ed essenziale diritto di cittadinanza, è, per forza di cose, un paese fragile.

Il sistema politico-istituzionale, fondato da trent’anni anni a questa parte sul
“bipolarismo maggioritario”, ha progressivamente seminato disaffezione e disagio, determinando una pericolosa inerzia civile.

Il ”leaderismo” esasperato, divenuto comune ad ogni forza politica, ha creato un costume di rapporto diretto tra il capo carismatico ed il cittadino comune, tale da oscurare progressivamente il fondamentale ruolo dei “corpi intermedi”.

Stiamo regredendo dal “popolo” alla “massa”. Da un forma organica di reciproco, solidale riconoscimento tra cittadini, che condividono valori ed obiettivi, che disegnano un comune orizzonte di senso compiuto della vita, verso una struttura sociale atomizzata che consegna ciascun cittadino ad una desolante solitudine.

Da una democrazia vissuta e popolare, solidale e partecipata verso una democrazia che pur salvaguardando i riti e le forme istituzionali che le appartengono, va smarrendo i suoi contenuti sostanziali. Ne sono lampante riprova le gravissime diseguaglianze che attraversando, da cima a fondo, il corpo sociale lo frammentano e lo sfilacciano fino a smarrire ogni elemento di compattezza, di coesione e di reciprocità.

LA CENTRALITÀ DEL PARLAMENTO, LA SOCIETA’ COMPLESSA E LA DEMOCRAZIA DIFFUSA
Contro ogni suggestione “presidenzialista” o altre forme edulcorate di personalizzazione verticale del potere, noi proponiamo la riscoperta della “centralita’” che la Costituzione repubblicana riconosce al Parlamento e alla democrazia rappresentativa.

Per almeno tre decenni abbiamo sacrificato la rappresentanza alla governabilità. Stiamo raccogliendo i frutti amari di questo errore esiziale.

Quando s’inciampa nei “fondamentali”
della politica, la catena di involuzioni che ne derivano è difficile da interrompere.
E’ giunto il momento di cambiare verso e riconoscere che è vero, piuttosto, il contrario. Solo una limpida e trasparente rappresentanza nelle sedi istituzionali, a cominciare dal Parlamento, delle domande sociali e degli interessi settoriali, degli indirizzi di pensiero, delle letture antropologiche del momento storico e delle relative culture politiche puo’ garantire una governabilità efficace.

Questo è particolarmente vero in una società plurale e complessa, ricca di sfumature ed articolazioni che vanno comprese ed accompagnate nell’alveo delle istituzioni democratiche. Anche attraverso forme di “democrazia deliberativa” e di partecipazione strutturata al discorso pubblico di cui va arricchito il tessuto civile.

RESTITUIRE L’ ITALIA AGLI ITALIANI
E CONTRASTARE LA TENTAZIONE “PRESIDENZIALISTA” DELLA DESTRA

A nostro avviso è urgente adottare una legge elettorale “proporzionale” che chiami i cittadini, soprattutto i più giovani, ad una piena e personale assunzione di responsabilità nei confronti dei destini della nostra comunità nazionale. E possa, in tal modo, riaccendere una passione civile spenta, un vivo apprezzamento per la libertà, per la propria capacità critica, per una reale, personale autonomia di giudizio.

Va superata la tenaglia bipolare che, suggerita dalle leggi maggioritarie, sta soffocando il libero confronto democratico nel nostro Paese.

Il fermo contrasto al “presidenzialismo” – ove effettivamente la destra avanzasse una tale opzione, destinata ad alterare radicalmente il nostro impianto costituzionale – è la premessa di ogni processo di rivitalizzazione di una cultura e di un ordinamento democratico che sappiano affrontare i nodi della transizione epocale in cui siamo immersi. Al contrario, il presidenzialismo rappresenterebbe una deriva involutiva ed entropica della democrazia, destinata a produrre posture rigide e forme di sclerosi ideologica del potere.

A chi condivida questo nostro pensiero rivolgiamo, fin d’ora, un appello a sviluppare congiuntamente un contrasto, anzitutto culturale, e politicamente attivo – ove si rendesse necessario – contro il presidenzialismo o forme similari di personalizzazione del potere. Sviluppando, altresì, un comune impegno diretto verso forme politiche ed istituzionale adatte a disegnare la democrazia del tempo post-moderno.

Domenico Galbiati

 

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