I mali della Giustizia sono antichi, non sono certo addebitabili al solo Governo Meloni. Sono quelli soprattutto pratici e concreti, fatti di carenze di personale e di uffici e di strumenti inadeguati. Fatti di leggi scritte male che limitano, o estendono, la discrezionalità. Fatte di carenze di soldi messi a disposizione di un ministero che è tra i più “poveri” di tutti. E non parliamo, a questo proposito, di quella indegna cosa per un Paese civile che chiamiamo Sistema carcerario dove il “recupero” è solo inchiostro scritto sui dotti libri.

E questo è da sempre al punto che mai come dalle nostre parti la Giustizia – quella astratta di cui ci parlano sin da bambini – è sostituita dall’esistenza di norme e contro norme le quali, più che mai, fanno diventare vera l’affermazione che essa, la Giustizia, è un mero fatto economico. Con buona pace per le parti più deboli, sia nel civile, sia nel penale.

Sembrava che tutto si potesse risolvere con la “terzietà” del Giudice giudicante, ma in realtà all’ufficio di questo Giudice, che dovrebbe davvero stare al di sopra delle parti, non sono mai stati dati i mezzi e le risorse perché questa “terzietà” di venisse effettiva.

Ora ci provano addirittura con una Riforma costituzionale con la separazione delle carriere che non incide in nulla sul funzionamento della Giustizia che interessa davvero agli italiani. E la vicenda della Corte dei conti, che ha appena negato il visto alla costruzione del Ponte di Messina, conferma che tutte queste sofisticherie non incidono in niente visto come i Giudici amministrativi hanno una loro sfera separata e, addirittura, un loro Consiglio Superiore.

Il Ministro Nordio, dopo aver portato avanti una riforma “talismano”, tutta impostata, ideologicamente invita ad andare al referendum entrando nel merito. Mentre sappiamo benissimo che diventerà un voto solo pregiudizialmente a favore o contro il Governo. E la maggioranza deve pure stare attenta perché sarà un referendum senza quorum e i giochi, pertanto, saranno aperti ad ogni risultato, soprattutto se continuerà il fenomeno dell’astensionismo.

Il risultato che abbiamo oggi è solo quello che nessuno si aspetta l’arrivo di una vera riforma del Sistema giudiziario, che si è minato ancora di più il prestigio della maggior parte dei magistrati, che la politica tutta continua a fuggire dalle proprie pesanti responsabilità accumulate nel corso di decenni mentre agita il fumo di ciò che non cambia niente ciò che chiede la gente comune. La gente comune che, invece, con una cadenza quasi quotidiana, sente notizie su cui i “riformatori”, ma anche i loro avversari, non sembrano prestare granché attenzione. Com’è nel caso dei suicidi in carcere e di processi che durano decenni, se pure …. giungono ad una conclusione. In questi tempi, i femminicidi ci fanno scoprire come si sia persino incapaci ad utilizzare i braccialetti elettronici. Insomma, come spesso accade, grandi battaglie politiche, ma poca attenzione, pochi finanziamenti e scarsa formazione sulle cose che contano.

La separazione delle carriere farà appuntare la medaglietta sul petto a qualcuno, farà preoccupare altri per il timore che il vero obiettivo sia quello di mettere le Procure sotto la politica, ma in ogni caso i tribunali – e la Giustizia – sempre in un grande caos resteranno. 

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