Non c’è solo quella di Netanyahu. Esiste anche un’altra Israele così come importanti parti delle comunità ebraiche in tutto che la pensano diversamente da lui, pur con la preoccupazione dell’antisemitismo, che cresce, e ricordando il diritto all’esistenza dello Stato Ebraico. Questa diversa Israele è emersa anche in occasione della scomparsa di Papa Francesco.

Se Netanyahu è giunto fino a cancellare una precedente espressione ufficiale di cordoglio, e il suo stesso corpo diplomatico lo ha  dovuto pressare per consentire all’Ambasciatore presso la Santa sede di  partecipare alle esequie del Pontefice, il Presidente dello Stato di Israele, Isaac Herzog, ha rilasciato una dichiarazione in cuiha ricordato Francesco come “uomo di profonda fede e sconfinata compassione, e che ha dedicato la sua vita a sollevare i poveri e a invocare la pace in un mondo travagliato. Giustamente, ha attribuito grande importanza al rafforzamento dei legami con il mondo ebraico e alla promozione del dialogo interreligioso come via verso una maggiore comprensione e rispetto reciproco”.

“Io spero sinceramente — ha continuato Herzog — che le sue preghiere per la pace in tutto il Medio Oriente, ed in particolare per il ritorno di tutti gli ostaggi ancora trattenuti a Gaza, possano presto ricevere una risposta positiva”, prima di esprimere  le sue condoglianze “per la perdita di un grande padre spirituale, Sua Santità Papa Francesco”.

Un altro gesto importante viene dalla Comunità ebraica italiana che sarà presente, con il rabbino Capo di Roma, Riccardo Di Segni, il quale ha tenuto a far sapere di averne parlato con le comunità rabbiniche europee e di Israele, nonostante il funerale di Francesco si svolga in occasione del Shabbat ebraico.

Come direbbe Francesco, non disperiamo, apriamoci alla speranza.

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