Più il vantaggio perseguito dalla politica è d’interesse generale, più la politica tenderà ad assumere i caratteri della moralità, perché è raro che un vantaggio generale violi i diritti di qualcuno. Per Sturzo tre sono le forme di socialità primarie: la famiglia, l’ambito politico e la dimensione religiosa.

In occasione del 150° anniversario della nascita di don Luigi Sturzo, cittadino onorario di Siracusa dal 1951, l’Istituto di Sociologia di Caltagirone, l’Aps Sturzo di Caltanissetta, il Centro Internazionale di Studi Sturziani e l’Istituto Luigi Sturzo di Roma hanno promosso una serie di incontri. Relatori, tra gli altri, l’ex segretario nazionale del Ppi
Pierluigi Castagnetti, l’imprenditore Francesco Averna, il magistrato Gaspare Sturzo, mons. Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale.

“Persona e famiglia”, temi fondamentali nella Dottrina sociale cristiana, ma che presentano mille sfaccettature, che si moltiplicano pressoché quotidianamente con l’evolversi degli eventi e della sensibilità sociale. In particolar modo fu don Luigi Sturzo, pur in un contesto profondamente differente da quello attuale, ad occuparsene e le sue intuizioni, i suoi insegnamenti sono ancora oggi vivi, a conferma della grandezza del sacerdote calatino. Se pensiamo ad una definizione dell’uomo, Sturzo non lo ha mai inteso essenzialmente come individuo, autonomo rispetto al soprannaturale, che mira alla sua libertà pura ed individuale e neppure come materia pura, che guarda soltanto alla costituzione materiale dell’uomo negando la stessa esistenza di una dimensione soprannaturale. Ma per Sturzo l’uomo è considerato costantemente come persona, avendo come riferimento la sempre attuale dottrina sociale cristiana e il suo collegamento inscindibile con il soprannaturale, con un concetto di libertà intimamente legato a quello di responsabilità morale, in quello che possiamo definire personalismo etico cristiano.

Così per Sturzo la dignità dell’uomo è fonte di libertà e noi siamo tutti responsabili gli uni degli altri. Ognuno di noi, che è impegnato in qualche modo nel contesto sociale e politico, in misura e modalità certamente differenti, in rapporto ai ruoli rivestiti, ha cura di anime perché tutto quello che viene prodotto, realizzato, pensato, diffuso in
organismi istituzionali, partiti, associazioni, enti locali produce in ogni caso delle ripercussioni sulla formazione della personalità altrui e, ovviamente, anche della propria. E nel rapporto con lo Stato Sturzo non si stancò mai di mettere
al primo posto la persona, la libertà e solo dopo lo Stato di diritto. Da qui la sua battaglia, che gli costò tante sofferenze ed emarginazioni, contro lo Stato etico.

Don Luigi Sturzo ha ben chiaro e definito il suo concetto di persona e di personalismo solidale, su cui fonda un pensiero politico nuovo, dirompente rispetto agli schemi precedenti, un pensiero in maniera esplicita democratico
ed antitotalitario, in una relazione inedita tra religione e politica, concepita quest’ultima come arte dell’utilità collettiva, che mira al bene comune della persona e della comunità.

Ne deriva che i cattolici in politica “non difendono soltanto i loro piccoli interessi materiali e quelli delle loro chiesuole” ma mettendo al servizio dei “principi morali della comunità cristiana” tutelano quelli dell’intera società italiana. Il popolarismo sturziano è profondamente nuovo, una sorta di “terza via”, cristianamente ispirata. Le sue radici sono nell’umanesimo integrale di Maritain e nel personalismo comunitario di Mounier.

Sul primato della persona è fondata la democrazia dei diritti e dei doveri. In politica, se il cittadino – affermava Sturzo – ha il diritto di essere governato bene, ha quindi il dovere di inviare ai posti pubblici elettivi persone che siano moralmente integre e politicamente preparate, perché la politica, come affermava Pio XI, è per Sturzo forma di carità verso il prossimo e non politica amorale o immorale.

Salvo Sorbello

 

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