Il sindacato riempie un vuoto. Sfida il Governo… ma anche i popolari. Come nella fisica, anche in politica i vuoti vengono riempiti. I sindacati sembrano rompere gli indugi a fronte di una sinistra politica ancora inebetita dalla sconfitta che ha consegnato il Paese alla destra più estrema. Frutto della lontananza da una tensione popolare. Proclamata, ma non praticata.  Dal governo Monti è stato tutto un susseguirsi di un allontanamento dal mondo del lavoro e dai ceti popolari. Al punto che nell’immaginario collettivo il Pd è finito per essere considerato il “partito delle banche e delle Ztl”.

La sfida dei sindacati  non è solo di natura socio economica, ma anche istituzionale. Visto che la Cgil è intenzionata a farsi alfiere contro l’idea di una trasformazione presidenzialista della Costituzione. E non riguarda solo la sinistra. Perché le loro istanze economiche e sociali, oltre che la difesa dell’impianto costituzionale solidale e garante di una partecipazione diffusa, costituiscono un punto cruciale anche per una possibile ripresa di un’iniziativa politica dei popolari. Soprattutto, quando si parla della Sanità, del lavoro e delle pensioni e della salvaguardia delle istituzioni per cui s’impegnarono per decenni i padri del popolarismo moderno italiano.

L’inflazione colpisce soprattutto famiglie, lavoratori a reddito fisso e pensionati. Provoca un “reale” abnorme aumento dei costi dei prodotti di base necessari soprattutto all’esistenza quotidiana. La Caritas ci dice che gli italiani che vivono in povertà assoluta sono oramai il 10% (CLICCA QUI). Qualcuno è deciso farla diventare questione politica o si limita a delegare un tale scottante problema sociale solo all’azione caritatevole del mondo cattolico?

Viviamo come in una bolla. Con la voglia di vacanze, di mare e di evasione. Ma i dati rischiano di ingannare. Il turismo è in piena esplosione, nonostante si parli di una crescita dei prezzi che, in talune zone, tocca il 30%, e sembra, allora, che la ripresa sia generalizzata. Ma così non è.

Taluni analisti sottolineano come sia in atto in tutta l’eurozona un rallentamento dell’economia raffreddata dai problemi del settore manifatturiero, del terziario e dell’immobiliare. L’aumento della voglia di viaggiare non è, dunque di per sé, un elemento su cui adagiarsi perché è probabilmente solo il frutto del fatto che, dopo tre anni caratterizzati dalla pandemia e dalle conseguenze della guerra in Ucraina, la gente in grado di farlo, spende in maniera diversa. Ovviamente, a detrimento di altri consumi più direttamente connessi alle attività produttive e di commercio estranee alla filiera della ristorazione e del turismo. E per quanto riguarda l’occupazione, parliamo di lavori stagionali.

I dati macroeconomici hanno mostrato un’Italia messa meglio di Germania e Francia. C’è da sperare che ciò, alla lunga, non si riveli un boomerang, visto l’interscambio che abbiamo proprio con queste due economie forti. Soprattutto, si dovrà vedere sul medio e più ampio termine l’effetto della crescita dei tassi d’interesse e il conseguente aumento di quello che concerne il finanziamento alle imprese. Non è un caso se dalle fila della maggioranza si leva il grido d’allarme contro l’annuncio di un ulteriore aumento dei tassi d’interessa da parte della Bce.

E’ evidente che i sindacati guardino, pertanto, al futuro e al rischio dell’esplosione di una forte tensione sociale. In un’incertezza derivante dall’indeterminatezza sulla capacità che avranno i progetti finanziati dal Pnrr d’incidere sui fondamentali dell’economia e sulla trasformazione, non solo delle infrastrutture, ma pure del nuovo sistema produttivo e formativo e dell’occupazione.

I popolari sono chiamati a riflettere sul fatto che questi temi, quelli che interessano più direttamente la gente, le famiglie, i pensionati, i giovani, e soprattutto il Meridione, sono in gran parte fuori della loro agenda e del loro processo di riorganizzazione. Esso non può certamente avvenire solamente preoccupandosi della specifica loro identità. Fondamentale, sì, anche per precisare la forza dei valori di riferimento, in particolare per ciò che concerne il senso della Vita, le relazioni tra gli esseri umani, l’idea stessa di famiglia. Un qualcosa che, però, diventa un autentico grande contributo di forza, vitalità e richiamo se diventa parte di una progettualità che, in primo luogo, è ricerca di solidarietà e di una piena ed organica proposta di giustizia sociale rispondendo alla domanda oggi di fondo: chi paga i costi dell’inflazione? Sempre i soliti?

Giancarlo Infante

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