Pisa, città dove ho completato i miei studi universitari, ha nelle sue vicinanze il bello e famoso Parco Regionale di San Rossore. Il Parco ha, al suo interno, la Tenuta Presidenziale e anche un ippodromo. Una domenica eravamo andati con alcuni amici a visitare l’ippodromo, e per me era una prima volta: mi aveva subito colpito la grande foga e agitazione del pubblico che seguiva le gare con urla scomposte e grande agitar di braccia, e non riuscivo a spiegarmi il motivo di tanto entusiasmo. Ma poi un amico ha proposto di fare una piccola puntata, e quando la gara è partita ci siamo uniti al coro urlante che incitava ognuno il suo cavallo, e allora ho compreso la foga degli scommettitori.

Ho fatto questa premessa perché ho intravisto un’analogia con le prossime “competizioni “europee. Per spiegarmi, parto dal titolo di testa di “Avvenire” di Domenica 5 Maggio:” La pace è un dovere. Appello delle associazioni cattoliche ai candidati alle elezioni europee: promuovete il dialogo. Da Trieste, in vista della Settimana sociale, la richiesta di un protagonismo diplomatico”. Da tutte le principali aggregazioni laicali italiane che hanno sottoscritto l’appello, ne verrà poi richiesta l’adesione a “chi si candida a governare l’Europa”. Si legge nell’appello:” Non possiamo rassegnarci al fatto che la retorica bellicista e la non-cultura dello scontro invada la nostra vita, dalle relazioni personali a quelle sociali e politiche”. E fin qui non si può che plaudire alla lodevole e necessaria iniziativa.

Ma a questo punto una domanda mi è sorta spontanea: cosa o chi ha impedito ad associazioni così importanti, che hanno una visione comune e grande seguito, di fare cartello, come si dice, e presentarsi insieme come partito della Pace? Se si crede fermamente in una idea, è doveroso assumersene tutte le implicazioni: non ci sarebbe stato nemmeno bisogno di raccogliere le firme e sicuramente non sarebbero mancati candidati autorevoli. Anzi, su questo punto specifico, sarebbero stati sopravanzati tutti gli altri partiti. Si sarebbe poi, con tutta probabilità, data voce a molti di quelli che si astengono dal votare. Gli eletti avrebbero potuto portare avanti in prima persona le istanze contenute nell’appello, che, vorrei sbagliarmi, rischia purtroppo di andare ad accrescere il numero dei tanti appelli finora caduti nel vuoto e rimasti inascoltati

Bisogna comunque dire che “Avvenire” è indirettamente coinvolto nella competizione elettorale, data la presenza dell’ex direttore Marco Tarquinio nelle liste del PD. Come però era prevedibile, la sua candidatura ha già provocato dure reazioni all’interno del partito, come quella di Emanuele Fiano. Da non dimenticare poi le parole di Paolo Mieli, che ha affermato: ” Ma è come avere Santoro nel partito!”. Evidentemente non è la pace che interessa ai due personaggi, che avranno altri interessi, peraltro intuibili, e non commento oltre.

Come ho già avuto modo di scrivere in precedenza (CLICCA QUI), a mio avviso, annacquare le belle idee e la grande combattività di Tarquinio all’interno di un partito dove la retorica bellicista, per tornare alle parole dell’appello, ha molti interpreti, è forse stata una decisione caratterizzata da un eccesso di prudenza. Il non approfittare dell’opportunità offerta dal sistema proporzionale, mi fa dire che forse si sia trattato di una grande occasione persa, considerando anche i sondaggi estremamente favorevoli.

Un’altra analogia che mi è venuta in mente riguardo la mancata partecipazione dell’associazionismo cristiano, è quella con i mondiali di calcio ai quali non ha partecipato l’Italia: ci si accontenta, con non poca malinconia, di guardare giocare gli altri e, poi, ci si mette in attesa dei prossimi campionati, cercando di organizzarsi meglio e per tempo.

Massimo Brundisini

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