Ieri, Giancarlo Infante è intervenuto in merito alle dichiarazioni di mons Nunzio Galantino su di un partito d’ispirazione cristiano fatto da “laici capaci” ( CLICCA QUI ). Rilanciate da il Corriere della Sera le affermazioni del Presidente dell’Apsa sono state ovviamente oggetto di vari commenti.

Ve ne è stato anche una su Il Foglio, a firma di Antonio Gurrado, giovane giornalista di cui si parla bene, che merita di essere esaminata. Sembra che le frasi del monsignore siano state scorse parecchie volte da Antonio Gurrado. Voleva essere certo di aver letto bene un qualcosa che a lui sembrava suonare davvero incredibile giacché si sarebbe trattato addirittura dell’apertura di una “nuova fase dei rapporti fra Chiesa e politica”.

L’importante prelato vaticano ha sostenuto, infatti, che il partito in questione non dovrebbe cercare alcuna legittimazione da parte della Chiesa poiché “una simile benedizione sarebbe la morte di qualsiasi iniziativa”.

Francamente parlando, quelli che hanno dato vita a INSIEME, partito d’ispirazione cristiana, ma laico ed intenzionato a non coinvolgere assolutamente la Gerarchia in vicende che sono di natura secolare, e tali restano, non hanno trovato niente di nuovo nelle affermazioni di monsignor Galantino. Anzi le valutano opportuno e corrette, oltre che pienamente in linea con la lunga tradizione del popolarismo sturziano e del cristianesimo democratico di Alcide De Gasperi ed Aldo Moro.

Poi,  Antonio Gurrado scrive: “un partito, per riuscire ad affermare i valori cari al cattolicesimo, deve evitare le gerarchie cattoliche, schivarle, fingere di non conoscerle”. E ancora: “In sostanza, l’approvazione di un cardinale, di un vescovo o di un parroco è sufficiente a far perdere un mare di voti di area cattolica, e l’unica speranza di successo sta nel nicodemismo”.

In realtà, questa è una questione assolutamente mal posta. C’è da ritenere che la voglia di scrivere un pezzetto “scoppiettante”  lo  abbia portato un po’ oltre. Anche se c’è da rendersi conto che al giornalista del Foglio, probabilmente, manca familiarità con la storia del movimento cattolico europeo ed italiano.

Se questa familiarità ci fosse aiuterebbe a comprendere cosa significa rispettare le valenze del piano religioso e di quello politico e porterebbe ad una sola risposta riassumibile nell’affermazione che scolpì don Luigi Sturzo: “E’ superfluo dire perché non ci siamo chiamati “partito cattolico”: i due termini sono antitetici; il cattolicesimo è religione, è universalità; il partito è politica, è divisione. Fin dall’inizio abbiamo escluso che la nostra insegna politica fosse la religione, e abbiamo voluto chiaramente metterci sul terreno specifico di un partito, che ha per oggetto diretto la vita pubblica della nazione”.

Anche a chi ha dato vita a INSIEME non piace neppure il sentir parlare di “partito cattolico”. Suona dunque del tutto familiare il ragionamento del vescovo Galantino e riteniamo necessario che i laici rivendichino l’autonomia e che non siano intenzionati a “mercificare” in termini di voti il rapporto con la Gerarchia, bensì a tradurre in fatti e comportamenti il richiamo di una ispirazione che rende liberi, e non il contrario.

 

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