Onore e ringraziamento a magistrati e Carabinieri che, con la collaborazione anche di altre parti delle forze dell’ordine, sono riusciti a catturare Matteo Messina Denaro dopo un lunghissimo e faticosissimo lavoro investigativo. Un fatto che ripropone, tra gli altri, la necessità di dotare gli uomini della giustizia e delle forze dell’ordine di più fondi e strumenti, incluse le intercettazioni, per sconfiggere definitivamente Cosa nostra e le altre organizzazioni criminali.

Quasi in occasione dei trent’anni dell’arresto di Totò Riina, si  è riusciti ad assicurare alle patrie galere un altro importante componente della “cupola” che insanguinò il Paese a lungo e che, con il duplice attentato a Falcone e Borsellino, rese possibile la fine della cosiddetta Prima repubblica, anche per la sostanziale contemporaneità di Mani pulite. Un libro ancora in gran parte da aprire.

Fortunatamente, tra questi due, arresti così tanto distanti nel tempo, grazie all’opera di coraggiosi magistrati ed investigatori, la lotta ad uno dei fenomeni più criminali della storia umana è comunque andata avanti al punto che, più di un esperto, invita a leggere i fenomeni delle grandi organizzazioni malavitose con occhiali nuovi. Sicuramente aumentando le diotrie necessarie ad indagare su quell’area  opaca che si pone come inframezzo tra finanza ed economia legale e l’altra che legale lo è molto meno.

Ecco perché bisogna considerare che pure con il fermo del capomafia trapanese, l’uomo più ricercato d’Italia, non possiamo pensare di aver messo definitivamente la Mafia in grado di non nuocere. Guai a coltivare questa illusione, mentre bisogna essere consapevoli che la guerra continua e che, in qualche modo, anche se oggi meno cruenta, è persino più complessa da portare avanti.

Finanza ed economia illegale, o ai margini dell’illegalità, richiamano connivenze e relazioni che riguardano una parte dei gruppi dirigenti della nostra società civile in aggiunta a degli spezzoni della politica, della massoneria e del mondo dell’impresa e del commercio. Connivenze e relazioni diventate sempre più “raffinatissime”, tanto per fare nostro l’aggettivo utilizzato da Giovanni Falcone a proposito delle menti che stavano, e stanno  ancora, dietro il fenomeno mafioso ed il suo operare.

Esultiamo dunque per il successo di ieri, ma non esaltiamoci eccessivamente. Perché la battaglia è ancora lunga ed impervia, giacché troppi sono stati i decenni durante i quali poco si è fatto per rafforzare la società viva e “pulita” che ancora resiste al Sud, come al Nord. Decenni durante i quali ci sono stati portati via tanti carabinieri e poliziotti autentici e leali servitori dello Stato. Lo è stato anche per magistrati come Falcone, Borsellino e il Beato Livatino, oltre che tutti per gli altri giudici cui oggi non può non andare il nostro grato, commosso e malinconico ricordo (CLICCA QUI).

 

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