La raccolta di firme a favore del Referendum per la depenalizzazione delle droghe leggere sta procedendo intensamente e il traguardo delle 500.000 adesioni non sembra lontano.

Da anni si discute se legalizzarne l’uso personale e fino a che punto. L’argomento non mi appassiona più di tanto perché non ho mai concepito l’idea di dipendere da qualcosa e di non poterne fare a meno. Non sono di natura incline agli eccessi e forse questo aiuta. Non mi sono mai accodato alla logica del “così fan tutti” e ho sempre tenuto alla mia indipendenza di pensiero, privilegiando la coerenza spesso a scapito della convenienza. I partiti hanno da sempre sulla questione, posizioni differenti: chi pienamente a favore (quelli che occhieggiano più a sinistra) e chi nettamente contrario (più inclini a destra).

Interessante è costatare come queste posizioni vadano a intersecarsi con quanto gli stessi partiti, sostengano o eccepiscano a proposito delle misure di contenimento della pandemia. Politica Insieme non è da meno, e infatti si avvicendano pareri contrastanti, ciascuno mutuato dalla propria linea di pensiero e intime convinzioni, fede compresa. D’altronde, già Paolo VI aveva chiarito che l’unicità della fede può portare al pluralismo delle opzioni politiche e quindi, nessun problema.

Chi stabilisce quali sono i limiti della libertà personale degli individui? Messa così potrebbe sembrare una provocazione, ma in realtà sarebbe fondamentale rispondere in maniera univoca al quesito. Uso anch’io il condizionale, non per cautela ma per l’impossibilità di dare una risposta concreta con parole semplici e usando concetti accessibili ai più. Non aiuta però il dire e non dire, sempre lontani da quel “sì sì, no no” che dovrebbe contraddistinguere il nostro parlare. Ma quello che francamente mi inquieta, è che il rifarsi a una concezione di vita alta, forse inarrivabile per la difficile praticabilità dei principi, destinati a rimanere puri ideali, rischi di diventare una sovrastruttura giuridica, una sorta di gabbia forzata per quell’uomo libero, osservante del proprio credo, che non ha bisogno di regole civili, plasmato com’è alla scuola delle fede.

Ho sempre pensato al cristiano come una persona che per formazione e cultura sociale, può fare a meno dell’educazione civica, essendo già educato dal proprio credo al rispetto e alla disponibilità verso il prossimo. Ma è la nostra unicità a fare la differenza e a dare interpretazioni diverse del verbo: esercizio sempre scivoloso in cui cimentarsi. Quello che sta succedendo è un banco di prova per misurare la nostra capacità di fronteggiare le difficoltà, dimostrando maturità e altruismo; condizioni necessarie a evitare che la comunità torni a essere un’aggregazione di individui ostili se non addirittura acerrimi competitori.

Il nostro impegno nel distinguere le prerogative semantico-culturali tra individuo e persona, viene banalizzato da chi si dichiara contro a prescindere; per compiacenza o per le motivazioni più improbabili. Per quanto mi riguarda, raccomanderei prudenza o più appropriatamente discernimento, perché certe raffinate argomentazioni possono essere facilmente strumentalizzate, rendendo così un pessimo servizio alla comunità. Il magistero di Francesco ci fa capire che il buon senso non basta e dobbiamo chiedere e pretendere giustizia dall’ordinamento sociale, cioè la comunione dei vivi, ricordando che la via per l’assoluto procede per approssimazioni successive e sempre relative. Credo che dovremmo evitare di prestarci a radicalizzazioni che sono solo alla portata di persone speciali in odore di santità. Come cristiani dovremmo tutti sapere come comportarci in questi frangenti e cosa fare per noi e gli altri, ma i fatti raccontano un’altra storia.

Secondo il principio di precauzione è sempre bene scegliere per il male minore e, al di là dei tanti distinguo e di tutte le possibili speculazioni, il vaccino rimane il rimedio più efficace contro la pandemia, per l’intera popolazione mondiale.

Se continuiamo, come sta succedendo, ad alimentare dispute su cosa sia giusto fare per sé e per gli altri; se pretendere tutela e rispetto per le libertà individuali senza considerare quelle degli altri, non saremo certo di aiuto alla collettività.

Adalberto Notarpietro

 

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