Sarà vero quel che ha sostenuto Salvini al Senato, “in stato di necessità” dopo l’arringa di Conte, cioè che lo spettacolo del dibattito parlamentare, in cui tutti si sono scagliati contro tutti con “toni esagerati e giudizi pesanti” (come sottolinea Marcello Sorgi nel suo editoriale “Il rischio di allungare i tempi” sulla Stampa) è stato solo una sceneggiata per coprire un accordo già preso?
Poco conta, se si considera che la sfida vera dell’uscente Salvini è sui temi economici: la manovra autunnale, da cui si dissocia vigorosamente, lasciando al futuro governo l’onere di adempiere ai dettati europei (da cui si ritengono invece esenti Francia e Germania) e rispetto alla quale annuncia una opposizione forte, forse anche nelle piazze, sapendo che la manovra sarà di difficile composizione in un governo 5stelle-PD.
Dopo l’esperienza giallo-verde un governo “lacrime e sangue” rischia di dissolvere definitivamente il movimento grillino, e prepara una crisi da cui uscirà, con molta probabilità, un governo debole, condizionato dalla guerra piddina tra Zingaretti e Renzi e da quella grillina tra Di Maio e Fico. E all’opposizione, tra Salvini e l’ala “governativa” della Lega, che mal sopporta una uscita dal governo da cui ha molto da perdere e poco da guadagnare.
Salvini si prepara ad incassare le urne, tra qualche mese o tra un anno poco importa, scommettendo sull’impopolarità e la debolezza del nuovo governo. In tal caso la sua apparente sconfitta di oggi si trasformerebbe in una sonora vittoria. Potrebbe essere smentito, e segnali in tal senso potrebbero venire dalla nomina del commissario europeo in quota italiana e dalla disponibilità europea ad avallare una manovra non troppo punitiva.
Rispetto allo scenario che si delinea, ancora confusamente, un ruolo importante potrebbe assumere un movimento politico di ispirazione cristiana, come elemento di stabilità e di pacificazione nazionale. Diciamo con schiettezza che i primi commenti degli esponenti politici che si proclamano cattolici vanno in direzione contraria. Assistiamo ad uno scambio di accuse e ad uno schieramento pregiudiziale nei fronti contrapposti.
Non occorre la sfera di cristallo per capire che alimentare le contrapposizioni serve solo a condurre la situazione al punto di rottura. Ma per mantenere i nervi saldi e la mente sveglia occorrerebbe guardare alle necessità del futuro, più che alle convenienze contingenti.
Andrea Tomasi
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