All’inizio furono il “Presidenzialismo”, frutto immaturo caduto dall’albero e l’ “Autonomia Differenziata a finanza invariata” con presupposti non sempre rispondenti alla Costituzione.[1]

La seconda scelta, madre di tutte le Riforme[2], il Premierato[3], bislacco sistema adoperato oggi in nessun Paese dell’Orbe terracuo, che smentisce ciò che, il Presidenzialismo, la Meloni ha esaltato nelle pregresse campagne elettorali. Presentata come  idonea, nelle dichiarazioni, a portare il Paese nella Terza Repubblica, esce dal cantiere ed inizia a navigare in un mare in procella; il Disegno di Legge, dopo l’invio al Quirinale, è stato depositato in Senato, attribuito alla Commissione Affari Costituzionali. C’è un però! Il Governo ha trasmesso al Senato un testo diverso da quello approvato da Consiglio dei Ministri: problema 1, formale. C’è poi un aspetto sostanziale significativo: eliminazione dell’unica scheda elettorale: impatta con la possibilità di aggirare la soglia del 50% indispensabile in ogni elezione diretta di carica apicale. Pericolo!

L’ipotesi del “baratto” nasce dalla circostanza che il Disegno di Legge sull’Autonomia Differenziata sta percorrendo la prima fase del suo procedimento alla Camera dei Deputati e, quindi, non è certa la contestuale capacità di reciproco controllo sui rispettivi iter.

Sull’Autonomia differenziata Politica Insieme ha ospitato, in più occasioni, delle riflessioni il cui contenuto, anch’esso fortemente critico, è qui richiamato esplicitamente.

Sul Presidenzialismo, la più recente riflessione pubblicata è quella del 29\5\2023 (CLICCA QUI). Ma il progetto è stato, nel frattempo, collocato su un binario morto.

Sul Premierato, costituzionalizzazione del sistema maggioritario, con possibile distorcente abnorme “premio di maggioranza”, metodo al quale chi scrive tenacemente si oppone contrapponendo un sistema proporzionale a doppio turno con preferenze, rappresentano un combinato disposto destinato a disarticolare l’ordinamento democratico del nostro Paese[4].

Cosa importa sapere quanti siano davvero gli italiani rappresentati dal futuro Presidente del Consiglio dei Ministri, alla faccia della fondamentale base quantitativa\qualitativa della Democrazia partecipativa di qualunque Paese; domanda: a fronte di quali vantaggi?

La Costituzione può essere modificata soltanto senza tradirla, come invece si prospetta con i progetti nelle versioni, fin qui noti, di Autonomia Differenziata e Premierato.

La presente riflessione parte dalla condivisione del Documento approvato dal Consiglio Nazionale di INSIEME (di cui chi scrive è componente) sulla proposta di Riforma Costituzionale, il cosiddetto “Premierato”, nel quale è espresso netto dissenso nei confronti di questa Riforma ed impegno a contrastarla, con proposte alternative (CLICCA QUI).

“Presentarsi ai cittadini per dire loro che finalmente avranno la facoltà di decidere chi governerà il Paese, è senz’altro un’arma di seduzione di massa[5]”.

Non mancano i rilievi relativi. A partire dall’abnorme possibile “Premio di Maggioranza” senza quorum, cioè senza una soglia minima di consensi espliciti. Alla coalizione vincente si assegna il 55% dei seggi in ciascuna delle due Camere. Ipotizzando che continui a recarsi a votare il 50% degli iscritti alle liste elettorali e che la coalizione vincente ottenga il 36%, il Governo frutto della Madre di tutta le Riforme governerebbe, senza l’intralcio dell’opposizione, “forte” del mandato del 18% del corpo elettorale. Più o meno come adesso; senza neanche la fastidiosa remora del sentirsi ricordare nei talk show[6]  che, in numeri assoluti, l’opposizione ne ha conseguito un numero maggiore di chi ha vinto sfruttando le tecnicalità disponibili. Gli eletti “scelti”   tra i designati da ristretti gruppi e la cosa fa pensare a portaborse, cognati e cugini.

Al confronto, la “Legge Truffa” di democristiana memoria e le alternanze Berlusconi\ Prodi diventano giochetti di bimbi fintamente innocenti. Probabilmente, con una coalizione formata da tre partiti, i governi potrebbero essere tre diversi con la stessa maggioranza nel corso della stessa legislatura e si finirebbe per dare spago alla più scalpitante della maggioranza. Il risultato esplicito sarebbe che “le parole sono dette per tradire il pensiero[7]”.

E’ opportuno riconoscere come simili progetti nati all’interno di ristretti ambiti, e presentati a pacchetto al Parlamento, finiscono per stravolgere l’equilibrio di poteri stabilito dalla Costituzione? Ove risiedono i precipui problemi?

