E’ da almeno vent’anni che non si vedeva in Sardegna un documento-appello di cattolici ( il documento segue questa presentazione, ndr ), preoccupati per l’aggravarsi della situazione economica, sociale e sanitaria dell’isola. Questo lasso di tempo corrisponde a quello della diaspora dei cattolici nel sistema nazionale, che ha trovato puntuale applicazione anche nella vita politica della Regione sarda.

La “dispersione infruttuosa” dei cattolici sardi è stata celebrata nell’alternarsi di governi regionali di centro sinistra e di centro destra fino allo snodo recentissimo delle tornate elettorali europee, regionali, comunali e la sorpresa clamorosa del passaggio dell’isola da Covid-free prima dell’estate allo stato attuale di nuova emergenza sanitaria, dominata dalla pandemia.

I sardi hanno disertato le ultime elezioni europee registrando la più bassa affluenza(30%) tra le regioni italiane. Alle regionali non hanno superato il 50% e alle comunali non sono mai andati oltre il 40%. Su una popolazione di appena un milione e mezzo di abitanti, metà non ha più familiarità con il rito centrale di una democrazia rappresentativa: le elezioni!

Perché questo sta accadendo nella terra di Gramsci, di Lussu, di Segni, di Cossiga e di Berlinguer ? Che parte hanno i cattolici in questa narrazione triste? Un recentissimo sondaggio promosso dalle Acli ci dice che la gente sarda non si fida più di nessuno passando dal consolidato storico del 62% all’attuale sconcertante 13%. Tutta colpa del Covid? Ma come stava l’isola prima del 2020?

I telegiornali nazionali hanno dato risalto al dramma del paesetto (2800 abitanti) di Bitti, vicino Nuoro, colpito duramente dal nubifragio di questi ultimi giorni con i soliti strascichi di morte e di distruzione. Sono giunte le condoglianze sentite del Presidente della Repubblica e quelle del Governo nazionale mentre il Governatore della Sardegna ha sentito il dovere di stare più vicino alla sua gente recandosi sul posto.

Presiedendo una riunione di amministratori comunali, presente la Protezione civile e le forze accorse dell’Esercito, l’onorevole Christian Solinas ha ricordato che Bitti era già stata devastata dall’uragano del 2013 e che le opere previste per il suo riassetto idro-geologico non sono state in gran parte realizzate,  a causa della “burocrazia”.

Ecco com’era la Sardegna prima del 2020 con una classe politica di centro-destra e di centro-sinistra tenuta al cappio della burocrazia. Incredibile! Ho sentito il dovere di sottoscrivere il documento-appello dei cattolici sardi, prima di tutto, per rendere omaggio alla gente della mia terra, alle sue sofferenze e ai suoi lutti.

Zamagni ci è stato vicino, seppure in streaming, nella serata del 28 ottobre u.s, quando ci ha ricordato che nell’ultima enciclica Fratelli tutti,  Papa Francesco, al capitolo V, ha voluto declinare le caratteristiche della migliore politica, quella fondata sul dialogo, l’amicizia sociale e l’ascolto degli ultimi. Il modello del buon politico? E’ il “buon samaritano” che non scansa la sofferenza di chiunque venga trovato per caso nella strada, che si ferma e si fa prossimo a ogni persona, senza badare al colore della sua pelle o alla sua religione. Leonardo Boff ha chiamato questo modo di essere ”la politica della tenerezza”.

Antonio Secchi

 

Appello di cattolici sardi

Ai Rappresentanti istituzionali della Sardegna. Alle forze politiche e sociali. Ai Vescovi.

«Non ci si salva da soli». Per battere il Covid in Sardegna è urgente la “buona politica”. «Non sprechiamo la crisi!»

Premessa. Noi cittadini sardi, cattolici ispirati dai valori del Vangelo,  fedeli agli insegnamenti del Concilio Vaticano II e della dottrina sociale della Chiesa, convintamente riproposti dalle ultime illuminanti encicliche di Papa Francesco, ci dichiariamo preoccupati e angosciati per il precipitare della situazione economica della Sardegna, con il portato di sofferenze  materiali e psicologiche per un numero crescente di persone appartenenti a tutti gli strati della società sarda, specie dei meno abbienti. Chiediamo pertanto a tutti, a partire da quanti hanno responsabilità pubbliche, nelle  Istituzioni e nelle altre organizzazioni della Società, e a tutti gli uomini e a tutte le donne di buona volontà, un impegno corale che, nel rispetto delle differenze delle diverse appartenenze politiche e culturali, ci renda solidali e  attivi per uscire dalla situazione di crisi e difficoltà antiche e attuali della nostra regione. 

