Ieri abbiamo ricordato l’8 settembre del 1943 ( CLICCA QUI ). Alessandro Di Severo ha parlato di vergogna e di riscatto perché, in effetti, i due sostantivi ben caratterizzano assieme una giornata che si rivelò un autentico spartiacque tra un’Italia e un’altra. Anche se ce ne volle, così come ci volle molto sangue, perché finalmente emergesse il riscatto.

31 anni dopo ci fu un altro 8 settembre, anch’esso saltuariamente ricordato, che fu fortunatamente interamente onorevole grazie all’Arma dei carabinieri e al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Quel giorno, infatti, a Pinerolo finirono catturati Renato Curcio e Alberto Franceschini, i fondatori delle Brigate rosse.

Un successo che dimostrò almeno due cose: la non invulnerabilità dei terroristi e che lo Stato può assicurare giustizia, garantire l’ordine pubblico e ristabilire le regole generali dirette a presiedere la civile convivenza. Lo può fare senza violare le norme e i principi costituzionali perché al terrorismo, così come alla grande criminalità organizzata non si risponde con leggi draconiane che potrebbero finire per interferire con i diritti da assicurare a tutti i cittadini.

Questa è stata la forza della Repubblica italiana nel corso dei decenni bui delle bombe, delle gambizzazioni, sequestri e omicidi che videro impegnati sia i rossi, sia i neri. E’ stata l’Italia delle leggi speciali, sì, ma soprattutto servite all’organizzazione di strumenti speciali da mettere finalmente a disposizione dell’autorità di polizia e alla Magistratura per contrastare un fenomeno che l’Italia ha saputo debellare in maniera definitiva senza perdere i propri connotati democratici.

Eppure, ci volle del tempo. Fu necessario che un’adeguata consapevolezza si diffondesse tra le forze politiche e tra i vertici gestionali dello Stato, accogliendo gli inviti degli uomini più avvertiti, e tra questi vi fu sicuramente il generale Dalla Chiesa, a capire la natura profonda di fatti che dovevano essere collegati ad una strategia insurrezionale.

Non è un caso se sia il generale, poi vittima della mafia un altro settembre, quello del 1980, e Renato Curcio legheranno l’operazione di Pinerolo al clamoroso sequestro del giudice Sossi che rimase nelle mani dei brigatisti dal 18 aprile al 23 maggio del 1974. Finalmente, molto si smosse e in solo quattro mesi lo Stato riuscì a rispondere con efficacia ed onore ad uno scacco inaccettabile.

E’ noto a tutti che la vicenda delle Br, così come quella della coesistente azione terroristica di destra, non si concluse subito. Anzi, proseguì una scia insanguinata in cui spiccò il delitto Moro. Così come si aggiunse l’altrettanto terribile stagione dei delitti di Mafia culminati con il sacrifico di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Terrorismo e criminalità hanno, inoltre, colpito duramente le nostre Forze dell’ordine e magistrati. Si dovrebbe scrivere un lungo elenco ogni volta, tanto tutti loro confermarono che, per restare all’espressione di Di Severo, dell’8 settembre del ’43 è rimasta, se non altro, almeno la faccia dell’onore che questo Paese, se vuole salvarsi davvero, deve riprendere e coltivare.

Giancarlo Infante

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