Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, si è presentato al Senato per parlare della questione dei rapporti della Lega con la Russia.

Rispetto istituzionale e necessità di prendere le distanze. Questi i due motivi sostanziali dell’intervento a Palazzo Madama. Assente ogni elemento realmente nuovo in grado di gettare piena luce su vicende ora al vaglio della magistratura.

Abbiamo in ogni caso saputo che il Presidente del Consiglio non riesce a sapere alcunché da un suo ministro, tanto importante.

Da lui, sempre più chiamato in causa, non è pervenuta alcuna notizia, salvo uno dei suoi tanti messaggi sui social all’insegna del “ Io non mollo”. Non si capisce davvero cosa voglia dire e c’è da chiedersi se, in realtà, il nostro Ministro dell’Interno si senta davvero tranquillo come vuole dare a d’intendere. Anche i telefilm americani ci insegnano che il mettersi in “ fuga” porta a pensar male.

Conte ha fatto benissimo a ricordare che la sua presenza in aula era doverosa: da là era venuto un voto di fiducia al suo Esecutivo. Non si capisce proprio perché Salvini, che sulla base di quella stessa fiducia ha ricevuto anch’egli una precisa responsabilità istituzionale, continui a sottrarsi al confronto parlamentare e a non chiarire quanto c’è da chiarire. Soprattutto, se non c’è nulla da chiarire, come lui sostiene.

Evidentemente, Matteo Salvini sta aspettando di sapere cosa gira tra redazioni di giornali e Procura e vagliando tutte le carte e le intercettazioni  ed avere un quadro più chiaro su quanto lo coinvolge o lo scagiona. Visto che ogni giorno ce n’è una nuova, chissà se e quando vorrà dirci la sua.

In un paese civile o sarebbe stato costretto a dimettersi per averla combinata grossa oppure si sarebbe presentato a precisare e, quindi, a smontare quanto c’era da smontare.

Non sarebbero state cose neppure immaginabili nella tanto vituperata  Prima repubblica. Nei casi in cui i ministri di allora furono tirati in ballo, per cose più grandi o più piccole, ben si guardarono da tenere un atteggiamento simile. Rifiutarsi di rispondere in Parlamento è proprio una grande “ maleducazione” istituzionale.

Salvini potrà “ non mollare” quanto vuole, ma gli altri si fanno il proprio giudizio e possono  sempre di più interrogarsi su come esercita ruoli e responsabilità di governo. I sondaggi non riescono alla lunga a nascondere eventuali verità scomode e, neppure, migliorano le capacità dei ministri, se queste non ci sono.

Ci auguriamo, ovviamente, visto che si tratta di un ministro della nostra amata Repubblica, e noi al sentimento e al decoro nazionale ci teniamo davvero, che tutto si risolva in un bel nulla.

Non possiamo fare a meno di riflettere comunque  sul fatto che ci troviamo di fronte all’ennesima dimostrazione di quanto naive siano molti dei nostri politici: non appena mettono il naso in cose più grosse di loro o sullo scenario internazionale, mostrano tutto il loro provincialismo e i loro gravi limiti.

Intanto, a Salvini, che improvvisamente ha scoperto l’amore per Roma, sarebbe bene che qualcuno gli dicesse che tutta la vicenda dei rapporti suoi, o dei suoi, con i russi  i romani la definirebbero da “ pataccari”.

Giancarlo Infante

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