La guerra in Ucraina, scatenata dall’invasione russa, ha immediatamente rilanciato la corsa agli armamenti. Ma si tratta, appunto, di un ulteriore rilancio visto che negli anni scorsi sono notevolmente cresciute le spese militari di tutti i paesi del mondo. Di alcuni in maniera particolare.

I dati forniti dallo Stockholm International Peace Research Institute (Sipri – CLICCA QUI ) che segue costantemente l’andamento delle spese militari mondiali, ci dicono che l’intera spesa militare globale del 2020 è cresciuta del 2,6% rispetto al 2019 e del 9,3% rispetto al 2011.

Per quanto riguarda gli Stati Uniti, per il 2023, il Presidente Joe Biden ha stanziato investimenti nel campo della difesa per  813 miliardi, di cui quasi sette miliardi per rafforzare le capacità militari della Nato e uno direttamente messo a disposizione dell’Ucraina.

Biden per mantenere il suo impegno, comunque diretto a non far aumentare la spesa pubblica, e a coprire i fondi messi a disposizione dei suoi progetti sociali a favore della sanità, delle famiglie e per l’assistenza all’infanzia, porterà le tasse sulle aziende dal 21 al 28% e introdurrà una “minimum tax” del 20% per tutti i patrimoni superiori a 100 milioni di dollari. L’aumento delle spese militari, insomma, non impedirà la riduzione del deficit pubblico statunitense degli oltre 1.300 miliardi previsti.

Quest’anno, secondo i dati del Sipri, gli Usa spenderanno 778 miliardi di dollari, pari al 3,7% del Pil. Si tratta del 39,2% di tutte le spese mondiali in difesa e in armamenti che  hanno raggiunto la cifra record di 1.981 miliardi di dollari. Si tratta di una tendenza avviata già dalla presidenza Trump, un’inversione rispetto a quella seguita dalle precedenti due amministrazioni Obama nel corso delle quali si è assistito a continue diminuzioni della spesa destinata alla difesa

Il centro studi svedese valuta che il secondo paese al mondo nella classifica dei costi militari è la Cina giunta a toccare i 252 miliardi di dollari, un terzo degli investimenti americani nel settore, e pari all’1,7% del Pil. Per il gigante asiatico, si tratta di una  tendenza al riarmo che dura continuamente da 26 anni e che, in rapporto al 2019, segna un incremento di poco meno del 2% anche se, rispetto al decennio precedente, segna un balzo di ben il 76%.

La Russia si piazza al quarto posto, dietro l’India (72,9 miliardi dollari), investendo il 4,3% del proprio prodotto interno lordo, pari a 61,7 miliardi di dollari. La crescita degli investimenti russi nel 2020 è stata del 2,5%, ma va segnalata una riduzione del 6,6% complessivo al budget militare iniziale.

Per quanto riguarda gli altri paesi della Nato,  i dati mostrano una crescita degli investimenti in difesa. 12 paesi partecipi dell’Alleanza atlantica hanno superato il 2% di aumento a differenza dell’anno precedente quando furono in nove a farlo. Tra gli europei, che complessivamente hanno accresciuto l’investimento in difesa del 4%, il Regno Unito è salito a 59,2 mld d’investimenti ed è diventato il quinto più grande in spese militari nel 2020, seguito da Germania, 52,8 mld, settima spesa mondiale nel settore, e dalla Francia, 52,7 mld. L’Italia è undicesima, con una spesa complessiva di 28,9 miliardi di dollari, pari all’1,6% del Pil.

Tra gli altri paesi non Nato, imponenti sono le spese militari dell’Arabia Saudita con 57,5 mld, del Giappone, 49,1 mld, e della Corea del Sud, 45,7 miliardi.

In relazione al Pil, l’Arabia Saudita spende l’8,4% e Israele il 5,6%. Gli Emirati Arabi Uniti, con 2.256,54 dollari per cittadino, sono il paese con la spesa militare pro capite più alta. Secondo posto per Israele (2.241 dollari) e terzo per gli Stati Uniti (2.240 dollari).

Per quanto riguarda la classifica dei paesi importatori di armi, l’Arabia Saudita occupa il primo posto seguita da India, Egitto, Australia e Cina. L’export, invece, vede ampiamente in testa gli Stati Uniti seguiti da Russia, Francia, Germania e Cina. Questi cinque paesi coprono circa il 76% di tutto il volume delle vendite. La metà circa delle armi e dei sistemi di difesa statunitensi  sono diretti verso il Medio Oriente.

Per quanto riguarda l’Italia, nel corso del 2020, sono state vendute all’estero armi per poco meno di quattro miliardi di euro con un calo di circa il 25% rispetto al 2019. Continua dunque la controtendenza rispetto alla metà del decennio precedente durante il quale, vedi gli anni successivi al 2014 , erano state registrate vendite per 8,2 mld, come fu nel 2015, 14,9 mld, nel 2016, e 10,3 mld nel 2017. Per ciò che concerne gli acquisti di armi, l’Italia ha appena stanziato  8,27 mld.

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