Farò alcune considerazioni sull’attuale situazione da semplice osservatore. L’attentato a Prigozhin, le vicende giudiziarie di Trump e le esternazioni del Generale Vannacci, sono eventi di sicuro rilievo, ma che sono arrivati al momento opportuno per permettere alla maggioranza dei giornali italiani di evitare di mettere in prima pagina la vera notizia importante, destinata forse a cambiare la geopolitica del nostro beneamato Pianeta e di conseguenza le nostre vite: l’irrompere deciso sulla scena mondiale dei BRICS. Il fatto che deve indurci a profonde riflessioni è senz’altro l’allargamento annunciato a sei stati di grande rilevanza geopolitica, mentre altri 23 si sono già proposti per l’adesione. Uniche eccezioni al quasi oscuramento della notizia, osservazione valida anche per le tv, sono state le testate Avvenire, Sole 24ore e Manifesto, con foto centrale in prima pagina, forse meno condizionabili. Viene da pensare che centellinare queste notizie basilari serva ad ottenere su di noi un effetto “Mitridate”.

La foto dei leader dei cinque paesi fondatori, con le braccia protese verso l’alto, le mani unite e strette e un sorriso soddisfatto stampato in viso, dicono più di qualsiasi commento. La sintesi dell’evento sono poi state le parole di Xi: “Vogliamo essere l’alternativa alla politica violenta degli Stati Uniti”. Impressiona l’apparente mancanza di un’adeguata risposta da parte degli USA, ma anche dal resto dell’occidente, ad accuse così pesanti: una “dignitosa indifferenza”, secondo l’insegnamento di Don Peppone.

Non è stato però un fulmine a ciel sereno: la cosa era già stata programmata da tempo, e anche doviziosamente divulgata, ma tutto era passato colpevolmente in secondo piano nei dibattiti politici. A dire il vero, sempre da semplice osservatore, ne avevo parlato in precedenti articoli: in particolare in questo del 10 aprile (CLICCA QUI) , dove si può ritrovare il video ufficiale rilasciato dal Forum di Davos addirittura nel 2016, dove il piano è già in evidente stato di avanzamento. Si cita anche la copertina dell’Economist, che fotografa l’imminente cambiamento, ma si può anche ritrovare il documento ufficiale del governo cinese che lanciava accuse precise, circostanziate e molto dure, alla leadership USA, ribadite poi da Xi a Johannesburg, un vero e proprio “J’accuse”. Quì un passaggio determinante: “Mentre una causa giusta – dicono i cinesi- ottiene un ampio sostegno da parte del suo sostenitore, una causa ingiusta condanna il suo persecutore a essere un emarginato. Le pratiche egemoniche, prepotenti e bullizzanti di usare la forza per intimidire i deboli, prendere dagli altri con la forza e il sotterfugio e giocare a giochi a somma zero stanno causando gravi danni. Le tendenze storiche di pace, sviluppo, cooperazione e mutuo vantaggio sono inarrestabili. Gli Stati Uniti hanno umiliato la verità con il loro potere e calpestato la giustizia per servire l’interesse personale. Queste pratiche egemoniche unilaterali, egoistiche e regressive hanno attirato critiche e opposizioni crescenti e intense da parte della comunità internazionale”. Un vero e proprio guanto di sfida lanciato senza giri di parole. Quindi tutto risaputo. E non dimentichiamo l’indicazione alla “dedollarizzazione”.

Possono aiutare ad inquadrare la situazione alcune considerazioni fatte da Barbara Spinelli sul Fatto quotidiano del 23 agosto in un articolo dal titolo:”Come scaricare Zelensky: il cinismo dei falchi NATO e USA”. L’autrice cita il Washington Post del 17 Agosto e il NYT del 18. Questa è la sintesi delle tesi riportate: la controffensiva è fallita perché l’Ucraina ha voluto limitare i morti sul campo di battaglia, preferendo puntare su unità di combattimento più piccole. In altre parole non ha avuto l’ardire di far morire in massa i propri soldati. È diventata cioè casualty adverse, cioè ostile alle perdite di vite umane (finalmente, aggiungo io). La Spinelli prosegue dicendo che di conseguenza gli USA e la NATO si apprestano a dar ragione al Generale Milley, Capo di Stato Maggiore dell’esercito USA, che già in Novembre, al pari del suo omologo italiano Cavo Dragone, aveva suggerito l’avvio di negoziati, vista l’impossibilità di una vittoria sul campo. Addossando le colpe agli ucraini, ci si potrebbe accontentare dello status quo e quindi sfilarsi dalla situazione, come in Afghanistan e Viet-Nam, conclude la Spinelli.