All’interno o all’esterno della coalizione di Governo? Nella quantità di potere che il Governo riesce a sottrarre al Parlamento? Nella quantità di potere che il Governo prova a sottrarre al Capo dello Stato più apprezzato dalla collettività nella storia della Repubblica? Nelle modalità in cui il Governo tenta di imbrigliare la Magistratura, evocando spauracchi?

Oppure, nella qualità e coerenza dell’azione dello stesso Governo? Oppure ancora, nei buchi ancora presenti nella proposta (vedi assenza di limiti ai mandati consecutivi ricopribili da Presidente del Consiglio dei Ministri eletto)? Serve ricordare le affermazioni della Corte Costituzionale quando recitano che “il limite ai mandati è stato introdotto quale temperamento di sistema rispetto alla contestuale introduzione dell’elezione diretta”; sistema che altrimenti potrebbe produrre “effetti negativi anche sulla par condicio  delle elezioni successive, suscettibili di essere alterate da rendite di posizione”.

infine, nel desiderio della Meloni di presentarsi in Europa come premier eletta dalla collettività dei cittadini?E se risiedessero, invece, nell’intreccio fra riforme e problemi aperti in Europa? Mes, Patto di Stabilità e crescita, alleanze elettorali?

Ci sarà una ragione se l’Ordinamento non prevede che le cariche di rilievo siano elette direttamente dal popolo? E’ possibile affermare che il Premierato è un vestito che la Premier Meloni non cambierebbe con la stessa facilità con la quale elegantemente cambia quelli che indossa? E’ corretto affermare che la personalizzazione della Politica nasconde il vuoto di Politica e crollo della partecipazione degli elettori? In assenza di ricette distribuibili ai pazienti\elettori, non ci resta che affidarci, speranzosi,  all’avanzamento, lento ma progressivo, dell’integrazione europea e dei suoi contrappesi.

“Quello che la Destra oggi ricerca non è, in nome della stabilità dei Governi, una riforma puntuale di alcune parziali norme costituzionali ma la transizione dalla “Repubblica democratica”, fondata dalla rappresentatività e sulla centralità del Parlamento alla “Repubblica presidenzialista[8]”. Attenzione!

“Hanno buttato lì la Riforma Costituzionale come fumogeno per coprire i buchi di questa manovra che aumenta le tasse, ed i tagli ai servizi ed alle persone[9]”.

“Gli Italiani sono quanto meno perplessi: il 32,4% è favorevole, 31,5% è contrario, il 36% non sa esprimersi[10], incerto o disinteressato”.

Vorreste, per soggettive imperscrutabili ragioni,  che questo progetto arrivasse al traguardo? Rischiate di restare delusi, rassegnatevi: è un’arma di distrazione di massa. E’ un “disegno costituzionale” pensato non per stabilizzare il Paese ma per stabilizzare una “non” maggioranza, notevolmente eterogenea, che riesce a vincere un’elezione gestita con regole farlocche e forse con qualche non esplicitabile accordo.

Difficile che riceva in Parlamento i due terzi dei voti necessari all’approvazione, stante che i partiti, tutti i partiti, volta per volta, sono stati e tutt’ora pare che siano, contrari alle riforme costituzionali non presentate da loro; tanto da non essere mai stata approvata alcuna tra quelle che, tempo per tempo, sono state prospettate; figurarsi ora, che dubbi significativi emergono anche all’interno della maggioranza di governo.

Ancora più complesso che il progetto possa passare vincitore al Referendum. Posto che, stando ai sondaggi, il 39, 2 % del corpo elettorale è favorevole all’elezione diretta del Premier  ed il 38,6 è contrario. Chi scrive trova logico che sia così nell’ipotesi di riforme non sturzianamente istruite dal basso, con il coinvolgimento e condivisione dei corpi intermedi e di congrue porzioni di collettività ed approvabili con maggioranze davvero ampie che nell’attuale concreto sono difficili da prevedere.

“E’ ovvio che bisognerà contrastare da subito e con decisione, l’idea dello stravolgimento della nostra Costituzione, la fine del rispetto dei necessari equilibri fra i Poteri dello Stato e quella, ancora più pronunciata “verticizzazione della politica e delle istituzioni[11]. La riforma come oggi la si conosce erode porzioni del potere del Parlamento ed anche di quello del Presidente della Repubblica.

Il testo ha ancora necessità di sostanziosi ritocchi e precisazioni stante che la Corte Costituzionale ha, ancorché in altro contesto, ribadito la necessità di una soglia di sbarramento non formale.

“La quasi totalità dei Costituzionalisti degni di questo nome ha giudicato un mostro giuridico ed un’alterazione degli equilibri costituzionali la proposta di “premierato assoluto” messa a punto dal Governo[12]”, nata da una ipotesi di baratto con l’Autonomia Differenziata fra FdI e Lega, comprendente tanto un Vulnus,  evidente ancorché smentito, delle prerogative del Presidente della Repubblica, quanto un incentivo alla instabilità interna alla maggioranza, quanto ancora alla mancanza di contrappesi al potere del Premier, unica carica istituzionale votata dai cittadini.