Il presente appello è stato firmato da 170 persone tra cui figurano 60 donne

1.La Sardegna nel momento in cui ha bisogno della più grande ricostruzione morale sociale ed economica della sua storia contemporanea – che può iniziare proprio dalla lotta al Coronavirus e ai suoi devastanti effetti  – risulta paralizzata da un insieme di contraddizioni che si scaricano soprattutto sui più deboli.

La pandemia da Coronavirus ha ulteriormente aggravato le già precarie condizioni economiche e sociali della Regione. L’aggiornamento congiunturale dell’economia della Sardegna del novembre 2020, pubblicato dalla Banca d’Italia, sottolinea la forte negatività di tutte le variabili ( molto peggio di quanto accaduto a livello nazionale) dal PIL ai consumi, dalle esportazioni all’occupazione, dal fatturato agli ordinativi di tutti i settori dall’agricoltura all’industria, dal commercio, all’edilizia dal turismo ai servizi. Gli effetti di questa crisi strutturale avranno pesanti  conseguenze oltreché sul piano sociale anche su specifiche situazioni come l’emigrazione dei giovani istruiti, l’ulteriore spopolamento dei piccoli comuni, l’incremento dei livelli di povertà.

2.Principali emergenze: in diversi settori fondamentali le situazioni di crisi si sono aggravate negli anni.

– Nella scuola, nella formazione, nell’Università e nella Ricerca, comparti in cui si ampliano i divari tra i partecipanti a tutti i livelli – con esclusioni dettate in grande misura dalle condizioni economiche di partenza delle famiglie – oggi anche acuiti dalla formazione a distanza.

– Nei trasporti perennemente incerti al punto di togliere ai sardi il diritto costituzionale alla mobilità. E’ dei giorni scorsi la dichiarazione relativa all’interruzione dal 1° dicembre di tutti i collegamenti navali in convenzione.

– Nella sanità, con i tagli sistematici agli organici, l’annuncio di riforme penalizzanti nei confronti dei territori, l’intasamento degli ospedali; il taglio delle borse di studio per le specializzazioni mediche. Questioni ben rappresentate in questo periodo dal malessere dei sindaci di fronte all’enormità dell’emergenza sanitaria disperatamente affrontata dai medici, dal personale sanitario, dagli operatori delle cooperative sociali e del volontariato a cui va la nostra solidarietà.

– Nelle pubbliche amministrazioni, in tutte le diverse articolazioni, dove si aggrava la farraginosità burocratica al punto da compromettere i diritti dei cittadini, ma anche delle imprese, ostacolate anziché sostenute nella funzione di creare lavoro per uno sviluppo economico eco-sostenibile.

Nella politica, segnata dal crollo della partecipazione dei cittadini sardi agli eventi elettorali e, spesso , da carenze programmatiche e attuative  che rischiano di mettere a repentaglio

i diritti della persona e perfino del rispetto della dignità umana. Nell’emergenza attuale, che riguarda tutti, ad essere maggiormente colpite sono, come sempre, le fasce sociali più deboli della popolazione: giovani, donne, anziani, poveri di ogni tipologia e, tra essi, ammalati, persone con basso livello culturale, analfabeti digitali, i residenti  nei piccoli centri dell’interno, disoccupati.

Nelle famiglie, che già vivevano in situazioni di disagio prima dell’inizio dell’emergenza sanitaria, si registrano oggi  situazioni di gravissima difficoltà, come testimoniano anche i recenti dati della Caritas sull’aumento della povertà assoluta e relativa.

La Sardegna ha bisogno, dunque, di interventi concreti sulle politiche per la famiglia, i giovani, il lavoro e le imprese, la questione ambientale, la sanità, la scuola, le infrastrutture, l’Università, la ricerca, le nuove tecnologie, la lotta alla corruzione.

