INSIEME ha lanciato la sottoscrizione di una petizione da presentare al Parlamento e al Governo sulla Legge 194/78, quella per intenderci che passa comunemente come legge per l’aborto, ma il cui vero titolo è ” Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”.

La nostra petizione (per firmarla CLICCA QUI) vuole restituire alla Legge quello che le è stato tolto, nel senso che non è mai stato applicato, nello spirito di quanto recita il suo articolo 1: “Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio. L’interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite. Lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell’ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che l’aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite”.

La questione della piena applicazione della 194, e questo è l’obiettivo del nostri intervento, richiama la necessità di adottare strategie dirette ad un’efficace prevenzione dell’aborto. E questo a maggior ragione anche alla luce della profonda crisi demografica che vive il Paese ulteriormente aggravata a seguito della cesura epocale, pure per quanto riguarda la natalità determinata da due anni di pandemia.
La nostra petizione indica due indirizzi da seguire:
1 – un impegno attivo diretto ad educare le giovani generazioni alla “procreazione cosciente e responsabile”, secondo la stessa indicazione dell’art. 1 della legge, che qualifica tale formazione come “diritto”.
Non si tratta, ovviamente, d’interpretare riduttivamente tale compito, che la legge assegna, oltre che allo Stato, alle Regioni ed agli stessi enti Locali, in termini di mera informazione in ordine alle modalità di contraccezione, bensì in quanto educazione al valore della sessualità ed alla genitorialità responsabile;
2 – una forte e convinta valorizzazione, attraverso un’apposita iniziativa di carattere legislativo, del ruolo dei consultori familiari, pubblici e privati, di cui all’art. 2 della legge, richiamando il secondo comma dello stesso articolo, in ordine alla collaborazione di “associazioni del volontariato che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita”, oltre che, anzitutto, come recita il primo comma dell’art. 5, “aiutare (la donna) a rimuovere le cause che la porterebbero alla interruzione della gravidanza”.
A nostro avviso è indispensabile prevedere l’attività di un’equipe multidisciplinare al fine di assicurare una serie di competenze e sensibilità in grado di andare oltre la mera certificazione sanitaria
Inoltre, sappiamo quanto sia urgente ridefinire le politiche per la famiglia, dopo anni di colpevole latitanza, e in questo senso dobbiamo cogliere l’occasione importante affinché l’azione dei consultori familiari sia utilmente integrata nella prospettiva aperta dall’introduzione dell’assegno unico ed universale per i figli a carico. In effetti, i consultori familiari possono diventare un vero e proprio strumento di sostegno alle famiglie, così come accade nelle Province autonome di Trento e di Bolzano, ampliando la loro offerta di aiuto alla genitorialità intesa in senso integrale, aprendosi al sostegno all’intero ciclo della vita familiare, dalla fase della sua formazione, a quella dell’assistenza e consulenza alle diverse funzioni genitoriali.
Per sottoscrivere la petizione di INSIEME sulla 194/78 CLICCA QUI

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