Mi ricollego all’intervento del caro amico Domenico Galbiati ( CLICCA QUI ) sull’elogio della Politica con la P maiuscola e mi confronto con il mio impegno per una Politica vissuta, partecipata, responsabile, in “mezzo alla gente”, come spesso ho sottolineato.

Abbiamo lavorato in Politica Insieme in gruppi, abbiamo dato i nostri contributi su vari temi, li abbiamo condivisi, letti e riletti e con grande senso di responsabilità si arriverà ad una preziosa sintesi, in ciò che potrà rappresentare “una voce” reale, contemporanea, responsabile, apartitica.

Dietro a tutto ciò tanta esperienza di vita, Valori, un venire incontro per capire ed includere,  visioni di tutti coloro che hanno voluto esprimersi, tutti coloro che sentono lo slancio nel dare partecipazione e questa ricerca.

Laddove non c’è conflittualità o rivalità politica, laddove si pensa al Bene Comune, si raccolgono adesioni spontanee, espressività che costruiscono nel confronto, per poi arrivare ad una sintesi comune. E’ questo che abbiamo osservato in questi mesi in Politica Insieme e basta osservare anche quanti interessanti interventi vengono pubblicati sul suo portale.

Il problema lo si ha quando si deve poi trasportare queste proposte o programmi o semplicemente indicazioni come vie per interventi sociali, in una realtà operativa, politicamente operativa, perché è difficile individuare a chi diamo in mano questo patrimonio di pensiero e proposte. In chi ci riconosciamo come portatore di questo nostro esprimerci? Qui sta appunto la chiave di volta necessaria.

Oggi, più o meno ovunque, si pensa ad elezioni amministrative locali o si intravvedono continuamente all’orizzonte  movimenti tesi a far cadere il Governo locale, più o meno  a breve.

Molte potrebbero essere le ragioni di sofferenza di ciascuno di noi rispetto alle aspettative, alla propria esperienza e cultura, ma quando ci si chiede a chi ci sentiamo di affidare le decisioni future per la nostra società, se ci chiediamo se siamo disponibili o ci rendiamo disponibili politicamente in un progetto elettorale, in genere non ci crediamo, in genere scappiamo via, in genere non crediamo sia possibile vincere l’organizzazione collaudata dei “tifosi nello stadio dei partiti”.

Nei partiti in genere la “raccolta” di candidati non esce da un percorso di propria testimonianza sul campo dell’impegno, dei Valori, anche se ci sono eccezioni, ma il tutto si gioca su campagne di comunicazione, su scontri denigratori del partito in concorrenza e chi culturalmente viene dal mondo professionale, imprenditoriale, associativo, con impegno reale, nota piani sfalsati non comunicanti.

Io stesso, che in genere sono ancora molto operativo, uomo di azione, con responsabilità di decisione e rischio quotidianamente assunti, senza una “squadra affine”, non mi metto in gioco politicamente.

Quindi sento anche mia la colpa del mancato cambiamento. Vorrei, auspicherei, ma non so come raggiungere l’obiettivo. E allora si parla oltre che di pensiero, di strategia, di azione, di comunione organizzata di intenti e di impresa o progetto. Ma tutto ciò deve essere visibile, deve potersi distinguere, affinché anche gli elettori trovino la capacità di discernere, di decidere, verso un progetto “nuovo”, ma che abbia prospettiva di affermarsi.

Altrimenti vale il gioco del “non disperdere” il voto, vale il gioco del male minore, o ancor peggio, la rinuncia. E così nulla cambia, calano i voti, aumenta l’assenteismo, diminuiscono i quorum e gli eletti sono sempre e solo designati o indicati in liste dagli strateghi elettorali. Ma che prospettive ha tutto questo? Ed allora quale la diversa prospettiva? Esiste un “pifferaio” che animi un percorso?

Anche qui tanti colti interventi si disperdono, tanti talk show e tanti giornalisti e politici di mestiere, riempiono l’orizzonte, hanno invece la visibilità. Ma io cambio canale, ma anch’io sbaglio.

Alberto Berger

About Author