Alcuni sono sorpresi dalle accuse che Trump ha rivolto al Pentagono mentre si inasprisce la campagna
elettorale tra repubblicani e democratici per le elezioni presidenziali di novembre. In una recente
conferenza stampa il Presidente Americano ha infatti criticato i vertici militari perché, a parole sue riportate
dai mezzi di informazione: “non vogliono fare altro che combattere guerre in modo che tutte quelle
meravigliose aziende che fabbricano bombe, aerei e tutto il resto siano felici”. Non solo, i comandi militari
hanno messo con gli anni in piedi una struttura burocratica, così vasta, la quale pesa moltissimo in negativo
sul bilancio dello Stato.
Cosa ha influenzato questa dichiarazione e quanto altro capiterà da qui a novembre, perché le accuse
reciproche non finiranno ( ci sono ben altri coperchi da scoperchiare negli Usa). Indubbiamente, negli ultimi
tempi, non è la prima volta che si manifesta da parte di alcuni poteri forti statunitensi tendenze
all’isolazionismo, cioè sistemiamo la nostra situazione interna. Con Trump questa volontà è più marcata e
viene posta al centro, per ora, della campagna elettorale. Il capitale industriale e finanziario statunitense si
rende conto che non ha più i numeri per mantenere il primato sul mercato internazionale e la critica al
Pentagono rientra nel quadro di risparmiare e non finanziare carrozzoni a scapito dell’economia americana
e della riconquista dei mercati.
Osserviamo alcuni fatti:
1) Obama insignito del Nobel della Pace perché presentato come” colomba di pace”, difensore della
democrazia, sfruttando anche il fatto di essere il primo Presidente di colore. Nell’esame del suo
operato risulta che oltre ad aver portato avanti le vecchie guerre contro l’Iraq, l’Afganistan ne ha
intraprese di nuove contro la Siria, l’ Ucraina, la Libia, impegnandosi con operazioni militari
utilizzando droni in Pakistan, nello Yemen, in Somalia, a volte anche senza l’approvazione del
Congresso. Il suo operato ha sostenuto nella sostanza una visione imperiale del capitalismo Usa,
ma non ha raggiunto gli obiettivi con un risultato di un indebolimento della presenza americana nel
mondo.
2) Trump viene presentato come confuso, imprevedibile, contraddittorio, uno che licenzia tutti i suoi
collaboratori, però a differenza dei presidenti che l’hanno preceduto non ha fatto nuove guerre.
Nei discorsi di Trump non è mai stato messo l’accento sulla necessità di prepararsi alla guerra
(tranne Pompeo) e, come al contrario altri hanno fatto, ma ha volutamente fatto cadere
l’attenzione sulla ricerca di risolvere alcuni problemi economici e commerciali aperti con la Cina, ad
esempio: ha lasciato il Medio oriente, la Libia campo ai Russi in un quadro politico contraddittorio
mirante però a recuperare o neutralizzare l’area Russa da una alleanza con la Cina. Ha messo per la
prima volta, piede in Corea del Nord. Ha messo sul piano degli accusati l’OMS di aver coperto la
Pandemia che ha danneggiato la priorità che gli Stati Uniti avevano dato al rilancio della loro ripresa
economica;
3) Trump per essere rieletto ha bisogno di garantire stabilità al grande capitale industriale e
finanziario, di restare il paladino dei bianchi statunitensi, di contenere la disoccupazione e la
povertà, di limitare lo sviluppo continuo della Cina nei mercati mondiali ponendogli misure pesanti
e temi sullo spionaggio industriale, pratiche scorrette di finanziamenti, limiti di permessi e di
permanenza per studenti e ricercatori cinesi. La supremazia finanziaria di Wall Street non può
durare a lungo se gli Usa perdono il primato produttivo e tecnologico a favore della Cina e di
conseguenza il dollaro farà la fine della sterlina quando l’Inghilterra perse a sua volta il primato
industriale. Ma soprattutto vuole conquistare i giovani con il “No guerra” perché negli Stati Uniti
non si vuol più morire per le guerre delle multinazionali.. Tante promesse, tante parole, ma la
repressione e lo sfruttamento continuano, come abbiamo visto con i recenti episodi di razzismo.
4) Il Partito Democratico eleggendo una donna di colore come candidata alla vicepresidenza del
Congresso, giocando la carta della repressione di Trump e della polizia verso gli
afroamericani, mossa per recuperare la debolezza politica di Biden, sembrano però essere lontani
di avere conquistato questo elettorato ( che è quello che proviene dai campi di cotone e
dall’industria), perché come fu per Obama ( si dice fosse di origine keniota), così l’attuale candidata
vicepresidente democratica per la Casa Bianca è si di colore, ma originaria dell’Asia.
Ma come detto, in questi due mesi che ci separano dalle elezioni presidenziali Usa nulla è predefinito. E’
importante per i lavoratori ed i popoli europei prestare grande attenzione a quanto succede nel paese
capofila del capitalismo, anche alla contesa per la supremazia economica tra Usa e Cina, perché è
necessario costruire una linea di indipendenza e sovranità economica, politica e di difesa dell’Europa. I
popoli, le classi sfruttate non si fanno illusioni, la lotta contro l’imperialismo e per l’emancipazione dei
lavoratori continua.
Osvaldo Pesce