In un’epoca segnata da nuove minacce alla stabilità europea, la lezione del Manifesto di Ventotene resta più attuale che mai. Il sogno di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, maturato nelle drammatiche ore della seconda guerra mondiale, si fondava sulla consapevolezza che il nazionalismo esasperato fosse la radice dei conflitti che avevano insanguinato il continente. La soluzione? Un’Europa unita, capace di superare gli egoismi nazionali e costruire una federazione basata su libertà, democrazia e progresso. Oggi, a più di ottant’anni di distanza, quello spirito viene tradito sia dal populismo della destra nazionalista sia dal pacifismo ideologico della sinistra. Due facce di una stessa medaglia che, pur con motivazioni diverse, minano il progetto europeo e il suo ruolo nel mondo.
Nazionalismi e revanscismi: un pericolo per l’Europa
Il nazionalismo è tornato a essere una forza distruttiva. Lo vediamo nella retorica sovranista che si diffonde in vari paesi europei, alimentata da leader che rifiutano l’integrazione e rilanciano l’illusione di una sovranità assoluta. È la stessa logica che nel passato ha portato a guerre e divisioni. La destra populista, mentre denuncia l’ingerenza di Bruxelles, si dimostra ambigua sulla difesa della democrazia: la fascinazione per leader autoritari come Putin, Orban o Trump tradisce il disprezzo per il sistema democratico europeo. L’aggressione russa all’Ucraina è l’emblema di ciò che accade quando il nazionalismo si fa espansionista e violento. Eppure, nonostante le minacce di Mosca alla sicurezza del continente, non mancano in Europa forze politiche che flirtano con il Cremlino, giustificandone le azioni o cercando compromessi al ribasso che minano la sovranità ucraina e la sicurezza collettiva.
Il pacifismo velleitario: un’illusione pericolosa
Sul fronte opposto, le sinistre pacifiste sembrano incapaci di leggere la realtà. La difesa della pace è un valore assoluto, ma diventa irresponsabile se declinata in modo unilaterale, senza tener conto delle minacce reali. Il pacifismo ideologico che rifiuta il sostegno all’Ucraina, che equipara aggressori e aggrediti o che propone una neutralità impossibile di fronte a una guerra di conquista, non è altro che una forma di compiacenza verso l’autocrazia russa. Negli anni della Guerra Fredda, il pacifismo di una parte della sinistra europea si trasformò spesso in un’arma della propaganda sovietica. Oggi il rischio è lo stesso: un pacifismo che, pur dichiarandosi anti-imperialista, finisce per avallare le ambizioni di potenze autoritarie che minacciano l’ordine democratico. L’errore più grave, però, è l’incapacità di comprendere che la pace non può esistere senza sicurezza e giustizia. La storia insegna che cedere all’aggressore in nome di una pace illusoria significa soltanto preparare il terreno per nuovi conflitti.
Riscoprire Ventotene per un’Europa forte e unita
Mai come oggi è necessario riscoprire il messaggio di Ventotene. Il Manifesto indicava chiaramente che la pace non si ottiene chiudendosi in un isolazionismo sterile o sperando nella buona volontà degli aggressori, ma costruendo istituzioni sovranazionali forti, capaci di garantire stabilità e sicurezza. Per l’Europa, questo significa dotarsi di una politica estera e di difesa comune, spezzando l’attuale frammentazione che la rende debole di fronte a minacce globali. Significa anche riaffermare con decisione i valori democratici, senza ambiguità o cedimenti verso le autocrazie. Lo spirito di Ventotene non è un’utopia del passato, ma una necessità del presente. Se vogliamo un’Europa capace di difendere la sua sovranità e la sua unità, dobbiamo respingere sia i nazionalismi disgregatori sia il pacifismo compiacente. Il sogno europeo può sopravvivere solo se si trasforma in un progetto politico concreto, in grado di rispondere alle sfide del nostro tempo con volontà, coraggio e lucida visione per il nostro futuro.
Michele Rutigliano