3.La buona politica

Sulle orme di Papa Francesco ribadiamo “la necessità, per la vita della comunità, della buona politica; non di quella asservita alle ambizioni individuali o alla prepotenza di fazioni o centri di interessi. Una politica che non sia né serva né padrona, ma amica e collaboratrice; non paurosa o avventata, ma responsabile e quindi coraggiosa e prudente nello stesso tempo; che faccia crescere il coinvolgimento delle persone, la loro progressiva inclusione e partecipazione; che non lasci ai margini alcune categorie, che non saccheggi e inquini le risorse naturali […]  che sappia armonizzare le legittime aspirazioni dei singoli e dei gruppi tenendo il timone ben saldo sull’interesse dell’intera cittadinanza”(Papa Francesco, Cesena, 1 ottobre 2017).

L’obiettivo principale della Politica deve essere, in questo frangente,  la salvezza della dignità delle persone, concentrando ogni sforzo sul lavoro, sulla ricerca del bene comune e non sull’assistenzialismo.

4.Piano straordinario e Piano per la Rinascita

Si metta perciò a punto un piano straordinario di investimenti da far partire al più presto, non oltre il 1° gennaio 2021. Quando la moratoria statale sui  licenziamenti finirà e termineranno le risorse straordinarie per la cassa integrazione, gran parte dei lavoratori più deboli e meno qualificati perderà il lavoro, col rischio più che concreto  di rimanere intrappolata in una condizione di impoverimento per lungo tempo. Pertanto è necessario fin da ora intervenire con determinazione, anche con provvedimenti legislativi  straordinari, sulle ben note emergenze create dalla pandemia.

Ma anche risulta indispensabile elaborare la fase della ricostruzione con un Piano per la Rinascita da costruire da parte delle Istituzioni con la collaborazione delle parti sociali – datoriali e sindacali – dei cittadini e delle loro organizzazioni, nella pratica della sussidiarietà, affinché si immaginino e si costruiscano percorsi di riqualificazione e affiancamento sociale condivisi e in grado di traghettare non solo le vittime del lockdown, ma l’intera Sardegna nella fase  del post Covid. Questo piano indispensabile anche per utilizzare al meglio le ingenti risorse, che dovrebbero arrivare dal Recovery fund dell’Unione Europea. Si corre il rischio, infatti, che tali risorse vengano male utilizzate o sprecate se non si dovessero avere le idee chiare sulla loro destinazione e modalità d’impiego.

5.Unità per il bene della Sardegna

Come cattolici apprezziamo e sosteniamo il valore e l’importanza del pluralismo e della dialettica tra le forze politiche. Ma oggi, in questi tempi straordinari, le contrapposizioni devono mitigarsi lasciando posto al perseguimento di una grande unità tra le forze politiche e istituzionali. Il bene della Sardegna e della sua gente vale molto di più di piccoli vantaggi elettorali.

Speravamo tutti che questa pandemia da Covid-l9 cessasse e si potesse riprendere la vita nella sua normalità. Ma non è così. L’emergenza non sarà di breve durata e siamo certi che molto non sarà più come prima e che dobbiamo acquistare capacità politica di disegnare e realizzare nuovi e inediti scenari, come abbiamo cercato di argomentare in questo scritto.

Nell’esperienza drammatica che stiamo vivendo, e che ci ha fatto toccare con mano quanto siamo collegati e interdipendenti, ci è consegnata questa lezione: come il contagio avviene per contatto anche l’uscita dall’emergenza è possibile nel fare corpo unico. Non ci si salva da soli.

6. «Non sprechiamo la crisi!»

Rammentiamo in conclusione il recente messaggio della Conferenza Episcopale Italiana alle comunità cristiane in tempo di pandemia: “Viviamo una fase complessa della storia mondiale, che può anche essere letta come una rottura rispetto al passato, per avere un disegno nuovo, più umano, sul futuro”.

Papa Francesco,nell’omelia della Solennità di Pentecoste,il 31 maggio 2020, ci ha lasciato questa riflessione:

«Perché peggio di questa crisi, c’è solo il dramma di sprecarla, chiudendoci in noi stessi»

Cagliari, 27 novembre 2020

 

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