E’ una questione antica (CLICCA QUI): le più recenti forme della barbara messa a morte dei condannati negli Stati Uniti, quelle con le iniezioni letali, creano tantissimi problemi e, molto spesso, non riescono a raggiungere quell’ipocrita risultato di uccidere in maniera meno cruenta.

Secondo il Death Penalty Information Center (DPIC), un’organizzazione indipendente, più di un terzo delle esecuzioni organizzate quest’anno negli Usa sono fallite o si sono rivelate altamente problematiche. E questo dopo che, per lungo tempo, le sentenze capitali sono state sospese perché non si trovavano le sostanze necessarie a confezionare le iniezioni letali. Molte aziende farmaceutiche, infatti, si sono rifiutate di vendere agli stati americani i loro prodotti, e tra questi anche la Pfizer (CLICCA QUI)

Nel corso del 2022 sono state sette le tentate esecuzioni, delle 20 effettuate, che si sono rivelate problematiche  o che hanno richiesto un tempo eccessivo prima che il condannato spirasse. In un caso, addirittura, il decesso è arrivato solo dopo tre ore.

I responsabili della DPIC sostengono che in molti casi si è trattato d’incompetenza, di mancato rispetto del protocollo o  di difetti insiti nei protocolli stessi. Vista la situazione, quattro stati – Idaho, Ohio, Tennessee e South Carolina – hanno deciso di sospendere le esecuzioni.

Il rapporto DPIC conferma, inoltre, che la pena di morte continua ad essere applicata, in particolare, da sei stati due  dei quali – Texas e Oklahoma – hanno eseguito più della metà delle esecuzioni.

Gli stati che ancora la prevedono, però, sono 27 e tra questi California, Oregon e Pennsylvania hanno deciso per una moratoria. Poco prima di Natale, il Governatore dell’Oregon, Kate Brown, ha commutato le condanne a morte in detenzione per tutti e 17 i detenuti presenti del cosiddetto braccio della morte delle carceri del proprio stato, sostenendo che la pena capitale è da considerarsi “immorale”.

 

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