Matteo Renzi è persona di carattere. Questo in politica ha i suoi aspetti positivi, ma implica anche delle controdeduzioni. Molto dipende dalla qualità degli interlocutori che, se soprattutto malfermi sulle gambe, dalle idee confuse e incerti sul futuro, proprio e degli altri, tendono a ridurre a questione personale ciò che, invece, è esclusivamente vicenda politica.

L’avere carattere, ovviamente, non significa azzeccarla sempre. Persino Perry Mason ha perso una causa. Lui che era famoso perché le vinceva tutte. Matteo Renzi, come Silvio Berlusconi, si è dimostrato abile a vincere tante battaglie, ma ha pure mostrato evidenti limiti nel gestire il successo.

A un certo punto si è librato troppo sulla realtà. Giungendo a non cogliere quello che avrebbe saputo se solo avesse potuto mandare qualcuno ad ascoltare quanto mormorato tra le bancarelle dei mercati e sugli autobus: la gente avrebbe votato in maniera schiacciante contro di lui in occasione del referendum del 4 dicembre 2016. Quando ciò avvenne, improvvisamente e in modo definitivo come succede a tutti i grandi, si verificò la caduta da cavallo. Sua e del Giglio magico. Così cominciò anche il lento declino del Pd, che ancora prosegue.

Gli italiani, almeno un’ampia parte di loro, se ne uscirono con un “rieccolo”, ma carico di simpatia, quando ebbe la bella pensata di spiazzare Matteo Salvini, altro che frequenta poco i mercati in incognito, convinto di avere chiuso tutta la mano di poker con il benservito al primo Governo Conte. Renzi,  inatteso propugnatore dell’accordo 5 Stelle Pd,  fece tirare un respiro di sollievo a tutti gli italiani ragionevoli non intenzionati a tornare alle elezioni per affidarsi a Salvini.

L’illusione, però, è stata di breve durata. Perché è tornato fuori il carattere del Matteo di Rignano sull’Arno. Il Governo Conte 2 è tornato a ballare. Così, il nostro Domenico Galbiati ha potuto facilmente “sparare sulla Croce Rossa”, riferendosi alla ripresa delle “renziadi” ( CLICCA QUI ) da lui contrapposte ad una politica seria.

Mi permetto una piccola digressione. Le “renziadi” hanno dato immediatamente la stura alla spasmodica ricerca dei cosiddetti “ragionevoli”. Necessari per trovare i voti sostitutivi di quelli che Renzi minacciava, e ancora minaccia, di far mancare al Senato. Alcuni di questi “ragionevoli” provenienti dai partiti d’opposizione sono gli stessi che, a suo tempo, tuonavano contro i “cambiatori”, non di valute, ma di casacca che per meno di trenta denari, o per una ciotola di lenticchie, non mancano mai quando si tratta di salvare un governo febbricitante. Fenomeno peculiare di quella che chiamiamo “Seconda Repubblica” la quale, secondo alcuni, avrebbe dovuto avere un tasso di moralità politica superiore alla Prima.

E’ bene, comunque, che la “ragionevolezza” trionfi e sia forte. Al punto di non farsi fare velo dalla vergogna istintiva che ciascuno dovrebbe provare quando cambia idea senza l’intervento di una divina spinta giù da cavallo d’impronta paolina, ma perché ci si abbandona a più pratiche considerazioni.

Tornando al punto, Renzi ci fa sapere che incontrerà Giuseppe Conte la prossima settimana. Intanto, ha fatto votare ai suoi la fiducia al Senato. Lui non l’ha fatto. Ha preferito ostentatamente  definirsi “in congedo”.  Può essere comunque questo un buon ramoscello d’ulivo da mostrare in vista della chiacchierata con Conte. Forse in quell’occasione si chiarirà davvero quello che sembra essere il vero motivo del contendere: le nomine da varare entro pochi giorni. Circa 200 posizioni importanti. I bene informati dicono che Matteo Renzi si contenti di averne solamente tre, ma che tra queste ci dovrebbe essere la riconferma di chi ha collocato proprio lui l’ultima volta ai vertici di un’importante azienda pubblica.

I veri “ragionevoli”, dunque, devono auspicare che egli trovi adeguata soddisfazione in modo che, una volta evitato questo scoglio fondamentale, di cui sono ignari gl’italiani imbarcati sul fragile vascello che si chiama Italia, il Governo possa occuparsi d’altro a favore di poco meno di 60 milioni di esseri umani.

Restano, comunque, alcune cose da chiarire su quanto ha recentemente dichiarato il capo d’Italia Viva. In particolare, sulla storia di pensare a far nascere il Sindaco d’Italia.

Ci risiamo con la sua intenzione di modificare la Costituzione. Insiste con l’uomo solo al comando? Ripropone  l’antinomia tra governabilità e rappresentanza. Si perché di questo si tratta. E’ pure evidente il suo continuare a guardare al mondo “berlusconiano”, o di quel che ne resta.

In ogni caso, istintivo viene il ricordo dell’esito del referendum che tanto incise sulla sua vita politica e su quella privata. Così come viene da chiedersi se questa proposta sia proprio la più accorta per i suoi progetti. Quello che dice ripropone, infatti, la questione del sistema maggioritario, prospettandone persino una versione più blindata. Cosa che non sembra proprio costituire il viatico migliore dopo avere dato vita ad un proprio partito fortemente minoritario, se la logica della politica ha ancora un senso. Una nuova forza politica che, evidentemente, necessita invece di una legge proporzionale con una non eccessiva soglia di sbarramento.

Insomma, Renzi dà l’idea di essere leggermente in confusione. Ma siccome egli non è un confuso, perché ha sempre dimostrato di avere, sia pure a modo suo, le idee chiare, c’è proprio da ritenere che il suo vero obiettivo sia oggi a meno forte intensità politica e a più forte concretezza pratica.

Così un invito, se mi posso permettere, dovrebbe essere diretto a Giuseppe Conte: dia al capo di Italia Viva quello che chiede sulle nomine e chiudiamo qui questa pagina. In attesa che il Matteo toscano ne apra un’altra.

Ultima riflessione. Matteo Renzi ammicca sempre alla possibilità di creare un “centro”. Un’ipotesi non peregrina. Uno sbocco atteso da molti. Noi pure lavoriamo in questa prospettiva.

Però, la centralità nella vita politica si conquista mostrando volontà di costruire più che di dividere, dialogando con un’ampia area e non certamente continuando ad andare avanti a colpi d’accetta o a spallate. Queste tolgono credibilità e sostanza ad un progetto che, invece, dev’essere coltivato con ragionevolezza ed equilibrio.

Giancarlo Infante

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