Verso un neocentrismo per unire e accogliere. Inizia con queste parole il mio intervento presentato a Roma il 3 luglio scorso all’incontro organizzato da Politica Insieme. Un’assise di docenti universitari e di rappresentanze da tutta Italia si sono alternati in un gioco di riflessioni interessanti, alcune, altre di passerella e altre ancora di opportunità.

Nel tentativo che si sta facendo quest’oggi di ascoltare e raccogliere tutte le riflessioni che ci vedono tentare di coagulare una linea comune di interesse di “moderati Cattolici” in un impegno di politica sociale, appare necessario riflettere che gli interventi non possono fermarsi né a Roma né a Milano, continuando a perseverare un modus operandi Roma-centrico o Nord-centrico.

E’ necessario riflettere in modo organino su tutto il Paese ed è necessario conoscere chi siamo e da dove arriviamo. Se sotto il piano del metodo occorre organizzarsi, sotto quello dei contenuti c’è tanta “carne al fuoco”. Dai contenuti della Lectio Magistralis di Stefano Zamagni che ha aperto i lavori di Roma, a quelli di Gaspare Sturzo dall’intervento a Caltagirone nel giugno di quest’anno.

Siamo in un momento storico della crisi dei valori, dei sentimenti e dei risultati della politica. Dobbiamo valutare cosa vogliamo essere, chi può rappresentarci o con chi mischiarsi?

Forse un’ulteriore riflessione va fatta su questo aspetto. La gente è stanca, sfiduciata e incazzata di fronte al linguaggio politichese, al punto tale che in molti ci stiamo chiedendo se riusciremo ad essere propulsori di nuova linfa vitale. Ma per far ciò occorre inoculare il seme del programmare, istruire e finalizzare, convincendoci che qualcosa di buono esista sia tra i populisti che tra i nazionalisti e che i nostri tempi devono seguire ritmi certamente differenti. E se il neocentrismo nascesse dal basso ventre e ritrovasse l’interesse di quel 50% della popolazione che non vota, cosa accadrebbe? Ma prima di pensare a ciò, occorre riflettere come riuscire ad essere credibili e autorevoli se non esistiamo o siamo sparsi? Forse serve una scossa, una crisi senza precedenti? Dobbiamo propendere verso sinistra o verso destra?

Occorre tenere il “timone dritto” verso un sentimento liberale della politica, mirando alla gestione del risultato, alla comunità unita, alla contaminazione sturziana e al benessere sociale!

“Comunità unita” –  Zamagni ha richiamato il termine “Comunità”. Vogliamo intestarci una battaglia sociale unitaria, oppure vogliamo parlare di disuguaglianze sociali in un Paese diviso? Vogliamo parlare di un’Italia a più vie, di una Europa a più vie, di una posizione solo virtuale di un’Italia tutta al centro del mediterraneo? E allora, se vogliamo parlare di comunità, d’Italia, di Europa e di Mediterraneo non vedo altre strade se non “Ripartire dal Sud” dove ricordo a quanti presenti, 1 su 4 lavora mentre più ci si sposta verso il nord più la forbice si stringe. E quindi, quale risposta possono intestarsi i “Moderati”? Le disuguaglianze sociali sono il frutto di una visione programmatica errata della politica per l’occupazione e lo sviluppo; non serve una politica dell’assistenzialismo, serve una politica della programmazione dello sviluppo che risponda a quesiti come: cosa devono diventare la Sicilia, la Calabria, la Puglia e la Campania, il sud tutto nei prossimi 10 anni? In cosa decidiamo di specializzare queste aree affinché riparta lo sviluppo di questi territori, si uniformi con il resto d’Italia ma anche l’Italia riprende a correre? Partire dai deboli non con l’assistenzialismo ma con una visione chiara delle azioni di governo come risultato di:

  • politiche fiscali vantaggiose, con l’abbattimento dell’imposizione fiscale e del costo delle materie prime (luce e acqua) per i primi 10 anni di attività nelle aree del Sud, attraverso strumenti come le ZES;
  • quindi significa attrazione degli investimenti di nuova impresa e occupazione, attraverso un piano industriale ed energetico particolareggiato e specializzato;
  • infrastrutturazione rivedendo il contratto con l’ente gestore di riferimento (Anas, Ferrovie dello Stato e compagnie aeree).

Da queste tre cose basilare può ripartire lo sviluppo dell’Italia, viceversa l’Italia affonda perché trainata da un Sud ai margini.

La contaminazione sturziana” – Altra questione è la contaminazione positiva secondo il lessico sturziano. Qui apriamo una riflessione che se parte solo dallo studio dei libri rimane teoria, se invece la si vive su campo (con esperienze di politica sociale o azioni di cittadinanza attiva) e la metodologia viene condivisa, diventa un processo di contaminazione positiva e condivisa che ci permette tutti di capire cosa significa operare secondo Sturzo. Inoltre, in questo processo di contaminazione occorre stare molto attenti a non diventare “portatori di sangue” o “dare agli innominabili l’occasione di una nuova sponda”. Un’espediente potrebbe essere strutturare dal basso la convergenza verso temi e azioni territorialmente contestualizzabili, accogliere nel contempo i migliori da ogni piattaforma politica senza preclusioni di partito o di faziosità che si potrebbero riconoscere nel “progetto”, mettendo avanti “il nuovo, con la sapienza del vecchio”. Viceversa sarà l’ennesimo fallimento di un tentativo di uomini veramente “liberi ma non forti”!

Costruire e organizzare” – Ho molto apprezzato l’intervento di Carlo Parenti che nella logica di un manager si pone l’obiettivo e le possibili strategie per raggiungerlo, con gli eventuali correttivi. Ma tutto ciò non può prescindere da un adeguato modello di comunicazione. Oggi si va alla sintesi e all’efficacia dei concetti che “parlano alla pancia del popolo”. Pertanto il linguaggio da intraprendere deve seguire le tendenze lasciando spazi anche agli approfondimenti. Ricordo a quanti fosse sfuggito e per primo a me stesso, perché oggi nuove piattaforme politiche conquistano? Perché il modello di comunicazione è filtrato, controllato ed indirizzato e su questo il web è la vera piattaforma sulla quale scommettersi. Se a questo aggiungessi soggetti capaci di essere portavoce autorevole e referenziata non politicamente ma nella vita quotidiana, a quel punto credo che il tentativo può intraprendere un percorso di inclusione e di aggregazione.

La strada è in salita, la crisi è nel pieno delle sue forze e la gente è scoraggiata! Occorre insistere ma con una adeguata cabina di regia che da Sud a Nord deve essere rappresentata!

Benedetto Torrisi

Immagine utilizzata: Pixabay

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