Mille volte abbiamo sentito pronunciare parole d’ordine bellicose e sovraniste, mai le uniche alle quali avremmo voluto e vorremmo prestar fede: che, pur nella differenza delle impostazioni, del tutto legittima, le forze in campo, politiche, sindacali, imprenditoriali perseguono seriamente la salvaguardia delle persone dell’Ilva e dell’ambiente in cui vivono. L’ha detto, con rara chiarezza, Vera Zamagni, ( CLICCA QUI )evidentemente stanca di un balletto in maschera a coprire facce inespressive e vuote di intelligenza e sensibilità. E’ vero il disastro di Taranto non può risolversi con parole al vento, né con il banderuolismo dei politici.

L’Ilva è storicamente figlia di una indiscussa superiorità tecnologica italiana ed è vero che fin dall’inizio sono accorsi imprenditori d’ogni parte del mondo ad apprenderne le modalità di costruzione e di funzionamento: visitavano l’acciaieria a ciclo continuo più grande e migliore d’Europa.

Persone, salute ed ambiente contavano poco al cospetto della produzione, della produttività, della concorrenza , dei mercati, dei profitti. C’era un confine, una demarcazione tra i due blocchi: i primi sacrificati ai secondi.

Tra le persone, lavoratori in carne ed ossa, esposti alla malattia e al degrado ambientale, ben oltre la pur nota critica sulla grande impresa, nel frattempo (e cioè contemporaneamente agli andamenti dei mercati internazionali e alla macelleria globale  che ne accompagnava l’evoluzione economicista) la politica, i governi e, lo dico con dolore, le forze sociali, inoculavano, sotto forma di medicamenti sociali, veleni divisivi.

Si era aperta una corsa all’accaparramento del consenso, nella quale ogni colpo basso era consentito.

Orientarsi in ambito globale, con gli andamenti ciclici delle produzioni, con le influenze geopolitiche, è fattore critico per tutti, compresi economisti e sociologi. Orientarsi senza il supporto delle competenze specialistiche e, soprattutto, sotto la spada di Damocle del cancro e del tracollo ambientale, e più ancora nel brusio infernale degli incompetenti e degli sciacalli della neopilitica, ha fatto precipitare agni tarantino in una condizione stabile di sfiducia.

Persone, salute ed ambiente hanno presentato il conto.

Nessuno ad onorarlo. Nessuno a dare certezze o a far avvicinare le persone ad un ristabilimento emotivo che fosse la conseguenza dello smantellamento del sistema costruito con fumosità e parole al vento.

Si chiede a Politica Insieme in cosa consista la TRASFORMAZIONE che proclama tra i suoi obiettivi strategici.

Risposta immediata: consiste nel tenere la persona in cima ai processi decisionali, a rispettarla, a dirle la verità, a convincerla con la partecipazione nella modalità della rappresentanza onesta e responsabile.

Vera Zamagni ci ha aiutato a ricordare che per una ventina d’anni, dal 1995 al 2012, “nessuno mise mano ai problemi di Taranto, che non facevano che aggravarsi”.

In quei venti anni, in realtà, si muovevano svariate specie di venditori di fumo. E non si dica che non è vero, perché il fatto gravissimo in corso ne è prova.

Il problema è cosa fare oggi.

Partiamo, ancora una volta, da un ammonimento della Zamagni: “occorre informare l’opinione pubblica delle cose che sono fattibili, dei tempi che esse comportano e dei sacrifici implicati ed impegnare la proprietà ad eseguire i piani, monitorando attentamente.”

Tutto vero. Tuttavia chi ha in casa un ammalato il sacrificio lo ha già fatto: chi teme di avere un ammalato in casa non può concedere tempo.

Sull’uno e sull’altro fronte, l’opinione pubblica può essere rassicurata solo dalla fiducia in chi agisce.

Due vie (per semplificare): la prima, si concedono garanzie legali e sulla produzione e sulla forza-lavoro a Mittal. Lo si fa, contrariamente alle modalità in corso, con le modalità tipizzate (a livello mondiale) della mediazione. Spiace constatare che il prof. Conte, Presidente del Consiglio, non sia in grado di valorizzare una sua indiscussa competenza professionale, quella di mediatore civile e commerciale e si faccia trascinare dalle scomposte contorsioni di politicanti dell’ultima e della penultima ora. Sa Il Presidente del Consiglio, che in Sud America, ciò che non si è ottenuto nei tribunali, in situazioni esattamente comparabili con quella di Taranto (insediamento produttivo rischioso- salute- ambiente) lo si è ottenuto, con totale soddisfazione delle popolazioni in un tavolo di mediazione. Sa, sicuramente, che l’India conosce uno straordinario sviluppo del ricorso alla mediazione civile e commerciale per accompagnare i propri processi di crescita internazionale.

Sa, il prof. Conte, che l’esercizio della mediazione deve essere svolto con le forme tipiche di questo gigantesco istituto che valorizza la responsabilità dei titolari degli interessi mentre soddisfa gli interessi. Sa il prof. Conte, anzi ce lo insegna,  che ogni mediazione riuscita si conclude con un accordo di conciliazione che, su base contrattuale, stabilisce la nuova legge del rapporto che ha dato origine al conflitto.

Scelga, dunque, un organismo di mediazione, insieme ai Mittal!

La seconda via, quella che si teme di indicare, è la via della nazionalizzazione.

Se significa soltanto soccorso di finanza pubblica è già ostruita. Se, significa, gestione della siderurgia su base pubblica, allora alcune cose vanno precisate. Va precisato che il settore pubblico è stato svuotato delle migliori competenze tecniche. Va precisato, e detto all’opinione pubblica, e noi lo diciamo, che lo Stato non è nemico, anche in contesto liberale, solo se persegue l’interesse generale e non alcuni interessi particolari. Va precisato che in caso di nazionalizzazione si deve accendere e mantenere acceso un fascio permanente di luce su gestione e controlli.  Va precisato che si deve dare spazio al controllo parlamentare come al controllo della società civile, quest’ultimo organizzato in associazioni rappresentative, sindacali, politiche e civiche.

Nell’un caso e nell’altro: i posti di lavoro devono essere conservati. La salute dei lavoratori e delle loro famiglie deve essere presidiata. L’ambiente deve essere tutelato. Il porto di Taranto deve essere potenziato con investimenti aggiuntivi. La relazione commerciale con Arcelor Mittal va sagomata su interesse pubblico strategico, nazionale ed europeo, ed interesse globale dell’azienda.

L’Italia deve tornare ad essere affidabile. Il principio di affidamento nello Stato e dello Stato, il principio di continuità dello Stato democratico, sono valori costituzionali, ma, nel contempo, ci danno il riconoscimento di una cittadinanza internazionale. Nessuno più di un orientamento politico cristianamente ispirato può difenderli e consolidarli!

Alessandro Diotallevi

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