Per avere qualche informazione in più, segnalo questo articolo di Maurizio Blondet:” Come mai Kissinger a Pechino? Due ipotesi”(CLICCA QUI).  Vi si legge, tra l’altro: ”Chiunque sia coinvolto nella geopolitica è a conoscenza della leggendaria formulazione di Kissinger: essere il nemico degli Stati Uniti è pericoloso, essere amico degli Stati Uniti è fatale”. Certo, per recarsi in Cina a 101 anni, tra l’altro molto ben accolto da Xi, le motivazioni devono essere importanti. Nell’articolo si parla anche della visione di Luttwak, analista ben noto e spesso contestato (a mio avviso a ragione) in Italia, ma si cita anche l’economista Michael Hudson, che ha così riassunto la domanda fondamentale in questo frangente incandescente, e cioè “se i guadagni economici e l’efficienza determineranno il commercio mondiale, i modelli e gli investimenti , o se le economie post-industriali USA/NATO sceglieranno di finire per assomigliare all’Ucraina post-sovietica in rapido spopolamento e alla deindustrializzazione e agli stati baltici o all’Inghilterra”. Secondo lui, per Stati Uniti e Ue, “l’errore strategico dell’autoisolamento dal resto del mondo è così massiccio, così totale, che i suoi effetti sono l’equivalente di una guerra mondiale”. Di certo non è agevole immaginare la portata reale dei possibili cambiamenti.

Questa per sommi capi la situazione: le apparenze sembrerebbero avvalorare il fatto che un impero sia giunto al capolinea e che uno nuovo sia già pronto a sostituirlo. Il cambiamento è stato evidentemente pianificato dai poteri mondiali sovranazionali, e quindi destinato a consolidarsi. Qualcuno ha ipotizzato che per tali poteri ormai gli USA avevano perso la propria funzione propulsiva e di controllo del Pianeta e che quindi andavano sostituiti come leadership planetaria: il modello di gestione cinese, decisamente autoritario, è parso il più adatto, con buona pace dei tanto declamati valori democratici, senza dimenticare l’inquietante sistema dei crediti sociali. Se gli eventi andassero nella direzione indicata a Johannesburg, cioè di un cambiamento sostenuto da quasi la metà del Pianeta verso il multipolarismo, noi, italiani ed europei, vassalli con convinzione del vecchio impero, forse dovremmo al più presto elaborare una strategia, adeguata, e poiché il vero primo grande impero della storia è stato quello Romano, dovremmo essere capaci di gestire al meglio la transizione ricordando quegli eventi.

Se la premessa dovesse essere confermata, noi dovremmo intanto cercare di limitare i danni. Come? Mi verrebbe da dire, con voluta provocazione estrema, aderendo ai BRICS, ma è solo una provocazione (e comunque Macron aveva chiesto di partecipare al vertice in Sud Africa, senza successo). E allora, soprattutto se si giungesse ad una tregua in Ucraina a breve, come da tanti auspicato e forse ora realizzabile, potrebbe essere il momento giusto per assumere, mutatis mutandis, una posizione terza, come Italia, ma anche come Europa, se saremo capaci di convincere gli altri, per essere finalmente padroni del nostro destino. Ne avevo già accennato in questo articolo del 27 febbraio (CLICCA QUI)

E comunque, a fronte di tanta complessità, e sic stantibus rebus, forse dovremmo augurarci caldamente di non doverci ritrovare soli o quasi a difendere gli ucraini, ma nel caso si dovrebbero trarre le dovute conseguenze.

Massimo Brundisini

 

 

 

 

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