Avrei tre validi motivi per non intervenire sulla vicenda che vede coinvolti i cinque parlamentari che hanno chiesto di ricevere i mille euro concessi alle partite Iva messe in crisi dal Coronavirus: sono un quadrupede, non ho partita Iva e, in più, potrei essere zittita perché immigrata da quell’Africa in cui non credo siano state previste tante provvidenze. In tanti, tra la gente che vedevo nella Riftey Valley del Kenya fino a qualche tempo fa,  si devono accontentare di un euro al giorno o, al massimo due, e, quindi, restano attorno alla soglia della povertà assoluta che l’Onu considerata attestata a quei livelli.

Però approfitto del fatto che Politica Insieme, pur non essendo parte della schiera degli animalisti, mi consente da un po’ di tempo di nitrire o di ragliare, per accontentare chi mi considera come i cavalli o come gli asini, sulle cose degli umani per dire la mia e, soprattutto, per porre alcuni quesiti. E’ una libertà di cui approfitto, magari prendendomi l’accusa di essere demagoga e populista.

Intanto, mi dicono che l’Inps ha parlato sì di questi onorevoli, ma ha anche aggiunto che ben altri duemila politici, tra assessori e consiglieri regionali, pare addirittura qualche governatore di regione, assessori e consiglieri comunali hanno presentato la stessa richiesta. Sono partite Iva e, quindi, sarebbe un loro diritto.

Se è un loro diritto, di cosa si lamenta l’Inps che ha sollevato il polverone? Si dice che, però, è questione morale. Sta all’ente previdenziale assolvere ad un ruolo etico? E per quanto riguarda le cosiddette pensioni d’oro, perché non ci informa ogni mese su quello che ci costano? Sempre e con continuità, in modo che alla fine dei trenta giorni sappiamo delle scelleratezze compiute nel passato, allorquando sono state così tanto allargate le maniche da lasciare incassare a qualcuno, senza colpo ferire,  decine e decine di migliaia di euro ogni santo mese che si chiude. Qualcuno che, intanto, matura altri stipendi ed altre prebende a livello apicale delle nostre istituzioni democratiche. Boccaccia mia, anzi morso mio, famme sta’ zitta, avrebbe detto il buon Trilussa che sapeva bene come far parlare anche gli animali.

Non appena si è risaputa la cosa, tanti altri politici sono corsi a stigmatizzare la cosa a più non posso. Lo ha fatto anche chi ha tra le proprie fila uno o più dei cinque, rimasti ancora sconosciuti per la salvaguardia della privacy. Almeno quella la si cerca di rispettare. Poi, si è finiti con la solita stessa polemica tra maggioranza e minoranza.

Peccato che entrambe hanno lasciato passare i provvedimenti in questione senza preoccuparsi, chessò, di fissare a tempo debito dei limiti, meglio precisare chi ne avrebbe dovuto godere, e così via. La colpa è della fretta e delle condizioni d’emergenza in cui sono state prese delle decisioni che, se non ricordo male sono pure passate dal Parlamento? Probabilmente è tutto solo frutto del fatto che a qualcuno manca la sensibilità per capire che anche se si ha un diritto non è detto che sia opportuno avvalersene.

La sensibilità è come il coraggio di don Abbondio, ma io sono una zebra, cosa mai ne posso sapere delle vostre cose di umani? Al massimo, posso constatare che non sono l’unica … a ragliare a seconda delle convenienze.

 

Immagine utilizzata: Pixabay

About Author