Stare sul “davanzale della finestra a guardare”, stava per me diventando un peso, un senso di “rinuncia” alla mia responsabilità. Il ché non significa strettamente il volere “di corsa” candidarmi in un partito o “fare politica” di professione, ma avere coscienza di cosa indica la Politica con la “P” maiuscola: in primis, è responsabilità sociale di chi ha capacità (tutti ne abbiamo) di mettere al servizio della comunità i propri talenti. Certo, lo si può fare in tantissimi modi, come alcuni di noi fanno in ASGI (Associazione San Giuseppe Imprenditore) e nell’UCID (Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti).

Il tema è  questo: se tutti noi rinunciamo ad essere presenti anche su quel “canale” del confronto politico su “programmi” che prevedono “azioni” nel campo normativo e, quindi, con i riflessi sul sociale, nella sfera economica, fiscale, finanziaria, ecc., finiamo per “abdicare” lasciando libero il terreno di azione a coloro che trovano, pur senza esperienza e spesso senza valori, lo spazio per arrivismi personali, per una politica di partito fatta solo con lo sferrare calci negli stinchi agli altri e con idee “giostrate” da “piattaforme” o dalle “bestie della comunicazione” (senza allusioni?!).

Come UCID abbiamo sempre insistito, almeno io l’ho fatto anche in prima persona, che tutti noi, dirigenti e imprenditori, ci si cimenti, ci si metta in gioco ad ogni “concorso” per un posto pubblico apicale, per condizionare il livello del confronto.

Ho osservato, spesso, nel corso delle sedute dei consigli comunali quanto triste assistere al “dominio” di posizioni che di fondamentale e di valoriale hanno ben poco.  La conferma che, se “abdichiamo”, siamo responsabili della “qualità” demandata ad altri.

In Politica Insieme ho conosciuto persone, come Stefano Zamagni e Leonardo Becchetti, e tanti altri amici, veramente di tutto rispetto per l’impegno e quindi mi “Impegno”. Convinto della necessità di partecipare alla crescita del livello del confronto su ideali politici e indicando mete raggiungibili.

Politica insieme quindi con la “P” maiuscola, che parte da un’iniziativa “concreta” e rappresentativa consapevoli del fatto che idee e valori possono esprimersi ed essere quindi trasfusi in essa. Questo è il motivo per il quale “non sto a guardare”, ma partecipo, senza alcun obiettivo di fare carriera in un partito. Non la “poltrona”, quindi, ma la “proposta”.

A chi mi dice di non dover “gettare il bambino insieme all’acqua sporca”, perché è fondamentale l’esperienza acquisita sul campo da  un vecchio politico, rispondo che, però, quell’esperienza è ancora più forte se animata soprattutto dallo spirito di “servizio”.

Così, si deve evitare che il progetto avviato da Politica Insieme finisca per essere caratterizzato da arrivismi personali propri degli “esperti” nel gioco delle “vecchie squadre”, dal formarsi di fazioni. Invece, si deve pensare ad una costruzione comune, partendo da zero, a una nuova immagine, forte dell’esperienza di tutti, dallo spazio lasciato a quei nuovi appassionati che non hanno partecipato a vecchie battaglie. Facile altrimenti finire per riproporre errori del passato mentre si pensa a una costruzione nuova. Il rischio di creare caste al servizio di potenti è grande e reale.

Per una Politica con la P maiuscola vera e leale, occorrono leadership popolari, non di “casta”. Ora, lo si vede: la gente non vota più perché è demotivata. Così, però, abdica e lascia lo spazio ai gruppi organizzati.

Spero di aver spiegato perché vedo necessario un “Impegno”. Largo di partecipazione propositiva perché, se soprattutto gli eventi dovessero precipitare, dovremmo ancora di più  rimboccarci le maniche, come nel piccolo sempre facciamo, e puntare a un “rinascimento” di noi stessi, della politica e della gestione della cosa pubblica nei termini in cui c’è richiesto.

Alberto Berger

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