E se invece di ritoccare ciò che adesso funziona, si intervenisse sulla Legge elettorale che scoraggia gli elettori dall’andare a votare?

Intanto, il 21 novembre scorso si è da parte della Commissione Affari Costituzionali del Senato l’esame del Disegno di Legge sull’Autonomia Differenziata. Il testo arriverà in Aula.

Alcune precisazioni:

1) Niente Autonomia senza Lep (Livelli Essenziali di Prestazioni). Niente Lep senza le risorse finanziarie che serviranno a garantirli in modo uniforme su tutto il territorio nazionale[13]; da subito, continuamente, sempre; saranno 15 su 23 le materie trasferibili a Lep approvati (escluse le 8 materie che non attengono a Diritti Sociali o Civili e che quindi non necessitano di Lep); la Commissione Cassese, su indicazione del Ministro Calderoli, dovrà ancora indicare tutti i Lep, costi e fabbisogni puntuali, nelle materie di competenza esclusiva statale e regionale; in assenza di definizione di Lep in termini uniformi con il resto del territorio nazionale, la materia richiesta non si potrà trasferire alla singola Regione; (clausola di salvaguardia contenuta nel subemendamento bipartisan all’articolo 3 del Disegno di Legge).

2) Importante verificare che nessuna approvazione del Disegno di legge sull’Autonomia differenziata avvenga, neanche in un ramo del Parlamento, senza che il piano sia definito ed approvato in ogni suo aspetto, senza rimandi di nessun tipo a momenti successivi: ne va della equanimità, uniformità, eguaglianza (formale e sostanziale), perequazione, coesione, convergenza richieste sostanzialmente e categoricamente dall’articolo 3 della Costituzione e che, ove non ricorrenti, sarebbe compito della Repubblica “ripristinare”. Sarebbe veramente gravissimo che fossero anche solo adombrati nella norma rimandi a meccanismi obsoleti ed ingiusti quali “spesa storica” e “costi standard”. Solo dopo l’aver dimostrato che non vi sia, in alcun caso ed in alcun momento dell’iter legislativo, differenza tra i Lep determinati ed i LUP (livelli UNIFORMI di Prestazione su tutto il territorio nazionale), sarà decisiva un’attenta attività di monitoraggio dei meccanismi di spesa a vantaggio della collettività di riferimento.

Le due riforme di cui si è scritto sembra corretto dire che siano oggetto di “baratto”, di cui molti opinionisti scrivono senza pudore, tra le due contrapposte ed un po’ rancorose fazioni della stessa maggioranza. Ognuna delle quali ritiene di dover temere i comportamenti dell’altra. Ed è corretto che nel frattempo, si cerchino, nelle pieghe del testo, strumenti per contrastare l’insormontabile ed ineludibile dettato sostanziale dell’Articolo 3 della Costituzione che sancisce la pari dignità sociale e sono eguali ?

 

Palermo, 20 Novembre 2023.

 

Massimo Maniscalco

[1] Costituzione, Articolo 3.

[2]  “La madre di tutte le prese di potere”; traduzione italiana della locuzione usata dall’Economist, “mother of all power grabs”;  riferita da Alberto Malaguti su La Stampa del12 Novembre 2023 e ripresa da Umberto Baldocchi, Politica Insieme.com, Lo “strano” premierato del populismo neo liberista che cede poteri alla finanza, 20 11 2023.

[3]  Diversi Politologhi parlano già adesso, in relazione alla postura ed ai comportamenti dell’attuale Premier, di Premierato di fatto.

[4] Da un ragionamento di Domenico Galbiati, Politica Insieme.com, 14 Novembre 2023, Rispetto della Costituzione, Governabilità, Rappresentanza. Neanche la Legge Acerbo del 1923 aveva osato non prevedere una soglia legittimante; serviva un quorum minimo del 25%  perché scattasse la disponibilità dei due terzi dei seggi; la “legge truffa” prevedeva che il premio di maggioranza scattasse a favore della coalizione che raggiungesse il 50% + 1 dei voti espressi. .

[5] Adalberto Notarpietro, PoliticaInsieme.com , Il Premierato: Un cavallo di Troia, 16 Novembre 2023.

[6] Otto e Mezzo, Di Martedì.

[7] Sintetica ipotesi di chi scrive.

[8] Domenico Galbiati, citato.

[9]  Elly Schlein.

[10]  Nando Pagnoncelli, Corriere della Sera, 18 11 2023.

[11] Da un ragionamento di Giancarlo Infante, Politica Insieme.com, 1 Novembre 2023.

[12] Franco Monaco, Premierato assoluto, la Repubblica, 7 Novembre 2023.

[13]  Lep e risorse,poi, l’Autonomia, Francesco Cerisano, Italia Oggi, 18 Novembre 2023.

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