Lo ha detto Enrico Letta: l’opposizione ci fa bene. Di necessità virtù cosa che, come del resto riguarda il governo che quasi trionfalmente si prepara ad annunciarci Giorgia Meloni, non potrà che essere portata al vaglio di un qualche bilancio che prima o poi verrà.

Per ora sappiamo che il Pd si sta leccando le ferite e, quindi, bisognerà vedere se almeno lo stare all’opposizione potrebbe fare bene. Che c’è una pletora di candidature. Che si parla di gruppo dirigente, di un partito maschilista, ma che onestamente c’è da dire lo è quanto gli altri. Che, inevitabilmente, si pensa di affidarci ai giovani. Insomma, i soliti ingredienti che impastano gli sconfitti.

Il punto vero è che anche per fare l’opposizione si deve avere una visione in qualche modo “universale”. E non è che la sommatoria delle proposte questo lo fa raggiungere con la bacchetta magica rappresentata dalle buone intenzioni. Queste lastricano brutte strade…

I resoconti dei giornali sulle cose serie sono molto avari. Guardano all’effimero. Ai personalismi. Ai giochi di corrente. A questo riguardo, il Pd ci fa assistere ad uno strano silenzio dei leader più importanti. Non è cambiato molto da quando, criticati da qualcuno, abbiamo parlato del proscenio occupato da “nani e ballerini” (CLICCA QUI). Non volevamo certo offendere nessuno. Meno che mai i nani che pure nei circhi, spesso, si impegnano nelle esibizioni più apprezzate dal pubblico. E neppure le ballerine che riescono, comunque, ad attirare sempre le attenzioni. Volevamo solo dire che è il momento delle terze, quarte e quinte file. Di avventurose e di avventurosi, come lo sanno essere solo i generosi,  che provano a gettare il cuore oltre l’ostacolo.

E’ importante che il Pd abbandoni la postura che coltiva da troppo tempo. Tra l’altro per meriti relativamente propri. perché certamente non si può dimenticare il ruolo di Romano Prodi che in questo Pd c’è stato, non poteva non esserci, anzi per farlo nascere rinunciò persino all’idea di farsi il partito proprio cui pure fu sollecitato da tanti ex democristiani che ben conoscevano i post comunisti. Lui fece questo estremo sacrificio personale e ricevette il ben servito. E in due successive occasioni. Infatti, una certa anima credeva, e c’ha creduto a dispetto di tutto fino all’immediata vigilia delle elezioni del 25 settembre, solamente nella vocazione maggioritaria che può essere equiparata alla visione tolomaica di se stesso. Poco studio di Galileo … potremmo sentenziare.

Ora tocca armarsi di umiltà. E avere la capacità d’indagare non tanto, e non solo sull’ultima sconfitta, arrivando là dove si è spezzato il collegamento con il mondo del lavoro, con le partite Iva, con le periferie, con il Mezzogiorno e un reticolo di presenze culturali e sociali che non si possono certamente accontentare di avviare un nuovo, grande ambizioso progetto, come fece Enrico Letta, parlando del ddl Zan  ed altre amenità proprie della cultura dell’individualismo liberista: non mettono a tavola i milioni di famiglie che vivono con i soldi che arrivano dalle fabbriche e dalle piccole e medie aziende.

Tutti abbiamo interesse che la politica si rigeneri. E questo speriamo avvenga a destra come a sinistra. Anche se per ora vediamo tanti gregari che arrancano e pochi leader in grado di segnare quella novità e quel progetto che servono all’Italia e agli italiani.

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