Il Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, si ritrova sempre più in una scomoda posizione per la sua determinazione a procedere con test a tappeto utilizzando esclusivamente i cosiddetti “tamponi rapidi”, i quali però dimostrerebbero un’affidabilità più ridotta di quel che si pensa.

E’ questa una questione su cui è intervenuto pochi giorni or sono su Politica Insieme l’amico Mario Rossi ( CLICCA QUI ) ricordando che tutti i dati tecnici e le indicazioni del Ministro della Salute – Istituto Superiore di Sanità, tra l’altro concordate con a Conferenza Stato Regioni, di cui fa parte anche il Veneto, confermano che l’unico test valido e sicuro sia quello “molecolare”. Quello cui dovrebbero essere sottoposti i medici e gli altri operatori sanitari che si trovano quotidianamente in prima linea contro il Coronavirus.

Zaia, invece, sembra fare orecchie da mercante e i rappresentanti delle istituzioni della sua Regione tacciono senza rispondere adeguatamente a quegli operatori sanitari che non si sentono rassicurati dal fatto di essere sottoposti a test non in grado davvero di dire sempre con certezza se uno si sia contagiato o meno mentre si prodiga a favore di pazienti di ogni genere. Ufficialmente le autorità venete continuano a parlare di un’affidabilità del 95 % anche per i test “rapidi”, cosa smentita in tutte le sedi scientifiche e, soprattutto, dalla pratica quotidiana.

La situazione ha portato alla presentazione di un intervento ufficiale da parte del consigliere regionale Arturo Lorenzoni che ha preso carta e penna per chiedere ufficialmente all’Assessore alla Sanità del Veneto a quale studio scientifico si riferiscano i responsabili della Regione per continuare a giustificare le loro decisioni e per non adottare il sistema dei “tamponi molecolari”.

E’ evidente come oramai la questione sia diventata esclusivamente di natura politica e finisca per investire la stessa figura del Presidente Zaia stretto com’è dal dover riconoscere il rischio di affidarsi a test potenzialmente inattendibili e mettere così in discussione tutta la linea seguita finora con testardaggine. Zaia continua a chiedere un chiarimento al Comitato tecnico scientifico che, in realtà ha già risposto abbondantemente da tempo. Cosa che si evince dalla semplice lettura dei giornali; ma evidentemente, nonostante la gran cura con cui egli coltiva ogni forma possibile di comunicazione, il suo ufficio stampa gli passa certi articoli e non altri.

Al Presidente Zaia sarebbe  bastato gettare uno sguardo al Corriere del Veneto ( CLICCA QUI ) e il 21 novembre scorso e vi avrebbe letto: ” In realtà gli esperti del ministero hanno già risposto, e con un mese di anticipo. La prima circolare risale al 29 settembre ed è firmata dal professor Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione: «I test antigenici rapidi su tampone naso-faringeo possono essere utili in determinati contesti, come lo screening su numerose persone in porti, aeroporti e scuole. Consentendo una diagnosi accelerata (in 15 minuti, ndr), danno la possibilità di individuare prontamente i casi positivi, di isolarli e tracciarne i contatti, facilitando la decisione di applicare o meno la quarantena in tempi brevi ed evitando un eccessivo sovraccarico dei laboratori di riferimento». Per lo stesso motivo i tamponi rapidi, scrive Rezza, «consentono una tempestiva diagnosi differenziale nei casi sospetti tra sindrome influenzale e malattia da Covid-19». Ma, ecco il punto cruciale, «la sensibilità a specificità di questi test sembrano essere inferiori a quelle del test molecolare. Ciò comporta la possibilità di risultati falso-negativi in presenza di bassa carica virale, uguale o inferiore a 25, oltre alla necessità di confermare i risultati positivi con il tampone molecolare». Ulteriori precisazioni sono state inviate alle Regioni con la nota ministeriale del 23 ottobre, in cui per lo «screening su operatori sanitari e personale in contesti ad alto rischio» viene indicato come prima scelta il tampone molecolare e come «alternativa» il rapido. «Il tampone molecolare resta il più preciso, il test di riferimento — conferma a parole il professor Rezza — il test rapido antigenico ha una sua validità ed è molto utile in determinati contesti, come lo screening di massa».

Allora, c’è da chiedere al Presidente Zaia se non sarebbe meglio rispondere a Lorenzoni riconoscendo semplicemente che la linea seguita finora è stata almeno imprudente  e smetterla di sottovalutare la legittima preoccupazione di tutto il personale sanitario, che sia o meno direttamente impegnato in reparti Covid.

 

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